La storia di un miracolo sbalorditivo avvenuto per intercessione del vescovo Fulton John Sheen, e riconosciuto per la sua causa di beatificazione.
I lettori più affezionati della Luce di Maria avranno forse notato che negli ultimi tempi abbiamo spesso parlato di una figura non molto nota al pubblico italiano.
Parlo del vescovo americano Fulton John Sheen. Ancora conosciutissimo invece negli Stati Uniti, malgrado sia morto nel lontano 1979, per essere stato uno dei pionieri dell’evangelizzazione via radio e televisione.
Chi è Fulton Sheen?
Prima di tutto un eccezionale predicatore, capace di tenere incollate al video milioni di persone con le sue catechesi portate avanti con uno stile unico, brillante e arguto, capace di conquistare i cuori anche col suo innato senso dell’umorismo. Uomo dalla parola schietta, Sheen è stato anche autore di popolarissimi (e chiarissimi) libri.
Quando camminava sulla terra – era solito dire il vescovo Sheen – è stato Gesù, il Signore incarnato, a infondere un «divino senso dello humour» a tutte le cose.
Sì, perché solo chi è in grado di «vedere oltre» le cose può sorridere di loro. Nessuno ha mai riso per un gioco di parole se non ha colto il doppio senso su cui tutte le battute costruiscono la loro fortuna.
Agli occhi di un materialista questo mondo è solo una noiosa serie di cose uguali a sé stesse. Per lui una montagna è soltanto una montagna, un tramonto è solo un tramonto e basta.
Ma per poeti, artisti e santi – tutti esseri non a caso legati da una profonda affinità – il mondo parla di qualcosa che va al di là del mondo stesso. Una montagna, ad esempio, rimanda alla potenza di Dio, il tramonto parla della bellezza di Dio, il fiocco di neve della sua purezza e così via.
Un miracolo che lascia a bocca aperta
Ma per tornare alla figura di Sheen, va detto che la sua predicazione si alimentava di tanta sostanza, oltre che dello studio: la preghiera, la profonda comunione con Gesù, la devozione alla Madonna. Così divenne strumento di numerose conversioni (si parla di 50 mila persone convertite grazie a lui, tra le quali molti militanti comunisti e perfino spie rosse come Bella Dodd). È già stato promulgato il decreto di beatificazione e la Congregazione per le cause dei santi gli ha riconosciuto il miracolo necessario per essere beatificati.
Si tratta di un fatto che ha dello sbalorditivo, raccontato nel libro “61 minuti per un miracolo” (Mimep Docete). Il miracolo che ha portato alla beatificazione di Fulton Sheen riguarda infatti la guarigione inspiegabile del piccolo James Fulton Engstrom, figlio di Bonnie e Travis Engstrom, una coppia di Goodfield, paese dell’area di Peoria (Illinois), la diocesi dove nel lontano 1919 Fulton Sheen era stato ordinato sacerdote.
Una nascita tragica
È il 2010: gli Engstrom, una famiglia cattolica, decidono di chiamare James Fulton il loro terzogenito, in onore al grande vescovo diventato sacerdote proprio a Peoria.
Ma alla nascita accade qualcosa di tragico. Bonnie – oggi madre di nove figli – si vede adagiare tra le braccia un corpicino immobile, cianotico. Il bimbo non respira. A quel punto l’ostetrica e l’assistente lo riprendono a sé per cercare di rianimarlo: ma non sentono il battito e il piccolo James Fulton non respira. Allora chiamano immediatamente il pronto soccorso (è un parto domestico pianificato, il terzo di Bonnie).
I medici le provano tutte, sia in ambulanza che in ospedale. Ma non c’è niente da fare: le due dosi di epinefrina non producono alcun effetto, l’elettrocardiogramma non rileva il battito. Lo intubano per somministrargli l’ossigeno: ma nulla, il corpo rimane fermo e freddo, totalmente immobile.
Di quei momenti, 61 interminabili minuti di tentativi di rianimazione, mamma Bonnie ricorda solo una cosa: di essere stata lì, seduta sul pavimento, a pronunciare continuamente il nome di Fulton Sheen. «Ricordo che sedevo sul pavimento dicendo: “Fulton Sheen, Fulton Sheen, Fulton Sheen”, più e più volte nella mia testa».
Sessantuno interminabili minuti e poi…
Speranze proprio non ce ne sono più. La neonatologa di guardia chiede infatti ai colleghi di fermarsi per stabilire l’ora del decesso. Sono passati 61 minuti. Sembra tutto finito. E invece sta per iniziare tutto. «Si fermarono tutti. E il suo cuore riprese a battere», ricorda Bonnie.
Come un novello Lazzaro, il bimbo ritorna alla vita. Ma per il piccolo Fulton James, vivo – possiamo ben dirlo – per miracolo, i medici prospettano un altro calvario: cos’altro possono avergli lasciato quei 61 minuti passati senza battito cardiaco, senza respirare, se non lesioni gravissime? Anche se fosse sopravvissuto – gli danno al più una settimana di vita -, lo avrebbe fatto come un «vegetale», dicono i dottori.
In preghiera per il piccolo Fulton James
Ma Bonnie e la sua famiglia non si rassegnano di certo – del resto una delle più celebri trasmissioni di Fulton Sheen si chiamava La vita merita di essere vissuta. Così si mettono a pregare e chiedono alle persone di pregare con loro. Due giorni dopo la nascita di Fulton James un centinaio di persone («molte le conoscevo appena», ricorda Bonnie) vengono alla cattedrale della diocesi di Peoria. Proprio nella chiesa dove Fulton Sheen aveva servito messa e in seguito era stato ordinato sacerdote.
Fanno un’ora di adorazione, poi la messa. Pregano tutti insieme per l’intercessione di Sheen. Lo fanno con questa invocazione:
«Eterno Padre, Tu solo ci concedi ogni benedizione in Cielo e sulla terra, attraverso la missione redentrice del Tuo Divin Figlio, Gesù Cristo, e mediante l’opera dello Spirito Santo. Se è secondo la Tua Volontà, glorifica il Tuo servitore, Fulton J. Sheen, concedendo la grazia che ora chiedo attraverso la sua orante intercessione: che il corpo di James Fulton guarisca e funzioni normalmente e che gli sia risparmiato qualsiasi danno cerebrale. Faccio questa preghiera con fiducia attraverso Gesù Cristo, nostro Signore. Amen».
Accade ancora l’incredibile
Passano pochi giorni, racconta Bonnie, e anche reni, fegato e colon cominciano a reagire. James Fulton inizia a muovere le gambe. Dopo una settimana respira in autonomia, con una buona pressione sanguigna. Sette giorni dopo madre e figlio escono dall’ospedale.
Oggi James Fulton Engstrom è un allegro ragazzino sano come un pesce. C’è poco da aggiungere se non lo stupore davanti alla divina sorpresa avvenuta grazie all’intercessione del vescovo che tanto aveva insistito sull’umorismo di Dio. Quella divina ironia capace di trasformare lacrime di dolore in scroscianti risate di gioia. La sola, unica nostra luce.
Fulton Sheen, prega per noi!