Nella Confessione, devo dire davvero tutti (ma proprio tutti) i miei peccati? O posso omettere anche qualcosa?
Quando ci confessiamo siamo davanti a Cristo e lui conosce tutto di noi, ogni angolo del nostro cuore. Ma, anche per vergogna, possiamo evitare di confessare cose gravi?
Quando ci avviciniamo al Sacramento della Confessione, ci poniamo sempre la stessa domanda: cosa devo dire al sacerdote? E se poi lui mi giudica? Facendo questi pensieri, spesso dimentichiamo che, davanti a noi non c’è il sacerdote, ma c’è Cristo, il quale conosce tutto ciò che risiede nel nostro cuore, già prima di confessarlo.
La storia che vi raccontiamo è quella di un uomo che, dopo la sua conversione, nella sua prima confessione, ha omesso alcuni peccati gravi commessi. Ha fatto bene? Ha commesso peccato?
“Carissimo Padre Angelo, volevo porre alla sua attenzione questo mio problema […] Mi sono convertito 5 anni fa. Dopo circa 20 anni lontano dal Signore, decisi di confessarmi e liberarmi dal peso dei miei peccati. Da quel giorno caro padre ho paura anche di dire una sola bugia. Quella confessione che feci fu liberatoria, piansi tantissimo, emanavo lacrimoni dai miei occhi non lacrime” – inizia a raccontare l’uomo.
Il suo riavvicinamento a Dio ed il suo aprirsi al sacerdote: “Il sacerdote mi parlò del figliol prodigo ed io piangevo come un bambino, provavo un forte dolore per aver offeso il Signore ma allo stesso tempo quel pianto era dovuto dalla forte sensazione che stavo provando, proprio come se Gesù mi stesse abbracciando e mi spiazzava quel suo amore infinito” – continua.
Sentirsi come il Figliol Prodigo che torna, pentito, alla casa del Padre. Ma aveva davvero confidato tutto a Cristo? “Ora dopo 5 anni improvvisamente mi sorge il dubbio e se non ho confessato per bene i miei gravissimi peccati contro Dio? E poi mi sono venuti in mente peccati commessi quando avevo 13 anni circa e che nemmeno consideravo quindi mai confessati.
Inoltre alcuni altri peccati non li confessai segno per segno spiegandoli per bene…l’unica cosa che feci era piangere dal dolore e dalla commozione di quell’infinito amore. Le chiedo quindi di illuminarmi; cosa devo fare devo riconfessarmi? Sono in peccato mortale?” – conclude l’uomo.
L’amore di Dio, la gioia di aver ritrovato un figlio perduto si manifesta, anche, attraverso le parole di Padre Angelo: “Nella confessione che hai fatto c’era la volontà di riconciliarti con il Signore. Se ti fossero venuti in mente tutti i peccati della vita passata certamente li avresti accusati. Pertanto devi considerarti in grazia di Dio. Non avere timore.
Qualora ti venissero in mente peccati gravi che non hai accusato, li dirai nella prossima confessione che farai senza urgenza. L’accusa dei peccati è necessaria perché è di diritto divino […] Ti suggerisco di andare sempre dal medesimo confessore perché questi abbia un quadro vero della tua situazione.
Per cui se il confessore ti dirà: ‘Adesso non tornare più indietro, non confessare più i peccati della vita precedente” gli obbedirai. Ciò significa che i peccati che tu intendevi accusare rientravano già nella medesima specie di quelli che hai confessato e che lui aveva capito bene lo stato della tua anima’”.
Padre Angelo, inoltre, spiega all’uomo il vero valore della Confessione: “La confessione, che è un sacramento medicinale, ha una sua grande utilità anche per rimediare i peccati veniali. Per cui per il progresso della tua vita spirituale ti consiglio di confessarti in maniera regolare e frequente e possibilmente sempre col medesimo confessore in modo che questi diventi, come diceva don Bosco, il padre della tua anima”.
Dio accoglie tutti, anche coloro che sono stati lontani, per troppo tempo, dalla sua casa. Dio è Amore, Dio è riconciliazione. Non dobbiamo avere timore di lui.
Fonte: amicidomenicani.it
ROSALIA GIGLIANO
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