Il mondo delle fiabe è considerato spesso di esclusivo appannaggio per i bambini, spesso però si sottovaluta il messaggio nascosto in quei mondi di fantasia, le metafore che rendono l’irrealtà una rappresentazione complessa dell’interiorità umana che solo una persona matura e con un vissuto alle spalle può interpretare sotto la giusta luce.
Proprio in considerazione di questa doppia valenza delle fiabe sarebbe un esercizio utile riprenderle in mano a distanza di anni per comprendere la vera natura dello scrittore e dello scritto, un significato che si cela dietro quelle pagine ammantate di magia, nascosto in bella vista ad una lettura infantile e per questo così simile e attinente alla realtà . La rilettura di questi testi può condurci ad una riflessione intensa sulla nostra vita, solo allora la fiaba assume il suo ruolo precipuo: quello di permetterci di non abbandonare la nostra immaginazione, di non lasciare morire quel fanciullino interiore descritto da Pascoli che ci permette di non abbatterci nei periodi più bui della nostra vita dandoci una chiave di lettura positiva dell’esistenza.
Su questo principio si basano la vita e le opere di Hans Christian Andersen: lo scrittore danese nella sua autobiografia parla di un esistenza da favola che gli ha permesso di partorire mondi di fantasia che ancora oggi rimangono attuali, basta conoscere la sua biografia, però, per sapere che la sua vita è stata tutt’altro che facile. Nato da una famiglia povera è stato abbandonato alla sua balia all’età di 11 anni; a 14 ha cominciato il suo viaggio in Europa alla ricerca di qualcuno che potesse finanziare il suo talento. Accantonati i desideri di diventare cantante e attore, si è messo a scrivere opere teatrali, ma anche in questo ambito il successo professionale era solo un miraggio.
Il suo desiderio di emergere tra le difficoltà che la vita gli aveva posto davanti era più grande della sofferenza e degli stenti, presto alcuni mecenati si accorsero della sua bravura e questo gli permise di continuare il suo lavoro da scrittore. La svolta, però, è avvenuta negli ultimi anni di carriera quando le sue fiabe lo resero famoso prima in tutta Europa ed infine anche nella sua terra natia. Tutti i suoi capolavori nascondono le ansie, le nevrosi ma anche i desideri e la forza d’animo che hanno contraddistinto la sua vita, basti pensare alla favola del brutto anatroccolo, il cui messaggio di fondo è che anche da emarginati si può avere successo.
La sua filosofia di fondo era quella di non mollare mai, che il bene alla fine trionfa sul male concedendo ai retti di godere dei vantaggi della loro bontà, ma su cosa si basa tanta fiducia nella vita? Facile, basta leggere l’incipit della sua biografia: “La storia della mia vita dirà al mondo ciò che essa mi dice: esiste un Dio amoroso, che conduce ogni cosa a miglior fine”.
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