Scientology non è la sola setta da cui guardarsi bene.
“All’inizio, le sette come Scientology danno l’impressione di credere in valori universali. Ci chiedono di tenere la mente aperta ad altre possibilità. Poi, pian piano, continuano a insistere, finché non riescono a imporre la loro visione del mondo, prima come alternativa migliore e poi come nuova normalità”.
A parlare è una persona che, per gran parte della sua vita, ha avuto a che fare con delle sette. Le ha conosciute ed ha saputo sviare i loro tanti tentativi di assoggettamento; sa benissimo, dunque, come funzionino certi meccanismi mentali che conquistano, in quanto prometto delle verità assolute e irripetibili.
“Ma, in realtà, l’indottrinamento è un abuso compiuto in modo lento e metodico. E, spesso, quando capisci cosa sta succedendo, è già troppo tardi. Io dovrei saperlo bene: stava quasi per succedermi”.
All’epoca, questa persona frequentava un ragazzo, i cui genitori esano assidui nel seguire i corsi (di cui parlavano come di “un’esperienza di apprendimento”) di un gruppo/setta chiamato Landmark.
La setta ha un funzionamento simile a quello di Scientology, tant’è vero che si ispira allo stesso fondatore, e chiede ai suoi adepti di diventare sostenitori e diffusori della loro filosofia.
“I corsi promettono “conquiste” e automiglioramento, due parole a effetto, molto comuni nel mondo delle sette, e garantiscono profitti milionari”. Quei corsi “miracolosi”, infatti, sono a pagamento e l’abuso consiste nel convincere le persone ad averne bisogno, creando una serie di dipendenze psicologiche, che inducono ad aprirsi, a confidarsi, a raccontare a tutti le preoccupazioni (a volte le colpe) più intime.
“La madre del mio ragazzo mi ha messo più volte con le spalle al muro, costringendomi a difendere le mie convinzioni. Di colpo mi sentivo come se fossi io quella con la mentalità chiusa, che discuteva con una donna che l’aveva accolta a braccia aperte nella sua famiglia”. Ed ecco che cominciava il ricatto psicologico.
“Alla fine ho accettato di partecipare a una cerimonia di “completamento” della Landmark, convinta che si trattasse della consegna dei diplomi, per la fine del suo corso. In realtà, la cerimonia era un seminario in cui, chi aveva “completato” il percorso educativo, avrebbe dovuto portare con sé amici e parenti non iniziati e insistere perché si iscrivessero al forum.
Allora mi sono resa conto di quanto fosse profondo il suo indottrinamento”.
Chi entra nell’ottica della setta e comincia a condividerne i principi fondanti non può fare più a meno di continuare ad investire, per frequentare altri corsi ed avanzare di grado.
Rinnegarlo significherebbe ammettere di aver perso del denaro (tanto denaro) inutilmente e di aver messo tra le mani di estranei la propria vita, rendendosi ricattabile.
“Come spiegare a qualcuno che ha dedicato soldi e anni della sua vita a qualcosa, che quella cosa è assimilabile a una setta?”.
Per questo motivo è utile parlarne, per fare in modo che le persone si rendano conto della pericolosità di certe pressioni psicologiche, a cui queste sette sottopongono i malcapitati.
Non è così immediato accorgesene in tempo, presi dalla volontà, dalla intenzione, di migliorare la propria condizione di vita e di serenità mentale.
“A tutti può succedere di essere indottrinati, in vari modi. A questo punto, è doveroso chiedersi non tanto cosa si guadagni nel partecipare a movimenti come quello della Landmark o di Scientology, ma cosa si perda, quando si cerca di andarsene”.
Antonella Sanicanti