In attesa dell’ufficializzazione del nuovo Decreto Legge che regola la settimana ponte fra il 7 e il 15 gennaio, molte sono le Regioni che decidono di andare avanti autonomamente sulla riapertura della scuola.
Aprire o no il 7 gennaio? Le Regioni fanno muro contro la decisione del Premier Conte e del Ministro Azzolina e vanno avanti per la loro strada.
A scuola il 7 gennaio: chi è d’accordo e chi no
Non tutti i Governatori locali sono d’accordo con la decisione di Conte di riaprire le scuole il 7 gennaio. Con quali criteri si è presa questa decisione? Perché riaprire se, ad esempio, la campagna vaccinale stenta a decollare?
E le scuole non possono essere, ancora una volta, veicolo e luogo di contagio? Sono solo alcune delle domande che le Regioni hanno posto sul tavolo di confronto sia a Conte che al Ministro dell’Istruzione, Azzolina.
Molti saranno coloro che, almeno a partire da giovedì 7, decideranno di continuare con la Didattica a Distanza, almeno per quel che riguarda le scuole elementari e le medie. Il nodo più spinoso restano le scuole superiori. Le Regioni hanno mezzi di trasporto sufficienti da garantire la giusta distanza di sicurezza al loro interno? Cosa si è fatto in questo periodo di festa per ovviare a tale problema?
Scuola: alcune Regioni dicono no al Premier Conte
Per il Premier la regola non cambia: il 7 gennaio, le scuole superiori saranno in classe in presenza al 50%. I Governatori non ci stanno e agiscono in autonomia. Il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e le Marche hanno già annunciato l’ordinanza che proroga la didattica a distanza per le scuole superiori. La Campania opta, invece, per un ingresso graduale, a partire dall’11 gennaio fino al 25 gennaio.
Valle D’Aosta pronta a riaprire
L’unica Regione apparentemente favorevole sembra essere la Valle d’Aosta. “Non esiste un rischio specifico di contagio in ambito scolastico, anche se mettiamo in guardia dal rischio di un’apertura spot seguita da nuove chiusure” – scrive una nota della Regione stessa, dopo la sua settimanale consultazione con il Cts.
Nonostante tutto, le riunioni fra le Regioni, il Governo ed il Comitato Tecnico Scientifico continuano: “Come governatori abbiamo fatto tutto ciò che era necessario in tema di sicurezza per i trasporti in accordo con i prefetti, ma restano molte criticità sul contenimento della pandemia” – scrivono i Governatori di centrodestra.
Zaia e De Luca si oppongono ed emanano loro ordinanze
Sta di fatto che, alcuni Presidenti, guidano un fronte di più netta opposizione a questa riapertura del 7 gennaio. Zaia in Veneto ha firmato l’ordinanza “con cui rinvia la ripresa della didattica in presenza nelle scuole superiori, confermando la didattica a distanza al 100% fino a fine gennaio”. Ancor più netto è stato, invece, De Luca in Campania.
Qui il rientro sarà graduale: l’11 gennaio torneranno in classe la prima, la seconda elementare e la scuola dell’infanzia. Il lunedì successivo (il 18 gennaio) le restanti classi della scuola primaria; il 25 gennaio, invece, sulla base dei dati dell’andamento regionale della curva epidemica, saranno riaperte le scuole medie e solo parte di quelle superiori, dando la priorità, ad esempio, ai ragazzi di Quinta Superiore.
Il ritorno a scuola della Regione Lazio
Ad entrare in aula il 7 gennaio, oltre alla Valle d’Aosta, sono pronti in Lazio, in Toscana e in Emilia – Romagna. Nel Lazio, ad esempio, si opterà per l’ingresso scaglionato al mattino, con due turni: alle ore 8 e alle ore 10, in particolare per le scuole superiori, per non ingolfare i mezzi di trasporto.
La situazione non è affatto semplice da gestire. Si attende, quindi, cosa ne pensa il Governo di queste decisioni autonome da parte delle singole Regioni.
ROSALIA GIGLIANO