Conclusa l’inchiesta in Vaticano, emerge un quadro allarmante: saccheggiati 454 milioni. Persino il conto del Papa è stato svuotato.
I magistrati hanno prodotto un documento di 59 pagine da cui emerge, purtroppo, un insieme di operazioni architettate in maniera diabolica per depredare la Santa sede dei beni riservati alla missione cristiana nel mondo, ma che sono stati utilizzata in tutt’altra maniera.
Tanto da arrivare a mettere gli artigli persino sul conto personale di Papa Francesco, vale a dire la riserva più protetta di tutto il Vaticano. Si parla di un furto totale per la Santa Sede pari a una cifra mostruosa di 454 milioni. In cui pesa molto la vicenda del palazzo londinese, finanziata dalla Segreteria di Stato, con linee di credito del Credit Suisse e della Banca della Svizzera Italiana, per 200 milioni di dollari per i quali sono state dare in pegno le donazioni dell’Obolo di San Pietro.
Ovvero con dei denari che avrebbero dovuti destinarsi ai poveri. I prezzi dell’edificio sarebbero stati cioè gonfiati in maniera esorbitante tuttavia senza avere alcuna “valida ragione economica”. Coinvolgendo “tante società di cui non è possibile conoscere i finanziatori”.
Tra questa anche la Gutt Sa di Gianluigi Torzi, tramite un ricatto che per gli inquirenti vaticani coinvolge contratti sottoscritti da monsignori in nome della Segreteria di Stato. Destinati alla gestione dell’immobile, ma con il Vaticano che si impegna a corrispondere una percentuale pari in termini netti a 10 milioni di euro, che tuttavia non viene formalizzato in nessun contratto. Qualcosa di molto simile a un’estorsione di denaro, come sostiene Tirabassi, la cui versione non è però creduta dagli inquirenti.
Un’operazione che però, infine, genererà una perdita in totale di 100 milioni. Con un costo di 250 milioni, in sostanza, il Vaticano è proprietario di un immobile che sulla carta ne vale altrettanti ma che richiede un esborso totale di 363 milioni.
Il regista di queste manovre sarebbe il finanziere Raffaele Mincione, attivo in numerose partite nazionali come quelle della banca Carige o di Retelit, assistito fino a pochi giorni prima dell’insediamento nientemeno che dal Presidente della Repubblica Giuseppe Conte.
Lo scenario di investimenti della Santa Sede che emerge dai documenti è così molto problematico, e si parla di società che si inseriscono nei rapporti tra ospedali privati, cooperative e le Asl della Regione Lazio.
Per quanto riguarda invece il cardinale Angelo Becciu, i magistrati parlano di una “particolare disinvoltura con la quale si muove nelle alte sfere della gerarchia dello Stato, l’incessante attività posta in essere con personaggi del mondo della finanza per realizzare nuove iniziative di tipo imprenditoriale”.
Tra gli indaganti anche l’ex direttore dell’Autorità di informazione finanziaria Tommaso Di Ruzza, che doveva vigilare sui conti della Santa Sede ma che non l’ha fatto. Per gli inquirenti Di Ruzza “ha svolto un ruolo non chiaro nella vicenda di Londra“. In quanto, nonostante la corrispondenza fitta con i soggetti coinvolti, “non ha in alcun modo percepito anomalie dell’operazione”.
Per il Financial Times però la vicenda non è finita, perché la Segreteria di Stato vaticana avrebbe investito altri 100 milioni di sterline in appartamenti di lusso a Londra. Con un’azione diretta del cardinale Becciu. “Un portafoglio di appartamenti di altissimo livello a Cadogan Square e dintorni, a Knightsbridge, uno degli indirizzi residenziali più costosi di Londra”, annota il quotidiano finanziario americano, spiegando che “i nuovi documenti non configurerebbero alcun illecito” ma tuttavia “gettano ulteriore luce sulle attività finanziarie della Segreteria di Stato”.
Oggi in Vaticano è poi cominciata anche l’ispezione annuale di Moneyval, il team del Comitato di esperti del Consiglio d’Europa sulla valutazione delle misure di lotta contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo, che permette ai Paesi aderenti di entrare a fare parte di un mercato comune che condivide anche le stesse regole.
Intanto Papa Francesco, fortemente intenzionato a cacciare i mercanti dal tempio, si racconta che sia rimasto chiuso tutto il sabato mattina nel suo bilocale, al secondo piano di Casa Santa Marta. Il Pontefice non ha voluto incontrare nessuno, ed è uscito solo per celebrare la messa il pomeriggio, all’altare della Cattedra della Basilica di San Pietro, in occasione della festa della Gendarmeria Vaticana. Poi, è uscito di nuovo domenica per l’Angelus.
Tra pochi giorni ci sarà infatti la pubblicazione della sua terza enciclica, e Papa Francesco appare sempre più come un “uomo solo al comando”. In particolare ora che a rimetterci è stato uno dei suoi uomini più fedeli, il cardinale Becciu. Tuttavia, il Papa rema dritto nella sua direzione, quella di “riforma” della Curia Romana. E nella sua opera di annuncio della Parola del Signore.
“Gesù vuole superare una religione intesa solo come pratica esteriore e abitudinaria, che non incide sulla vita e sugli atteggiamenti delle persone. Una religiosità superficiale, soltanto ‘rituale’, nel brutto senso della parola“, ha affermato Papa Francesco domenica durante l’Angelus.
“Gli esponenti di questa religiosità di facciata, che Gesù disapprova, erano in quel tempo i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo. I quali, secondo l’ammonizione del Signore, nel regno di Dio saranno sorpassati dai pubblicani e dalle prostitute. Gesù dice loro: ‘Saranno i pubblicani, cioè i peccatori, e le prostitute a precedervi nel regno dei cieli’.
Giovanni Bernardi
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