Annalisa Sereni è una giovane mamma, moglie e medico, ha 8 figli (5 femmine e 3 maschi) di cui l’ultimo nato con la Trisomia 21, si chiama Gabriele. Ha scritto in merito alla sua vita di mamma, un libro dal titolo “Semplicemente una mamma”, con la prefazione di Pupi Avati.
Un libro per testimoniare che la vita è un dono sempre e comunque e non va rifiutata mai.
Nel libro Annalisa, dà testimonianza ai lettori della bellezza di essere madre di 7 figli di età diversa e con caratteri differenti, ma soprattutto con la nascita del suo ultimo arrivato, Gabriele, testimonia che la trisomia 21 o la sindrome di Down, non sono un ostacolo sia per il piccolo che per chi gli sta accanto. Il vero male è l’aborto (per coloro che d’innanzi a ciò si fermano e decidono di uccidere una vita).
Una famiglia numerosa di origine
Annalisa nasce in una famiglia anch’essa numerosa: ha quattro fratelli più piccoli di lei, grazie a questo, i genitori le hanno trasmesso un apertura alla vita molto forte. L’istinto materno si è sviluppato in lei molto velocemente. Anche i suoi fratelli, a loro volta, hanno tanti figli. “Quando vivi bene nella tua famiglia, questo ti permette di essere più aperta alla vita e di crearti una famiglia numerosa” dice Annalisa durante l’intervista.
7 figli tra adolescenti e bambini
I 7 figli di Annalisa Sereni hanno età diverse, alcuni sono adolescenti, altri ancora bambini. C’è il figlio più dolce, quello più scalmanato, quella più chiacchierona, quello che non parla mai … c’è una bella varietà! Il rapporto con loro, tra lei e loro, cambia in base alle caratteristiche del figlio. “E’ una bella sfida con 7 figli ma allo stesso tempo è molto divertente” dice Annalisa.
Gabriele e la sindrome di down
Gabriele è il settimo figlio, quello a cui hanno diagnosticato la sindrome di down. La scelta di accoglierlo in Annalisa è avvenuta sin da subito.
“Abbiamo saputo che nostro figlio aveva la sindrome di down per caso, al ritorno dalle vacanze, avevamo effettuato un ecografia solo per accertarci del benessere del nascituro, ed in quell’occasione è uscito fuori il sospetto che il bimbo avesse la sindrome di down.
Abbiamo rifiutato l’amniocentesi perché saperlo con certezza non ci importava più di tanto perché l’avremmo scoperto al momento della nascita, senza mettere a rischio la vita del bimbo attraverso quell’esame.
Abbiamo programmato solo gli accertamenti e gli esami necessari per il benessere della sua crescita. Chiaramente ho scelto di partorire in un centro di eccellenza, con personale competente. E così siamo andati avanti.
Prima della nascita di Gabriele, sapevo ben poco della sindrome di down. Mi sono documentata quando Gabriele è venuto alla luce. La terapia che molti medici propongono è l’aborto, ma non è una terapia anzi …” continua Annalisa.
“Non ho abortito perché è mio figlio”
Annalisa ne è sempre più convinta che la strada dell’aborto non era quella giusta, forse quella che si aspettavano in tanti ma lei e suo marito non hanno nemmeno per un attimo pensato a questo come soluzione. Anzi Annalisa ancora oggi si fa molte domande, dandosi anche delle risposte.
“Gabriele è una persona speciale, non tanto perché ha la trisomia 21 ma proprio perché Dio lo ha voluto così da sempre.
La cosa che mi fa tanto arrabbiare è quando mi chiedono il perché non ho abortito, la gente non capisce che lui è mio figlio e come persona ha un grande valore a prescindere da quanti cromosomi abbia” dice Annalisa.
Proprio per questo motivo Annalisa ha aperto un blog e scritto il libro “Semplicemente una mamma” per testimoniare che con la trisomia 21 si può vivere bene ed è soltanto una caratteristica del bimbo, per dare un messaggio di speranza e di coraggio.