Gli orrori inimmaginabili compiuti dal colosso abortista sono stati confessati dall’ex presidente, per la prima volta.
La ex presidente del colosso abortista Planned Parenthood Leana Wen, in carica per ben otto mesi, ha portato alla luce in una recente intervista la cinica e spietata realtà che si cela dietro queste grandi organizzazioni internazionali, capaci di presentarsi con un aspetto “umano” e accattivante ma alla prova dei fatti sono molto distanti da questa falsa immagine.
“Devi dire aborto in ogni intervista”, erano le indicazioni che la donna riceveva dai vertici, come rivelato nel suo nuovo libro, “Lifelines: A Doctor’s Journey in the Fight for Public Health”. La donna ha infatti riferito come, a seguito di alcune sue comparsate televisive, lo staff di Planned Parenthood si sia rivelato particolarmente scontento per come si era presentata di fronte alle telecamere. La ragione? Non aveva parlato abbastanza di aborto.
La Wen infatti non doveva soffermarsi a parlare di assistenza sanitaria, screening, farmaci. Doveva solamente mettere i riflettori su un unico grande tema: quello dell’aborto, presentato come una risposta salvifica per le donne. Niente di più lontano dalla realtà, ma perfettamente coerente con un piano demoniaco di mistificazione della stessa.
La complessità della situazione femminile interessava infatti ben poco ai vertici di Planned Parenthood, come racconta la donna che entra nel dettaglio dei pesanti attacchi che subì in quei giorni. Frasi come “La prossima volta assicurati di parlare di aborto”, “devi fare meglio”, “parla di aborto ad ogni intervista con i media”.
La vicenda mette quindi in luce aspetti fondamentali, tanto sulle dinamiche di Planned Parenthood che di quelle dei mass media e del loro orientamento spietatamente abortista. A molti Leana Wen ricorda il caso di Abby Johnson, recentemente portato al grande pubblico grazie al film Unplanned (2019), giunto infine anche nel nostro Paese.
La Johnson stava avendo successo parlando di “salute riproduttiva” quando le venne intimata che lei si doveva occupare solamente di aborto. Il focus dell’organizzazione internazionale abortista, infatti, non era di certo quello di cercare di evitare gli aborti, ma di promuoverli e causarne il più possibile. L’indicazione che arrivava dal vertice, anche in quel caso, era chiara: “Parla sempre di aborto”.
Tutto ciò mostra chiaramente l’asservimento, o spesso anche la malafede, dei mass media sull’argomento. Ormai da molto tempo, infatti, l’informazione internazionale, spesso al soldo di grandi potentati economici che dettano anche l’agenda culturale degli stessi, non fa altro che promuovere l’aborto come un diritto umano, un grande successo per le donne e per il mondo intero.
Televisioni, giornali, internet, non sono altro che grandi casse di risonanza utilizzare per diffondere il più possibile la pratica omicida e anti-umana dell’aborto. Celando il tutto sotto il nome politicamente corretto di “interruzione volontaria di gravidanza”. Lo ha spiegato bene il dottor Bernard Nathanson, medico famoso pentito di avere sostenuto a lungo la causa dell’aborto: chi voleva legalizzare l’aborto ha fatto largo uso indisturbato di tutti i media.
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Così la cultura oggi purtroppo dominante si serve dei media per diffondere la propria ideologia della morte. Basta accendere la nostra televisione, in Italia, e vedere il bombardamento continuo senza alcun contradditorio che viene fatto su eutanasia, gender, aborto. Lo stesso accade purtroppo sui social e nel web, dove però c’è ancora chi si oppone a questa deriva con tutte le proprie forze.
Ci sono strategie molto comuni che avvengono per diffondere lo scempio dell’aborto, che riguardano il portare la discussione sui massimi sistemi per mistificare la realtà di una vita nascente che viene uccisa, nel caso dell’aborto, o di un essere umano con sentimenti e coscienza che viene “soppresso” con una puntura come si fa con qualsiasi animale malato.
Si parla di progresso, diritti civili, autodeterminazione della donna, libertà, civiltà. Tutto fuorché dell’uccisione di un bambino nella pancia della propria mamma. Il concepito e non ancora nato è infatti il grande assente dalla discussione, e in questo modo si cerca di fare passare un messaggio a dir poco demoniaco e di cui la società intera, ciascuno di noi, dovrebbe vergognarsi profondamente e fare ammenda.
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Non resta perciò che rivolgersi al Signore, pregando la Sua bontà e clemenza, affinché il dramma possa essere finalmente riconosciuto in quanto tale e che tanti agenti del male possano convertirsi all’amore di Dio, tornando indietro sui loro passi e decidendo una volta per tutte di passare alla luce, come spesso è accaduto. Sono ancora in molti che portano acqua al mulino del demonio, che è il vero artefice del dramma dell’aborto. Preghiamo per la loro conversione e affinché satana possa venire ricacciato negli inferi per sempre.
Giovanni Bernardi
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