È davvero straordinaria l’opera che l’artista è riuscito a realizzare nonostante il suo grave handicap agli occhi.
Foto: Profilo Facebook Andrea BiancoL’Uomo della Sindone ha ispirato una scultura di assoluto valore. Andrea Bianco, 50 anni, di Bolzano, realizza da almeno un decennio, opere, spesso a sfondo sacro, apprezzate ormai a livello internazionale.
Il volto di Cristo scolpito nell’argilla
Il suo Ecce homo secondo la Sindone è la riproduzione in argilla smaltata del volto del Crocefisso, fedelmente ispirata al sacro lenzuolo custodito a Torino. La scultura è stata realizzata con la supervisione della professoressa Emanuela Marinelli, biologa e sindonologa di fama mondiale.
Se si osserva il volto di Cristo scolpito da Andrea Bianco, si colgono con una certa facilità le analogie con l’Uomo della Sindone. È proprio l’immagine di Cristo sfigurato dalle torture.
Manca un lembo della barba, perché gli è stato strappato. Il naso è schiacciato e con la punta tendente a sinistra. Si può notare anche un colpo di bastone, che parte dal naso e procede verso lo zigomo in obliquo.
L’occhio destro è tumefatto, proprio come quello della Sindone. Sulla fronte si scorge un rivolo di sangue a forma di numero 3. C’è infine la corona di spine, diversa da quella delle iconografie tradizionali e decisamente più vicina quella del Sacro Telo: un vero e proprio casco di rovi.
“Trasformare una immagine bidimensionale in tridimensionale è un lavoro molto particolare, nel caso mio anche non vedendolo – ha raccontato Bianco in un’intervista al TGR trentino –. Quello che voglio trasmettere è la sofferenza di Cristo, Dio e uomo, che ha patito per ognuno di noi”.
Una storia provvidenziale
Andrea Bianco ha perduto la vista all’età di 19 anni, a seguito di un incidente stradale. Rimasto in coma una ventina di giorni, fu inizialmente dato per spacciato dai medici.
Nel giro di alcuni mesi, Bianco ha ripreso pienamente tutte le funzioni vitali, tranne, per l’appunto, la vista. Un’esperienza terribile ma, al tempo stesso, di rinascita. Sostenuto dall’amore della famiglia e della fidanzata Lara, Andrea ha anche ritrovato la fede. Oggi la coppia è sposata con quattro figli.
Il talento artistico l’ha scoperto tardi, intorno ai quarant’anni. Venuto a sapere che anche i non vedenti possono modellare la creta, Bianco ha iniziato a coltivare questa nuova passione, frequentando anche dei corsi ad hoc.
Persone senza talenti? Non ce n’è nemmeno una!
Nel 2015, è stato tra gli artefici del primo corso internazionale di scultura per non vedenti, lanciato dalla Sacred Heart School di Firenze. In questa occasione, tra le altre attività formative, furono organizzate delle “visite tattili” ai musei, dando la possibilità agli allievi non vedenti di toccare le opere. “Col tatto si possono rilevare difetti che la vista non coglie”, spiegò allora Bianco in un’intervista a ZENIT.
La filosofia di vita dello scultore altoatesino si basa su pochi punti ma ambiziosi: “un uomo senza sogni è una persona morta. Non vive ma vivacchia”. Andrea Bianco è convinto “fermamente che non esista persona che non abbia un talento da esprimere”, né che esista nessuno che “non sappia trovare la via per esprimere i propri sentimenti”.
Bianco ha trovato nell’arte “un mezzo straordinario per trasmettere sensazioni, sentimenti, sogni, idee e la propria preghiera”. Anche una persona disabile o invalida può esprimere i propri talenti al massimo delle proprie potenzialità: senza piangersi addosso, né con alcun senso di rivalsa ma guardando “a ciò che abbiamo e non a ciò che ci manca” impegnandoci a “superare i propri limiti, senza negarli, cercando di cogliere tutti gli aspetti belli della vita”, concludeva allora Andrea Bianco.
Luca Marcolivio