A proposito di larga parte della scienza contemporanea è lecito porsi il quesito : scienza o fiction? La morte dell’astrofisico britannico Stephen Hawking, occorsa questo 14 marzo 2018, ci offre lo spunto per riflessioni meno contingenti su ciò che la scienza è, su ciò che la scienza non è, e su ciò che la scienza dovrebbe essere.
Un tempo abbondava nel mondo l’ignoranza, e moltissimi uomini e donne non sapevano né leggere, né scrivere. Sotto questo profilo la scuola dell’obbligo sorta più o meno ovunque nel XIX secolo, e la parallela alfabetizzazione coatta delle città e delle campagne, sono stati degli indubbi guadagni storici.
La Chiesa, da sempre portatrice di cultura di sapere di arte e di scienza, fin da medioevo istituì numerose università e centri di ricerca (come la Sapienza di Roma), e diede luogo a vari istituti religiosi dediti alla formazione umana e cristiana della gioventù, come le orsoline, i gesuiti, gli scolopi, i salesiani, etc.
Oggi però la raggiunta alfabetizzazione generale del 100% dei cittadini si scontra con la mancanza di discernimento critico e di sani criteri di giudizio. Per cui accade facilmente che un giovane di 20 anni o più, davanti alla massa sconfinata di notizie e di interpretazioni, non sia in grado di capire, di fare la sintesi e soprattutto di separare il vero dal falso, il certo dall’opinabile, il fatto dalla sua ricostruzione, l’evidenza e l’apparenza, l’indagine sociologica e la sua valenza etica e culturale.
L’ignoranza quindi prospera in Occidente, ma non tanto come scarsità di informazione, ma come incapacità di distinzione, di rielaborazione, di acquisizione di un pensiero critico, autonomo e orientato alla verità. Quantità di conoscenza (sul web oltre che su giornali e riviste), contro qualità della conoscenza : questo è il drammatico dilemma della contemporaneità.
Da qui a giustificare il relativismo etico il passo è breve.
« Sono tante le visioni del mondo, ce ne sarai mai una sola giusta in tutto ? », « Solo il cristianesimo è la verità ? », « Per me mettere una bomba in una piazza è male, ma se per un miltante dell’Isis è bene, allora ognuno abbia il suo libero pensiero… D’altra parte, la verità non esiste ! ».
Dal relativismo etico la deriva anti-intellettualistica della post-modernità è giunta sino al relativismo scientifico, con un vero paradosso logico. Dalla scienza onnipotente e unica Maestra della storia (tipica della modernità dopo Cartesio), alla scienza che ignora ogni cosa e che dubita di tutto (tipica delle correnti più avanzate e nichiliste della decadente post-modernità).
Così, che un essere umano valga lo stesso prima e dopo la nascita, dovrebbe essere contemporaneamente una verità logica, etica e scientifica, e invece no! Quell’esserino vale, solo se la madre gli dà un valore affettivo, altrimenti non vale nulla, e può essere trattato come un dente cariato. Che l’anatomia maschile sia del tutto congruente e complementare a quella femminile, ecco un’altra verità logica-etica-scientifica un tempo nota e accettata da tutti, credenti e non. Ma oggi rimessa in forse, poiché essa dispiace a qualcuno…
Questa anti-scienza invade la scuola, l’università, i centri di formazione culturale e l’intera società, contaminandola coi sui diktat.
Se nell’Ottocento la falsa scienza del positivismo ingannava l’umanità creando il mito dell’Uomo-dio salvatore del pianeta, la falsa scienza odierna, nel XX e XXI secolo, nega ogni primato all’essere umano, anzi lo vede come un gap per l’ecosistema e la biosfera, preferendogli le specie inferiori degli animali, dei vegetali e dei minerali. Mentiva la scienza del positivismo che voleva scalzare Dio in nome del fantomatico e irreversibile Progresso, e mente la scienza del nichilismo attuale che vorrebbe accreditare una serie di miti che rendono impossibile l’atto di fede e lo stesso elementare atto di ragione.
La sintesi della falsa scienza di oggi è rappresentata da (pseudo) filosofi della scienza che in nome dell’indimostrabile evoluzionismo, chiamano pseudo-verità i dogmi comuni della fede, del buon senso e della razionalità, della fisica e della biologia, della matematica e dell’astronomia, poiché tutti perfettamente congruenti con la Bibbia il cui Autore è il più grande scienziato di tutti i tempi: Dio!
Prendiamo un esempio emblematico di tutto ciò.
Un articolo contro il creazionismo e il negazionismo scintifico scritto da Telmo Pievani sul n. 16 della rivista Linx Magazine (ottobre 2013, pp. 48-53). Anche se vecchio di 5 anni, resta paradigmatico di un pensiero contraddittorio che in nome della scienza continua a demonizzare i credente, il cristiano e la persona di buon senso.
Dispiace che certe riviste destinate alla formazione degli studenti contengano articoli da strapazzo, ma come noto, alla luce della Scienza si è arrivati a giustificare di tutto (dal mito del buco dell’ozono all’ideologia del global warming, dalla clonazione umana agli OGM, dal veganismo più dogmatico alla stolta necessità di togliere le tonsille ai bambini…).
Tutto questo si è reso particolarmente visibile nell’articolo fiction del Pievani su Linx Magazine. In quel memorabile pezzo, il Nostro parla di “negazionismo scientifico” a proposito delle varie posizioni scientifiche che lui, coerentemente col suo irrazionale ateismo, giudica erronee. Scrive: “Negli Stati Uniti in particolare, ma anche in Italia e in altri paesi, si assiste a una vasta diffusione di varie forme di negazionismo evoluzionistico all’interno della galassia di siti web di ispirazione religiosa radicale e integralista” (pp. 48-49).
