Un altro drammatico caso che ricorda direttamente i fatti dello scandalo di Bibbiano, è venuto alla luce negli ultimi giorni. A dimostrazione di quanto il male è sempre in opera nella nostra società.
La drammatica vicenda infatti riporta alla luce le terribili inchieste degli anni scorsi e ora i risvolti potrebbero fare emergere un sistema inquietante e ben collaudato.
Gli inquirenti hanno infatti spiegato che due donne avrebbero maltrattato dal 2013 a oggi due bambini che avevano ricevuto in affido dai servizi sociali del Comune di Torino. Un fratello e sorella che per otto lunghi e terribili anni hanno subito maltrattamenti da coloro che dovevano proteggerli e a cui erano stati affidati dai servizi sociali e da un sistema, evidentemente, malato.
I maltrattamenti subiti dai due piccoli
I due piccoli erano infatti ospiti di una casa affido. Per le due donne, una coppia torinese, ora è scattato il provvedimento con il quale viene vietato di avvicinarsi ai bambini. Non è però tutti. Approfondendo la vicenda emerge un fatto altrettanto inquietante. Insieme alle due donne, infatti, è finita anche una psicoterapeuta, Nadia Bolognini. Un nome che ai più non dice nulla.
Si tratta però dell’ex moglie di Claudio Foti, l’uomo al centro del ben più noto “Scandalo di Bibbiano”. Foti è infatti considerato il mentore del centro Hansel e Gretel di Torino, di recente condannato a quattro anni di carcere a causa delle manipolazioni psicologiche di cui sarebbero state vittime i bambini che gli erano stati affidati. Poi vittime di un sistema del tutto analogo a quest’ultimo.
L’inchiesta svela infatti dei risvolti a dir poco inquietanti che sono la fotocopia di quanto accaduto a Bibbiano. A dimostrazione che non è un caso isolato quello accaduto a Bibbiano, ma la punta di un vero e proprio metodo criminale di affidi e di maltrattamenti sui bambini, nati da un retro-pensiero ideologico a dir poco inquietante. I bambini sono stati infatti, anche in questo caso, strappati ai genitori e affidati a una coppia di donne sulla base di una “dichiarazione di adottabilità”.
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Una rete oscura fondata sulle violenze psicologiche e fisiche ai bambini
Per arrivare a questa, si utilizzavano presunte accuse che lasciavano intendere che i minori fossero vittime di abusi sessuali all’interno della propria famiglia di origine. I due minori sono infatti di origine nigeriana, e l’affido risale al 2013. La Procura di Torino ha così ricostruito che i bambini avrebbero subito per otto anni maltrattamenti di natura psicologica e fisica, almeno fino al loro trasferimento nella comunità in cui oggi vivono.
Violenze psicologiche che avevano come unico obiettivo quello di spezzare il loro legame con la madre. Finendo per fare maturare nelle vittime un vero rifiuto delle proprie origini, affettive ma anche culturali. Dopo l’affido, la coppia si sarebbe rivolta alla psicoterapeuta Bolognini, e quest’ultima avrebbe all’improvviso aperto alla possibilità che i minori fossero abusati dal padre.
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Sulla base di cosa, ci si chiede. Ebbene, questa affermazione sarebbe avvenuta sulla base di “disegni e colloqui”, di cui però al momento mancano le registrazioni. Che potrebbero rimandare a metodi ben poco leciti, come quello delle false credenze indotte nei bambini al fine di ottenere il loro obiettivo prefissato in partenza.
L’intervento della Procura e quelle parole rivelatorie
Per fortuna, ora la Procura ha deciso di intervenire, perquisendo lo studio della psicoterapeuta e mettendo sotto indagine la donna insieme alle altre due madri affidatarie. Dando inoltre via libera anche a verifiche su dirigenti, funzionari e assistenti dei servizi territoriali a vario titolo coinvolti.
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Da tutto ciò, emerge solo una terribile constatazione della Procura della Repubblica di Torino. Che vi sono “preoccupanti analogie con le vicende giudiziarie di Bibbiano“. Un sistema quindi ben più ampio e terrificante di cui, forse, ne conosciamo solamente l’iceberg. Purtroppo non sappiamo quanto sia grande la rete del male che soggiace a queste vicende, ma conosciamo purtroppo come il demonio operi oggi più che mai all’interno della nostra società.