Stringere un patto con Satana non è una trovata da film o da scrittori dell’horror, ma è una realtà, attuabilissima.
In primo luogo, dobbiamo renderci conto che ci dichiariamo appartenenti a Satana ogni qual volta scegliamo di non seguire Cristo.
E’, questo, un passaggio quasi automatico, che ci immerge nel peccato e, dunque, ci discosta dalla grazia.
Ma -come sappiamo- ci sono delle pratiche specifiche per vendere letteralmente l’anima al diavolo, come provano le molte sette sataniche, composte da adepti che lo invocano come loro signore e padrone.
Ingredienti come il sangue, particolari date o situazioni atmosferiche, tra suggestione e superstizione (intesa non come credenza priva di fondamenta, ma, anzi, come effetto di pratiche occulte), facilitano il passaggio dalla luce alle tenebre tanto agogniate.
Cosa ci si guadagna? Solitamente -ma non è detto- successo, denaro, fama, in cambio, però, dell’eterna compagnia di Satana e dei suoi seguaci, per tutta l’eternità, dopo la morte.
L’argomento richiederebbe, certamente, una trattazione più approfondita, soprattutto per avvisare tutti di non cadere in facili tranelli, ma come prima considerazione potremmo tenere a mente che il demonio non è un alternativa ad un altro Dio (il nostro); non è un essere affidabile, che aspetta di realizzare i nostri desideri, senza tornaconto o per il nostro bene/appagamento; esso è invece, un essere, per definizione, menzoniero, tentatore, un crudele assassino che vaga in cerca di anime da soggiogare.
Se per caso qualcuno dei lettori ha provato a vedersi al lui, è in tempo -anche in questo momento- per tornare indietro, al Padre Creatore, pendendosi dei suoi intenti, delle sue azioni e chiedendo perdono.
Sicuramente sarà esaudito, se si impegna a fare un opportuno cammino di purificazione.
Il Vangelo di Matteo è chiaro: “Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima?”.
Antonella Sanicanti