Personalmente sono molto affezionata al Rosario e alle varie forme di devozione mariana. Mi sono sempre chiesta perché nelle Chiese evangeliche questa devozione viene rifiutata. Al di là delle differenze teologiche, vorrei capire perché è esclusa la preghiera a Maria.
Dai tempi della Riforma del XVI secolo la discussione tra cattolici e protestanti è stata piuttosto difficile e aspra ed uno dei temi di conflitto è stato proprio quello relativo alla figura di Maria ed al culto rivolto in suo onore. Da parte protestante si è vista la mariologia come la «somma di tutte le eresie», mentre nella Chiesa cattolica si è avuta la proclamazione di due dogmi mariani (Immacolata Concezione e Assunzione) e un forte sviluppo della devozione popolare alla Madonna.
Ma, con il fiorire nel XX secolo del movimento ecumenico, con il sorgere, nell’area della Riforma, di nuove forme di vita comunitaria (ad esempio la comunità di Taizé o quella luterana delle Sorelle di Maria), e soprattutto con il Concilio Vaticano II, è stato possibile passare dalla contrapposizione al confronto ed arrivare, anche in campo protestante, ad una riscoperta di Maria e ad un atteggiamento di lode verso di lei.
Le diversità di carattere teologico, però, hanno fatto sorgere nei secoli tipi di sensibilità popolare molto contrastanti e tuttora non facilmente superabili: da un lato si diceva che «i protestanti sono quelli che non credono nella Madonna» e dall’altro che «i cattolici non sono veri cristiani perché sono ormai diventati mariani».
Si tratta, allora, per rispondere alla domanda posta dalla lettrice, di capire proprio le ragioni per cui si è arrivati, nelle Chiese evangeliche, a negare validità al culto mariano, ragioni che hanno molto influito sulla mentalità comune.
Lutero, in un’epoca in cui la pietà mariana popolare si era molto deteriorata sconfinando nella superstizione, nel sentimentalismo, nell’esagerazione (si era giunti perfino ad attribuirle il titolo di dea o ad indicarla come una specie di quarta persona della SS. Trinità), non è affatto ostile alla figura di Maria (ad esempio il suo bel commento al Magnificat è un’opera di autentica devozione mariana) quanto piuttosto ai vari abusi teologici e cultuali a lei relativi. In seguito, si può notare una progressiva presa di distanza dalla pietà mariana perché i Riformatori, a causa della distorsioni e degli abusi (abusus), abbandonarono anche la pratica (usus) della venerazione a Maria. In certo senso, il principio del solus Christus ha allontanato a poco a poco la Madonna dal culto delle Chiese protestanti, come se si trattasse quasi di un elemento di disturbo.
Oggi, a livello di dialogo ecumenico, dei buoni passi si sono fatti anche in questo campo. Basta pensare a quanto è espresso in alcuni testi elaborati durante incontri ecumenici: «Noi riconosciamo in comune che ogni lode cristiana è lode di Dio e del Cristo. Se lodiamo i santi, e in particolare la Vergine Maria come Madre di Dio, questa lode è fatta essenzialmente alla gloria di Dio che “glorificando i santi corona i propri doni” (Prefazio latino dei santi). Questa lode si esprime nella liturgia, negli inni e nella vita dei fedeli. Ciò corrisponde alla parola del Magnificat: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata” […] Così come un cristiano può e deve pregare per gli altri, allo stesso modo noi pensiamo che i santi che hanno già raggiunto la pienezza del Cristo e tra i quali Maria occupa il primo posto, possono pregare e pregano per noi peccatori che sulla terra lottiamo e soffriamo. In questo, la mediazione una e unica del Cristo non viene messa in discussione» (Dichiarazione ecumenica di Saragozza 1979). O ancora: “Quattro sono i chiari punti di consenso: 1. Primato di Cristo e priorità del discorso cristologico su quello di Maria. Ciò significa che oggi le Chiese, in sintonia con la comunità delle origini, preferiscono partire dal mistero di Cristo per scoprire il ruolo di Maria nella salvaguardia della gerarchia dei valori (“in Cristo Maria”), piuttosto che muovere da Maria per giungere a Cristo (“per mezzo di Maria a Gesù”); 2. Maria modello della Chiesa nella sua vita di fede, di ascolto della Parola, di servizio del Signore, è riconosciuta in base alla testimonianza degli evangeli; 3. Maria è lodata per le grandi cose operate da Dio in lei, e questo è fondato biblicamente; 4. Anche la preghiera con Maria non offre particolare difficoltà, essendo già testimoniata nella prima comunità cristiana» (Incontro del Segretariato per le Attività Ecumeniche, Roma 1980-1981).
Se, però, il dialogo avanza in incontri particolari a livello teologico, il pericolo è che esso si chiuda nel recinto degli specialisti. Occorre invece un lavoro di sensibilizzazione per superare ogni pregiudizio e giungere ad un consenso popolare ecclesiale nella comprensione di Maria, come auspica anche Giovanni Paolo II nell’enciclica Redemptoris Mater (1987) al n. 30: «Perché, dunque, non guardare a lei tutti insieme come alla nostra Madre comune, che prega per l’unità della famiglia di Dio e che tutti “precede” alla testa del lungo corteo dei testimoni della fede nell’unico Signore, il Figlio di Dio, concepito nel suo seno verginale per opera dello Spirito Santo?».
Risponde Ida Tiezzi, mariologa