E’ vero il contrario. In tutto l’Occidente (ex) cristiano pullula una nuova forma di positivismo neo-dogmatico che asserisce la scientificità di teorie filosofiche (false e indimostrabili) quali l’inesistenza di Dio, l’inesistenza dell’anima umana, la parità assiologia tra uomini e bestie, l’incompatibilità della fede e della ragione, l’auto-creazione dell’universo, la trasmutazione dell’antropoide in essere razionale, etc. Tutto indimostrato, ma tutto automaticamente scientifico, poiché si auto-definiscono scienziati coloro che lo asseriscono!
“Anzitutto il negazionista scientifico nega risolutamente qualsiasi legame con ideologie religiose, benché i suoi interventi appaiano su portali fortemente connotati in tal senso” (p. 49). Ma questo si spiega con la censura che le idee ‘politicamente scorrette’ ricevono dai mass media ufficiali. Provi un giornalista a scrivere banalità come il fatto che l’immigrazione incontrollata porta disagi, o che dal nulla non viene mai nulla (ex nihilo nihil fit), e ci dica se lo pubblicano su Repubblica: mission impossible!
“In secondo luogo [il negazionista scientifico], usa una tattica molto efficace, tipica della propaganda ideologica, e cioè si pone in un’ottica minoritaria e vittimista. Sostiene di fare controinformazione, di essere in dissenso nei confronti di una maggioranza schiacciante, potente, silenziosa” (p. 49). Ma questa non è una “tattica”, come la chiama il Nostro, ma la pura verità delle cose. Esempi innumerevoli potrebbero citarsi. Oggi esiste un’ortodossia scientifica che esclude i ricercatori liberi e controcorrente di fare ricerca liberamente (specie sui temi del riscaldamento globale, della datazione della terra e della nascita dell’uomo, sul big bang, sulla discutibilità di certi vaccini, etc.).
E’ sorta una Scienza di Stato essa sì ideologica la quale non ammette alcuna discussione: potrebbe anche chiamarsi dittatura del relativismo applicata alla scienza (come toccasana consiglio la lettura dei classici dell’epistemologo austriaco Paul Feyerabend, Contro il metodo e Contro l’autonomia).
Pievani sta attaccando tutti coloro che credono nella creazione del mondo da parte di Dio, da lui chiamati con sprezzo “creazionisti” (p. 51). Ebbene tra costoro, da Antonino Zichichi a Giuseppe Sermonti (solo per citare 2 grandi scienziati cattolici viventi), nessuno sarebbe immune dalle critiche di storpiare gli argomenti e dare definizioni scientifiche fuorvianti? In realtà, Pievani attribuisce ai suoi avversari, presi in toto come usava nei regimi atei totalitari di un tempo, le sue stesse carenze argomentative.
“Naturalmente il negazionista ha bisogno di falsi argomenti, che in campo evoluzionistico si autoalimentano da circa 150 anni: dall’idea che non esista un rapporto tra la microevoluzione e la macroevoluzione, al presunto ‘fatto’ che non sarebbero mai stati trovati fossili di transizione da una specie all’altra. Uno degli argomenti preferiti, che purtroppo in passato ha conquistato anche alcuni autorevoli filosofi della scienza, sostiene che le scienze della vita in generale, e in particolare la spiegazione evoluzionistica, non siano falsificabili, cioè non corrispondano a uno dei criteri di base dello statuto scientifico. Questo è notoriamente falso” (p. 50).
Nulla da aggiungere, salvo che le cose stanno esattamente come 150 anni fa. La microevoluzione e la macroevoluzione sono cose diverse e distinte; non esistono “fossili di transizione” ma solo fossili vari o di antropoide o di uomo; l’evoluzionismo non è falsificabile e dunque non è verificabile (Popper); l’evoluzionismo e il big bang (almeno da soli) non spiegano la razionalità dell’uomo, né il linguaggio, né la trasmissione della vita, né i sentimenti, né l’arte, etc. Il fatto che alcuni “autorevoli filosofi della scienza” lo hanno ammesso, è una prova ulteriore di dove sia l’epistemologia scientifica e dove sia l’imbroglio.
Se la scienza postula la necessità di ripetere l’esperimento per controllare, l’evoluzionismo e il big bang non saranno mai scienza: dovrebbe essere assodato tutto ciò dopo Galileo, eppure…
Telmo Piovani si chiede in conclusione se si debba dibattere con i creazionisti e cita Dawkins, il vate dell’anti-scienza contemporanea che invitava i colleghi “a non accettare più dibattiti con creazionisti in luoghi scientificamente accreditati” (p. 51). E come mai? Forse la paura fa 90? No, per carità vi sono motivazioni più serie. Sentite: “Il negazionista [ovvero lo scienziato cattolico o comunque teista] ha gioco facile a comunicare le sue posizioni attraverso semplici slogan, che colpiscono, sono sintetici e funzionano molto bene, per esempio in televisione e su altri media che hanno ritmi serrati” (p. 51). Ma se è così grande l’abisso che separa il Nostro e i suoi sodali, finanziati dal Sistema, rispetto al povero inetto creazionista, perché non sbugiardarlo in pubblico? Quando la paura fa 90… si arriva a scrivere che una ragione per fuggire il dibattito pubblico “è il fatto che molte affermazioni pseudoscientifiche hanno un grande appeal anche sul piano cognitivo”!! (p. 51).
Amare la scienza nella misura in cui essa ci conduce alla verità, è cosa buona e giusta. Farne un idolo no.
Antonio Fiori