Scuola, si preannuncia un ritorno difficile. Più passano i giorni più cresce la confusione. Azzolina prova a rassicurare, ma nel frattempo cresce lo scontento.
Il rischio è che a settembre quattrocento mila studente non avranno a disposizione alcun’aula per seguire le lezioni. Poi c’è il tema dell’organico insufficiente per coprire il bisogno di organizzare i gruppi di lezione in base a quanto previsto dal ministero dell’Istruzione, ovvero con classi di 12 o al massimo 15 studenti.
E poi ci sono i presidi che addirittura arrivano a chiedere lo scudo penale se dovessero verificarsi dei focolai nelle scuole, in quanto, a loro parere, l’attuale legislazione non li coprirebbe abbastanza. E minacciano che se il parlamento non provvede a garantire loro una certa sicurezza, non riapriranno le scuole.
L’ultimo è il nodo dei trasporti. Che con il ritorno dell’anno scolastico andrebbero nuovamente a trovarsi in una situazione difficile. E anche di questo non si vede all’orizzonte alcuna soluzione. Il ministro De Micheli ha ipotizzato un aumento dei livelli di riempimento, ma di fatto non si capisce qual è la vera strategia.
Di fronte a tutto ciò, il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina lo ripete come se fosse un mantra: la riapertura delle scuole non è in discussione e avverrà il 14 settembre. Il governo la considera una “priorità assoluta”. L’unico problema è che molte delle indicazioni arrivate dal Comitato Tecnico Scientifico sono di difficile applicazione.
Già ad esempio sul tema delle mascherine obbligatorie, Azzolina ha fatto marcia indietro e ha deciso di farle diventare opzionali. Anche perché l’idea che ad esempio un bimbo delle elementari possa tenere la mascherina in modo corretto per diverse ore, a molti, a livello pratica, è parsa un’idea un tantino balzana. Già ci si immaginavano ore di lezione in cui le maestre non fanno altre che occuparsi di questo.
Anche i test sierologici previsti per i docenti, che in un primo tempo sembravano dovessero essere obbligatori, ora sono diventati volontari. Il commissario Domenico Arcuri ne ha nel frattempo acquistati 2 milioni, da utilizzare per i test su docenti e personale amministrativo. Poi c’è il fattore distanziamento, che i tecnici ritengono imprescindibile per evitare i contagi, ma che allo stesso tempo chi lavora nella scuola trova inapplicabile.
Come fare a invitare decine e decine di giovani a stare continuamente distanziati? Serverebbe un miracolo, o forse una bacchetta magica. Tutti gli studenti dovrebbero trasformarsi in un istante in soldatini perfettamente ammaestrati. Un po’ distante dalla realtà, pensano presidi e professori.
Giovanni Bernardi
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