Il paradiso esiste ed è la nostra meta, il compimento di felicità e il dono che Dio ci ha promesso. Ma mettiamo che non ci fosse. Crederemmo lo stesso?

Se in una visione edonistica della vita si potrebbe pensare che di Dio non ce ne dovrebbe importare proprio, in una visione cattolica ma utilitaristica diremmo: bene, seguo Dio perché mi promette il Paradiso! E in una visione più “gratuita“? Pensiamo che crederemmo lo stesso se non ci fosse poi il Paradiso? Prevale nel nostro seguire il Vangelo il “timore dell’inferno” o la gioia della vita cristiana?
Alcune tentazioni cristiane
Uno spunto interessante di riflessione che ci pone Vinonuovo.it: finché vedremo la vita cristiana come un sacrificio, a una vita in qualche modo di rinunce, potremmo essere tentati di “invidiare” chi non bada affatto a dove mette i piedi nella vita e ne combina di tutti colori. E che poi, alla fine magari, convertendosi alla fine della giostra, ha la stessa ricompensa del fratello maggiore del Figliol Prodigo.
L’antidoto a tutto questo è pensare alla bellezza della vita cristiana, una vita improntata sull’amore, sul dono disinteressato all’altro, sul rapporto cuore a cuore con Dio.
Cos’è cercare la vita eterna se non rendere eterna, vera, viva e bella la propria vita? Non è già questo un grande compenso che possiamo dire di avere seguendo Cristo?
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Egli ci dona il Paradiso e questa è la nostra più grande fede. Sarebbe triste e riduttivo se ad agire rettamente ci spingesse però il timore dell’inferno, o se scadessimo nell’invidia di chi non si cura di Dio.
Queste tentazioni del cristiano possiamo vincerle pensando che la vita cristiana è innanzitutto per l’oggi, per il qui ed ora, e la consapevolezza del centuplo che abbiamo già adesso, nel vivere seguendo le orme dell’amore di Dio.
Elisa Pallotta