Il miracolato, Stefano Vitali, era un politico affermato e un padre di famiglia felice: a quarant’anni, succede però l’esperienza che ha segnato per sempre uno spartiacque della sua vita.
I miracoli hanno una doppia natura: c’è sempre una componente fisica accompagnata da una componente spirituale. Quest’ultima è normalmente la meno appariscente ma, sul piano teologico, è la più rilevante. Paradigmatico, è in tal senso il prodigio che ha portato agli altari Sandra Sabattini (1961-1984).
“Pensavo di essere Dio”
È una storia che si svolge tutta all’interno della Comunità Papa Giovanni XXIII e in cui spicca il ruolo decisivo del fondatore don Oreste Benzi. Il protagonista è Stefano Vitali, 54 anni, membro particolarmente in vista della Comunità.
All’inizio del 2007, a quarant’anni, Vitali aveva alle spalle una notevole lista di opere meritorie. Attivissimo nel volontariato della Papa Giovanni XXIII, gestiva una casa-famiglia ed era stato segretario dello stesso don Benzi per cinque anni (1994-1999). Nel 1999 era diventato assessore ai Servizi Sociali del Comune di Rimini, carica rinnovata dopo le elezioni del 2004.
Nella vita di Vitali, non mancava davvero nulla: la fede, una famiglia numerosa (moglie e quattro figli naturali, senza contare i numerosi adottati o presi in affido), le attività caritative, la vicinanza e l’amicizia con un noto e carismatico sacerdote. Infine, anche il prestigio degli impegni istituzionali.
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Eppure, a quest’uomo così realizzato e unanimemente stimato, a cui di certo non mancavano le qualità umane e spirituali, il Signore stava per chiedere un definitivo salto di qualità, una prova del fuoco, quasi una “conversione nella conversione”.
“Un uomo che aveva tutto, convinto che nulla avrebbe potuto fermarlo. Convinto di poter dominare il tempo. Quell’uomo ero io. Pensavo di essere “Dio”, al centro del mondo”: così si descrive Vitali, a posteriori, nel suo libro autobiografico Vivo per miracolo (Sempre editore, 2020).
Il momento spartiacque
Nell’aprile del 2007, Vitali aveva iniziato a perdere peso. “In principio ero abbastanza contento, perché si sa che l’uomo a quell’età è anche molto narciso – ricorda nel libro –. Poi al dimagrimento si associarono dolori addominali sempre più forti e sempre più frequenti”.
Seguono circa tre mesi di controlli, senza mai un esito veramente soddisfacente, poi, a fine luglio, un blocco intestinale e la conseguente colonscopia. Il verdetto è da far tremare i polsi: tumore maligno all’intestino. La situazione precipita: l’intervento chirurgico non riesce ad evitare le metastasi diffuse ormai in tutto il corpo, né il quadro sembra migliorare durante i due successivi cicli di chemioterapia.
Non resta che affidarsi a Dio. E confidarsi con il proprio padre spirituale di sempre, don Benzi, con cui Stefano ha un intensissimo e indimenticabile incontro in casa sua, il 3 settembre 2007. È il momento spartiacque della sua vita, ma Vitali se ne renderà conto soltanto molto tempo dopo.
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“Da don Oreste cercavo risposte, volevo spiegazioni, invece lui mi ha fatto pregare – ha raccontato Vitali in un’intervista a Interris –. A un certo punto mi ha detto: ‘Ho chiesto a tutta la Comunità di pregare Sandra Sabbatini per la tua guarigione’. Giuro che in quel momento, non me ne importava nulla. Sapevo che dovevo finire, era quello che avevo in testa”.
Il 16 ottobre 2007, l’oncologo comunica a Vitali che il tumore è scomparso. Il 2 novembre, don Benzi muore improvvisamente, quasi come se il miracolo per il suo figlio spirituale fosse stata l’ultima missione affidatagli dal Signore. Il 6 novembre, giorno successivo ai funerali di don Benzi, Vitali si è ufficialmente negativizzato, pur proseguendo precauzionalmente la chemioterapia per altri sei mesi.
Come il decimo lebbroso
Inizialmente, per sua stessa ammissione, Vitali ha vissuto come i nove lebbrosi citati nel Vangelo di Luca 17,11-19. Poi, negli anni immediatamente successivi, una serie di eventi, a partire dalla morte, sempre per tumore, di due giovani amici, hanno cambiato radicalmente la sua prospettiva sull’evento vissuto. “Ho capito che non ero più solo un sopravvissuto ma di aver ricevuto un dono particolare”, ha detto il miracolato.
Nel 2014, al termine del suo primo mandato da presidente della Provincia di Rimini, Stefano Vitali decide di lasciare la politica. L’esperienza vissuta e ormai metabolizzata è stata troppo forte: impossibile che le cose tornino quelle di prima.
I successivi cinque anni, Vitali li trascorre in giro per il mondo, accompagnato dalla famiglia, sempre a servizio della Comunità Papa Giovanni XXIII. Nelle sue missioni in Brasile, Cile, Tanzania, Zambia, Burundi, Ruanda, Bangladesh, Sri Lanka, vive a fianco degli ultimi della terra. Una nuova vita all’insegna dell’umiltà e della gratitudine, con due amici in Cielo a proteggerlo: Sandra e don Oreste.
“Ho scoperto che quello che la nuova vita mi chiedeva era uscire dal mio ego o da quello che pensavo di valere o di essere”, ha raccontato Vitali in un’intervista alla Nuova Bussola Quotidiana. “Affidandomi, ho potuto vivere gli anni più belli, pieni e intensi della mia vita, tanto che mi hanno fatto capire, a poco a poco, il percorso che avrei dovuto fare per restituire quello che mi era stato donato”.
Ieri pomeriggio, a portare all’altare della cattedrale di Rimini l’unica reliquia della nuova beata Sandra Sabattini, è stato proprio Stefano Vitali: un segno di gratitudine, nello stile del decimo lebbroso guarito, l’unico a tornare indietro per lodare Gesù.
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