Il ritorno in classe pare essere sempre più critico e in dubbio. Sono molti i nodi da sciogliere sulla scuola, dalle mascherine in classe agli scuolabus.
Il vertice tra governo e Regioni, per decidere le misure di sicurezza da adottare per fare ripartire l’anno scolastico dopo lo stop per il coronavirus, non sembra avere prodotto grandi risultati.
Oggi ci sarà la Conferenza delle Regioni all’interno di cui verrà valutato il documento dell’Istituto Superiore di sanità in cui sono comprese le indicazioni per la gestione operativa dei casi di coronavirus nelle scuole.
L’invito del governo, per mano del ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, è quello di adottare in maniera formale il documento, con la possibilità di fare integrazione per mano delle Asl territoriali.
Tuttavia sono ancora molti i punti problematici e le distante tra regioni e governo. Il no più secco è arrivato sul tema delle mascherine in classe, impraticabili e sconsigliabili. Ma c’è anche la questione degli autobus, dove il distanziamento chiesto dai tecnici del governo è ancora più critico e potrebbe lasciare molti studenti senza trasporto.
Il governatore dell’Emilia Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini è stato categorico. “Ad oggi non ci sono soluzioni sostenibili né per il trasporto pubblico locale, né per quello scolastico”, ha detto.
Per questo appare più che impossibile ripartire a queste condizioni. Il dialogo diventa perciò sempre più complicato, e la quadra non sembra essere trovata. Quello che si chiede è un coordinamento permanente, in particolare tra Regioni e Comitato Tecnico Scientifico.
Le proposte che arrivano dai territori sembrano essere piuttosto criticate dagli scienziati, e quindi la soluzione non sembra all’orizzonte. Il ministero della Salute appoggia in pieno i tecnici, ma senza l’appoggio delle Regioni la scuola non può cominciare.
Le idee contenute nel report della Commissione Trasporti delle Regioni riguardano ad esempio dei separatori morbidi tra i passeggeri sui mezzi. Oppure il controllo della temperatura a bordo. Infine la rimodulazione degli orari delle scuole. Ma senza un punto di incontro, “si rischia il caos”, tuona Bonaccini.
Rincara la dose il vice presidente della Conferenza delle Regioni, il governatore ligure Toti. “L’ennesima riunione con il governo si è conclusa con un nulla di fatto. Dobbiamo far muovere milioni di persone e sappiamo benissimo che di qua al 14 settembre non ci sono risorse materiali di implementare il servizio Tpl, se non in percentuale bassa”, spiega.
Tra le idee per risolvere i contrasti arriva quella di possibili deroghe al metro di distanza sui bus attraverso il “principio del gruppo abituale esteso ai componenti della stessa classe”. I dubbi arrivano anche dal viceministro della Salute Pierpaolo Sileri.
“O c’è la distanza di un metro o c’è la mascherina, serve buon senso. Sarà molto difficile farla tenere a bambini da 6 e 10 anni, ma dobbiamo ridurre le chance che il virus circoli e la mascherina è sicuramente un ausilio importante quando i bambini sono vicini. Quando sono distanti a mio avviso se ne può fare a meno”.
Per ora l’Italia è infatti uno degli unici Paesi europei a prescriverne l’uso già per i bambini delle elementari. La stessa Organizzazione mondiale della Sanità le consiglia solo dai 12 anni in su. Per gli esperti del ministero della Salute le mascherine chirurgiche dovranno essere indossato solo dal personale.
Ma i bambini e ragazzi dovranno indossare anche le mascherine di stoffa, che porteranno da casa. Non però durante le attività laboratoriali: in quel caso i bimbi vengono equiparati a dei lavoratori. Insomma, numerose idee contradditorie e per alcuni incomprensibili che fanno alzare ben più di un dubbio.
Nel frattempo sono partiti i test sierologici al personale della scuola, ma i dati sembrano essere molto negativi. Su 1.334 test in Umbria si è scoperto che 20 persone sono risultate essere entrate in contatto con il virus. 16 docenti sono poi risultati positivi in Veneto, 12 in Lombardia, 4 in Trentino. L’ipotesi, rischiosa, è che i risultati possano essere molto alte.
“Potremmo avere rilevazioni positive alte, fino al 50% anche in altre aree”, spiega Maddalena Gissi della Cisl Scuola. Almeno un terzo degli insegnanti sembra tuttavia essere reticente a fare il test, considerati inoltre problemi come i kit arrivati in ritardo o incompleti.
Lo screening dei 2 milioni di lavoratori della scuola, che dal 24 agosto al 7 settembre possono sottoporsi volontariamente al test sierologico per il Covid, è perciò tutto in salita.
Giovanni Bernardi
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