Le malattie spirituali, di cui vi vogliamo parlare qui, sono quelle che peggiori danni portano alla nostra vita e di conseguenza alle persone che stanno intorno a noi. È tratto da una istruzione di un sacerdote teologo ortodosso, padre Alexander D. Schmemann, che non differisce assolutamente dalle istruzioni della Chiesa Cattolica. Un piccolo consiglio per leggere quanto segue: leggete come quando cercate informazioni su internet su una malattia e alla fine vi sentiti afflitti da essa. Sì, perché, ricordiamolo, come dicono i padri del deserto, il nostro orgoglio muore dopo di noi…
L’ozio è una malattia spirituale che deforma la nostra vita e ci mette praticamente nell’impossibilità persino di cominciare a volgerci verso Dio. È questa strana indolenza, questa passività di tutto il nostro essere, che sempre ci abbatte piuttosto che sollevarci, e che costantemente ci persuade che nessun cambiamento è possibile e quindi desiderabile. È, in realtà, un cinismo profondamente radicato, che a ogni sfida spirituale risponde: “A che pro?”, e trasforma la nostra vita in un tremendo deserto spirituale. È la radice di ogni peccato, perché avvelena l’energia spirituale direttamente alla sorgente. Il risultato dell’ozio è lo scoraggiamento. È lo stato di acedia, che tutti i padri considerano come il più grande pericolo per l’anima.
L’acedia, detta anche accidia, è l’impossibilità per l’uomo di vedere qualcosa di buono o di positivo: tutto viene ridotto al negativismo e al pessimismo. È davvero un potere demoniaco in noi, perché il diavolo è essenzialmente un bugiardo. Egli mente all’uomo sia su Dio che sul mondo, riempiendo la vita di oscurità e negatività. L’acedia è il suicidio dell’anima perché, quando l’uomo ne è posseduto, è assolutamente incapace di vedere la luce e di desiderarla.
La brama di potere: per quanto possa sembrare strano, sono proprio l’ozio e lo scoraggiamento che riempiono la nostra vita di brama di potere. Viziando interamente il nostro atteggiamento nei confronti della vita e rendendola vuota e senza senso, essi ci costringono a cercare compensazione in un atteggiamento radicalmente sbagliato nei confronti degli altri. Se la mia vita non è orientata verso Dio, se non mira ai valori eterni, diventerà inevitabilmente egoistica e incentrata su se stessa, e questo significa che tutti gli altri esseri diventeranno dei mezzi al servizio della mia propria autosoddisfazione.
L’orgoglio è la sorgente del male, e ogni male è orgoglio. Non mi è sufficiente vedere i miei errori, perché persino questa apparente virtù può trasformarsi in orgoglio. Gli scritti spirituali sono pieni di avvertimenti contro le forme sottili di una pseudopietà che, in realtà, sotto le sembianze dell’umiltà e dell’autoaccusa, può condurre a un orgoglio veramente diabolico. Però, quando “vediamo i nostri errori” e “non giudichiamo i nostri fratelli”, quando, in altri termini, castità, umiltà, pazienza e amore non sono che una cosa sola in noi, allora, e solo allora, l’ultimo nemico – l’orgoglio – sarà distrutto in noi.
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