In Francia il governo ha imposto il limite di 30 fedeli per le Messe, comprese le cattedrali. Ma negli USA il caso fa scuola: la Corte Suprema abbatte le restrizioni e sostiene la fede.
Se infatti in Francia il presidente Macron si scaglia contro la Chiesa e contro le Messe, classificandole a qualcosa di superfluo e stabilendo limiti ben illogici, gli Stati Uniti mostrano che un’altra direzione è possibile.
La Corte Suprema infatti nella notte di mercoledì ha emesso una sentenza in cui vengono abolite le restrizioni stabilite dal governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo, in cui si limitava pesantemente la libertà religiosa e che aveva scatenato le dure proteste di ebrei, cattolici ed evangelici. L’ago della bilancia è stata, per la prima volta, il giudice neo-eletto Amy Coney Barrett, nominata da Trump al posto della liberale Ruth Bader Ginsburg, che ha sancito la maggioranza di 5 su 4.
Molti cominciano a pensare, infatti, che non si tratti tanto di una precauzione per il bene dei fedeli, ma al contrario di una vera e propria guerra ideologica e subdola da parte di politici atei e progressisti che si trovano in condizione di poter scegliere. Di fronte alla libertà religiosa, infatti, puntualmente governatori progressisti e anti-cristiani decidono che sì, tutto sommato, delle Messe se ne può pure fare a meno.
Qualcosa che però scuote i cristiani dal profondo. E che mostra che, anche a livello politico, non bisogna affatto vergognarsi del proprio credo. Ma al contrario è necessario reagire. Cuomo aveva infatti tentato di stabilire la chiusura di chiese cattoliche, sinagoghe e case di preghiera fin dal mese di ottobre. Mentre gran parte delle altre attività, dai negozi di animali alle ferramenta fino agli uffici dei broker finanziari, restavano aperti.
Il 12 novembre è però arrivato il ricorso alla Corte Suprema del vescovo della Diocesi cattolica di Brooklyn. La denuncia è quella di una violazione della libertà di culto. “Nelle zone “arancioni”, anche la stragrande maggioranza delle attività non essenziali, compresi i grandi magazzini, può rimanere aperta senza limitazioni, ma le chiese non possono”, scriveva il religioso, furibondo.
Mercoledì sera è così stata sancita la piena vittoria per la libertà religiosa. Le decisioni di Cuomo, ha stabilito la Corte, sono illegittime. I limiti imposti alle chiese, con la scusa della pandemia, sono del tutto ingiusti, e molto gravi, in quanto violano il Primo Emendamento della Costituzione. Il relatore Neil Gorsuch, come riportato da La Nuova Bussola Quotidiana, ha così motivato la decisione inappellabile. “È tempo di chiarire che, mentre la pandemia pone molte gravi sfide, non c’è alcun modo tollerato dalla Costituzione per approvare decisioni degli organi esecutivi che riaprono negozi di liquori e di biciclette, ma chiudono chiese, sinagoghe e moschee”.
Una situazione che perciò potrebbe fare da spartiacque di fronte alle illogiche e assurde decisioni prese in Francia dal Governo del Macron. Che hanno già ricevuto la dura risposta del vescovo di Parigi, che ha bollato il piano del Governo come “Ridicolo”. La denuncia del presule riguarda infatti la bieca disparità di trattamento verso la Chiesa, fortemente penalizzata rispetto a molte altre attività generiche. Si apre così il sipario della battaglia della Messa. Chi pensava fosse terminata, evidentemente, si sbagliava.
Quella di Macron, agli occhi dei francesi, rappresenta infatti una vera e propria beffa. Una scorrettezza nei confronti dei vescovi, della Chiesa e dei fedeli cattolici tutti. Il presidente francese ha infatti confermato le misure anti Covid-19 che penalizzano fortemente i cattolici. Massimo trenta persone potranno partecipare alle Messe. Ciò, qualunque sia la dimensione della chiesa, dalla cattedrale di centinaia di metri alla piccola parrocchia di paese. Il che appare come un vero e proprio controsenso, agli occhi di molti.
