Il Santuario di Montevergine nacque grazie alla fede di un monaco che si ritirò in questo luogo da eremita. Durante la guerra qui avvenne qualcosa di incredibile.
Il Santuario, un complesso monastico mariano di Mercogliano, si trova nella frazione di Montevergine ed è anche considerato monumento nazionale, in quanto l’abbazia territoriale di Montevergine è una della sei abbazie territoriali italiane. Dentro il santuario viene inoltre venerato il quadro della Madonna di Montevergine, che attira una rigogliosa devozione da tutto il Paese e non solo.
Le origini di questa importante meta di pellegrinaggio
Le stime parlano infatti di almeno un milione e mezzo di visite ogni anno da parte dei pellegrini. La storia di questo luogo è strettamente legata alla figura di Guglielmo da Vercelli, monaco eremita che dopo le sue diverse esperienze di vita decise di realizzare questo luogo, partendo da un messaggio che la Madonna gli avrebbe affidato in sogno.
I monaci di Montevergine, che pian piano cominciarono a stabilirsi in questo luogo per seguire le orme di Guglielmo, si riunirono in una congregazione detta Verginiana che è stata riconosciuta ufficialmente l’8 agosto 1879 da papa Leone XIII. Nei secoli, in seguito, questa congregazione ha svolto servizio sia di evangelizzazione che di cura dei malati, costruendo numerosi ospedali sia in Campania che nel resto dell’Italia meridionale.
Il dono del dipinto della Madonna, venerato nella basilica cattedrale
I monaci, nella loro predicazione, avevano anche l’abitudine di parlare in dialetto locale pur di arrivare ai ceti più bassi della società. Una volta che San Guglielmo passò a miglior vista, nel 1142, il santuario continuò la sua opera arrivando a raggiungere il periodo di massimo splendore tra il dodicesimo e il quattordicesimo secolo, arricchito di numerose opere d’arte e notevolmente espanso grazie in particolare alle offerte di feudatari, papi e re.
In questo stesso periodo venne anche donato il dipinto della Madonna, oggi venerato nella basilica cattedrale, insieme ad altre numerose reliquie, tra cui le ossa di San Gennaro, poi trasferite nel duomo di Napoli nel 1497. Dalla fine del sedicesimo secolo in poi la vita monastica scorse abbastanza tranquilla, nonostante alcuni episodi tra i quali quello in cui la la foresteria fu gravemente danneggiata da un incendio, nel 1611, e il crollo della navata centrale della chiesa nel 1629.
Il santuario ospitò segretamente la Sacra Sindone di Torino
Nel 1807 il corpo di San Guglielmo fu traslato dall’abbazia del Goleto a Sant’Angelo dei Lombardi a Montevergine, e nel 1861 un periodo di crisi mise seriamente a rischio la vita della congregazione stessa. Pochi anni dopo, però, precisamente nel 1868, il consiglio di stato sancì che le abbazie non dovessero essere soggette ad alcun tipo di soppressione economica e quindi tutti i beni confiscati negli anni precedenti vennero nuovamente restituiti.
Nello stesso anno il santuario fu dichiarato monumento nazionale. Intorno alla fine del ventesimo secolo, però, il santuario ritornò uno dei più visitati del sud Italia, al punto che durante la seconda guerra mondiale, precisamente dal 1939 al 1946, ospitò segretamente la Sacra Sindone di Torino che in quel periodo era fortemente voluta da Adolf Hitler.
La ristrutturazione del santuario e le numerose modifiche
In questo periodo vennero anche apportate numerose modifiche, tra cui a ristrutturazione della foresteria, del monastero e della basilica antica, l’apertura nel 1956 della funicolare che collegava il centro di Mercogliano al santuario, fino anche all’inaugurazione della nuova basilica, sul cui altare maggiore venne posto il quadro della Madonna.
Agli anni sessanta risalgono inoltre la cripta, che contiene le spoglie di San Guglielmo, la sala degli ex voto ed un museo, riorganizzato secondo i moderni standard solo nel 2000, che raccoglie i numerosi reperti archeologici o gioielli ed opere d’arte portati dai pellegrini o ritrovati intorno al santuario.
I numerosi ex voto all’interno del santuario
Nel 1961, quando fu inaugurata la nuova basilica, fu costruita anche una sala dove vennero posti i numerosi ex voto portati dai pellegrini e che fino all’anno prima erano raccolti nelle vicinanze del quadro della Madonna. Vicino alla sala è poi posta anche il corpo del Beato Giulio, monaco di Montevergine, che viene chiamato in questo modo dai fedeli ma che non è tuttavia ancora riconosciuto dalla chiesa.
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La sua salma, però, custodita in un’urna di bronzo, è ancora in una buona condizione senza alcun trattamento dalla sua morte, avvenuta nel 1601, lasciando quindi trasparire un senso importante di santità, anche per via dei numerosi miracoli che gli sono attribuiti.
Giovanni Bernardi