Cosa spinge una ragazza di 26 anni ricca di talento, bella e già con la strada spianata sulla professione che ha scelto a cambiare radicalmente vita ed entrare in convento? La risposta a questa domanda è semplice e complessa al tempo stesso, sicuramente è opera di Dio, ma le dinamiche che portano ad una simile scelta sono spesso complesse e sfaccettate.
Per comprendere quelle che hanno condotto verso questo percorso Stéphanie, insegnante francese di 26 anni, Aleteia l’ha intervistata prima che facesse il suo ingresso nell’Abazia di Nostra Signora di Pesquié, ad Ariege (Francia). Di seguito vi riportiamo una parte di questa intervista.
La prima domanda a cui risponde Stéphanie riguarda la natura della sua fede: “Non sono mai arrivata a “perdere la fede”. Dopo la morte di mia sorella la mia fede, che era mezzo addormentata, si è risvegliata. Ho iniziato a credere profondamente e a voler progredire a livello spirituale nella mia vita. Ho perso una sorella nel 2005, mentre stava andando alla Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia. Quell’evento è stato senz’altro cruciale per il mio discernimento. La sua morte è stata un vero punto di svolta nella mia vita spirituale. Mi sono resa conto dell’importanza della nostra vita”.
La ragazza ha sperimentato sulla sua pelle la caducità della vita ed ha capito che l’unico modo per viverla correttamente è affrontarla accanto a Dio. Questo non comporta necessariamente una vita in convento, ed è per questo che l’intervistatore le chiede quando questa fede si è trasformata in vocazione e lei risponde: “Nel 2008, dopo un pellegrinaggio, ho sentito un’attrazione per Dio durante la Messa e un forte desiderio di amarlo. Da quel momento ho vissuto con la sete di assoluto. L’idea di dedicare la mia vita a Lui ed entrare in convento è diventata più pressante. Ho sentito un vero amore per Dio, come se mi innamorassi di Lui. Avevo bisogno di andare a Messa tutti i giorni, di trascorrere del tempo con Lui. Questo grande desiderio è durato solo qualche mese”.
Dio aveva bussato alla sua porta, ma lei non era pronta a rispondere, sentiva in cuor suo di dover riflettere sulla questione a fondo, dunque, si è lasciata alle spalle l’idea dei voti, è andata all’università ed ha cominciato ad insegnare, ma in quel preciso momento il desiderio di trascendenza è tornato: “Ho fatto un ritiro, e il mio direttore spirituale mi ha chiesto perché non offrivo la mia vita a Dio. L’idea non mi aveva mai abbandonato del tutto, e dopo di allora è diventata evidente. Ma questa evidenza era vertiginosa! Avevo sete di Dio, ma la decisione di fronte a una scelta tanto radicale non è stata affatto facile”.
Stéphanie ha comunicato alla direttrice della scuola che avrebbe lasciato il lavoro, quindi è toccato ad amici e parenti conoscere la sua decisione. Tutti in un primo momento non capivano la sua scelta, ma alla fine l’hanno lasciata andare per la sua strada. Adesso, un’istante prima di abbandonare la sua vita precedente pensa a ciò che le potrebbe mancare, ma dopo aver pensato un attimo afferma: “Ad essere sincera mi sembrava tutto un po’ superficiale. Non è in questo che si trova la felicità, ma nelle relazioni profonde. La mia fede mi porta a non vivere in modo superficiale, perché non è in questo che è Dio. I momenti con la mia famiglia e i miei amici mi mancheranno e sono consapevole di rinunciare a molte cose, ma so che nell’abbazia troverò l’essenziale”.