Il Santuario di Nostra Signora delle Rocche è stato edificato dopo l’apparizione della Vergine a una povera donna a fine ‘500.
La Madonna donò pane freschissimo alla donna che stava portando il pranzo a suo marito, intento a tagliare legna nel bosco. In seguito, raccontando tutto al paese, uno storpio raggiunse il luogo dell’apparizione invocando la Grazie della guarigione alla Beata Vergine, che subito gliela acconsentì.
Il santuario di trova a 4 chilometri dalla vicina stazione, sulla linea Asti-Novara-Genova, e all’interno del Santuario è riportata la vicenda dell’apparizione, dipinta sulla facciata del santuario. Lì si può riconoscere l’intera scena e i personaggi che ebbero grazie in seguito all’apparizione.
I dipinti che rappresentano la vita della Vergine sono realizzati dal famoso pittore sordomuto Pietro Ivaldio detto il “Muto”, come narrato nella “Storia dei Santuari Mariani legati ai Sordomuti”.
La storia del Santuario, e anche allo stesso tempo dell’intera frazione di Molare, risale quindi alla fine del ‘500. In poco tempo, dopo l’evento miracolosa, la devozione alla Beata Vergine delle Rocche crebbe a dismisura in tutto il territorio molarese e nelle zone limitrofe.
Insieme alla devozione crebbero anche le miracolose guarigioni. Le offerte furono di volta in volta sempre più ingenti, e provenivano da ogni ceto sociale. Queste, nel 1608, si raggrupparono in una delibera comunale volta alla realizzazione di una chiesa.
La chiesa venne terminata in venti anni. Nel 1630 si celebrarono finalmente le prime Messe in suffragio della Beata Vergine. In seguito al quale però la chiesa attraversò un periodo buio, dovuto alla dolorosa povertà dei fedeli.
La costruzione della nuova chiesa parrocchiale di Molare richiese importanti offerte e devozione, e il seguente periodo napoleonico di certo non incentivò i pellegrinaggi alle Rocche.
Tuttavia, nel secolo successivo ci fu un sostanzioso cambio di direzione. Tanto che il 10 agosto 1823 la chiesa divenne finalmente Santuario. Dopo questa lieta giornata ci furono lunghi festeggiamenti, per molti giorni.
Il santuario attirava costantemente grandi folle di pellegrini. Per questa ragione, l’arciprete Giuseppe Antonio Gaioli decise di costruire il ponte sul Rio Amione, al fine di favorire il pellegrinaggio dei fedeli.
Nel diciannovesimo secolo il Santuario subì significative trasformazioni. L’amministrazione comunale decise quindi di affidare il servizio religioso ai Padri Passionisti, l’ordine fondato San Paolo delle Croce di Ovada. La scelta ricadde su di loro perché si trattava di una congregazione che poteva disporre sia di forze che di denaro al fine di perpetrare un buon mantenimento del Santuario.
I religiosi presero dimora alle Rocche nel 1880. Dopo quell’anno ci fu un florido sviluppo sia del santuario che della comunità della frazione. Durante feste come la Pasqua o l’Assunta si organizzavano treni speciali da Genova ed Acqui Terme, incaricati di trasportare migliaia di fedeli.
Negli anni successivi, al seguito di particolari vicende giuridico-amministrativa tra il Comune di Molare, i Padri Passionisti e la Diocesi di Acqui Terme, la proprietà del Santuario venne sottratta all’amministrazione comunale in favore dei Padri Passionisti, che dal 1939 sono ufficialmente i custodi del Santuario di Nostra Signora delle Rocche. Santuario sempre aperto ai visitatori, con sacerdoti sempre a disposizioni.
All’interno, oltre al bellissimo altare della Madonna alto 9 metri, con colonne, intarsi e tabernacolo che formano uno stupendo e armonico complesso marmoreo, si trovano numerosi ex voto lasciati dai fedeli, in testimonianza della numerose grazie che la Madonna ha concesso ai suoi figli.
Giovanni Bernardi
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