La sentenza del Consiglio di Stato francese dello scorso 6 novembre aveva infatti confermato la decisione del Governo di chiudere le chiese. Le settimane che hanno seguito sono state di intensi colloqui tra i vescovi e le autorità dello Stato, mentre fuori i fedeli cattolici protestavano con veglie di preghiera di fronte alla loro chiese, in migliaia di città francesi.
Il loro gesto, caratterizzato da rispetto e allo stesso tempo da grande fermezza, è stato così un messaggio forte e chiaro all’indirizzo del Governo francese. La volontà dei cattolici è infatti, senza dubbio alcuno, quella di non rinunciare per nessuna ragione a Cristo e alla Celebrazione Eucaristica.
Le chiese avevano così già predisposto la garanzia di uno spazio di quattro metri quadrati per ogni fedele, entro il massimo di un terzo della capacità degli edifici. Una proposta che rispettava in pieno le norme anti-Covid.
Evidentemente però per il presidente francese non era abbastanza, così il primo ministro Jean Castex ha confermato in conferenza stampa il limite di 30 fedeli nelle chiese fino al 15 dicembre. Parlando di luoghi di culto come “luoghi di contaminazione“. Esprimendo così qualcosa di totalmente falso.
Il dubbio, che per alcuni ormai sta diventando pressoché una certezza, è che l’esecutivo Macron voglia in qualche modo danneggiare la fede dei cattolici. Così l’arcivescovo di Parigi, Michel Aupetit, è stato più che diretto nel rispondere a Macron. “Questa è una misura totalmente stupida che contraddice il buonsenso. Trenta persone in una chiesa di un piccolo villaggio, lo capiamo, ma a Saint-Sulpice è ridicolo! Alcuni parrocchiani vengono in 2000 in alcune parrocchie di Parigi. Ci fermeremo a trentuno”, ha detto Aupetit.
“È ridicolo!”, ha proseguito. “Che alcuni membri del governo possano essere ignoranti della religione, ci può stare, ma che siano ignoranti della medicina è grave nel bel mezzo di una crisi sanitaria! Abbiamo proposto di occupare un terzo della capacità abituale, lasciando uno spazio di 4 metri quadrati intorno ad ogni fedele.
Ciò corrisponde perfettamente allo standard sanitario richiesto a tutti i luoghi aperti al pubblico. Questo è quello che viene imposto ai negozianti. È tuttavia sorprendente che lo permettiamo per i negozianti e che non lo permettiamo per la Chiesa”. La probabilità, ora, in Francia, è che nei prossimi giorni le proteste cresceranno ancora, seppure rispettose ma irremovibili, dei tanti cattolici. Un fatto certificato da monsignor Norbert Turini. Che spiega come non saranno solo i fedeli a continuare a stare in protesta.
A giudizio del religioso, infatti, nei prossimi giorni cresceranno i vescovi che inviteranno i propri sacerdoti a “non impedire a nessun fedele di partecipare alla Messa, indipendentemente dal numero dei presenti, purché si mantengano i 4 metri quadrati di distanza”. Un fatto già accaduto negli Stati Uniti, in Diocesi del Kentucky, ribellatesi all’ennesimo governatore democratico che imponeva la sospensione delle celebrazioni eucaristiche e religiose sino al prossimo 13 dicembre.
Il vescovo di Louisville, Joseph Kurtz, ha tuonato contro l’illogicità e la discriminazione, invitando a non sottomettersi a provvedimenti ingiuste. “In questo momento non sospenderemo le liturgie pubbliche, ma incoraggeremo tutti ad agire in modo responsabile, rispettando la gravità di questa pandemia e la salute e la sicurezza di tutti”, ha affermato il religioso. Poi è arrivata la decisione della Corte Suprema negli Usa.
Preghiamo affinché tutto ciò possa tradursi in un risveglio della fede nel mondo, affinché i cattolici abbiano un giusto trattamento di fronte alla legge, e non siano vittime di pregiudizi e discriminazioni ingiuste. Come infatti scritto nella Bibbia, “La strada dei giusti è come la luce dell’alba, che aumenta lo splendore fino al meriggio. La via degli empi è come l’oscurità: non sanno dove saranno spinti a cadere” (Proverbi 4,18-19).
Giovanni Bernardi
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