Con una sentenza la Corte di Cassazione cambia la dicitura di “madre” e “padre” con “genitore” nei documenti d’identità dei minori: una decisione ideologica che fa discutere.

L’ideologia si fa strada attraverso le decisioni dei tribunali con la conseguenza di influire considerevolmente sulla cultura della società. E l’influenza può essere anche molto negativa quando va a distorcere la realtà, come in questo caso.
Si nasce da un uomo e da una donna: è un dato di fatto imprescindibile che ogni essere umano può essere generato soltanto dall’unione di un gamete maschile ed uno femminile. Ma la Corte di Cassazione sceglie di mettere la realtà in secondo piano, o ancor di più di volerla sovvertire.
E lo fa con una recente sentenza che permette ai figli delle cosiddette “famiglie arcobaleno“, formate da due uomini o da due donne, l’uso del termine “genitore” sui documenti d’identità, al posto di “madre” e “padre” nell’indicazione dell’appartenenza genitoriale.
“Madre” e “padre” sostituiti da “genitore”: l’affondo culturale della sentenza
La sentenza numero 9216/2025, arriva alla fine di un lungo percorso giudiziario che ha visto contrapposti il Viminale e le amministrazioni comunali, con il coinvolgimento delle corti di primo e secondo grado. Mentre nel 2019 con un decreto ministeriale denominato “decreto Salvini” la definizione di “madre” e “padre” sui documenti anagrafici dei minori era stata ripristinata dopo esser stata sostituita con “genitore 1 ” e “genitore 2“, adesso, di fatto, si torna indietro.

Si torna, soprattutto, a stravolgere un dato di realtà, che sembra ovvio, ma purtroppo oggi è necessario ribadirlo: si nasce da due genitori di sesso differente. Tutto questo ha risvolti agghiaccianti.
È certamente raccapricciante perchè è il sostegno a pratiche come l’utero in affitto e la procreazione artificiale (disumanizzante e deleteria, peraltro, in tutte le sue forme) da cui nascono questi bambini che si ritrovano a vivere con figure genitoriali entrambe dello stesso sesso.
Il dominio della confusione
Questa sentenza, di fatto, va ad avallare ciò che la legge stessa ha dichiarato “reato universale“. Il 16 ottobre 2024, infatti, il Senato ha approvato, in via definitiva, il disegno di legge che persegue penalmente i cittadini italiani autori del reato di maternità surrogata anche se commesso all’estero.
Chiamata con i termini più edulcorati, da “maternità surrogata” a “gestazione per altri” invece che il più brusco, ma realistico “utero in affitto”, si tratta di una pratica diventata reato universale, in qualunque posto, quindi, trovi attuazione, che sia nel nostro Paese o altrove.
È il prevalere di una confusione che ne può produrre solo altra sempre più fitta, come nubi tenebrose che avvolgono la ragione e le impediscono di essere esercitata rettamente. Anche media e testate giornalistiche cattoliche sono cadute nell’inganno di applaudire a decisioni come quella di questa sentenza in nome di un’inclusività che ha a che vedere solo con un malsano buonismo.
La realtà non può essere stravolta
Come sottolinea in una nota l’associazione Pro Vita e Famiglia onlus sulla sentenza della Corte di Cassazione: “Le sentenze non hanno il potere di cambiare la realtà dei fatti: i genitori di un bambino possono essere solo un padre e una madre perché, al di là di qualsiasi sperimentazione sociale arcobaleno tramite utero in affitto e procreazione artificiale, nessuno nasce da due padri o due madri. I giudici continuano ad avallare una mutazione ideologica della società totalmente scollegata dalla realtà, che purtroppo danneggerà i più fragili e indifesi perché un bambino non ha la forza di difendere il suo stesso diritto a una madre e un padre“.

Non è inclusione, e tantomeno vero interesse del bene dei bambini che si trovano coinvolti a nascere attraverso queste modalità, sostenere pratiche di questo genere. Ma sappiamo che al centro di tutto c’è l’ideologia dell’autodeterminazione, l’idolatria dell’Io che apre le dighe a qualsiasi pratica che venga dall’ affermazione della propria volontà.
Inutile tacerlo o ignorarlo: alla base di tutto c’è la negazione di Dio o una fede in una falsa immagine di Dio. Se l’uomo si considera l’autore di tutto, anche della vita umana, tutte le realtà più aberranti possono trovare forma. Come la procreazione in laboratorio, la parcellizzazione della figura materna nell’uso di una madre genetica e di una gestante, la generazione da donatore di seme sconosciuto o no che sia, e la crescita con due figure genitoriali dello stesso sesso. La disumanizzazione è già in stato avanzato, ma ancora da troppe parti non ci si rende conto di questo.