Molti fedeli sottovalutano la valenza della contrizione nella remissione dei peccati, come se il semplice gesto di ricevere la comunione potesse pulirli da qualsiasi azione commessa. In realtà la contrizione non è solo importante ma necessaria, senza di essa non viene rimesso alcun peccato, nemmeno se si è appena effettuata la confessione.
Per parlare di questo aspetto teologico, spesso ignorato, il sacerdote Tullio Rotondo ha scritto un intero libro nel quale raccoglie tutti i pensieri di santi e pontefici del passato, senza trascurare l’opinione a riguardo di figure ecclesiastiche odierne di rilievo come il Cardinale Mueller (ex direttore del dipartimento per la dottrina della fede). Per introdurre il suo libro il sacerdote scrive una prefazione in cui spiega le motivazioni che lo hanno spinto a redarre un simile scritto: “Questo libro vuole aiutare tutti a capire che, senza la contrizione del pentente, l’assoluzione sacramentale è invalida e i peccati restano non rimessi, sulla scia di questa verità fondamentale questo testo vuole mettere in evidenza che i 10 comandamenti obbligano i cristiani e l’uomo giustificato è ancora tenuto ad osservarli e che la Comunione Eucaristica va fatta in grazia di Dio, ricevere l’Eucaristia stando in peccato grave è un vero e proprio sacrilegio”.
Il concetto che Don Rotondo vuole fare emergere è abbastanza logico, la dottrina spiega che Dio è disposto, per via della sua infinita misericordia, a perdonare ogni peccato a condizione che il fedele abbia compreso il suo errore, si sia pentito ed abbia preso l’impegno di non commetterlo più. Risulta lapalissiano che mancando il pentimento, la confessione risulti vuota poiché il soggetto è predisposto a commettere lo stesso errore all’infinito. Questo errore non solo invalida la confessione appena fatta ma ci mette nella difficile posizione di essere in peccato mortale, questo perché, esattamente come colui che sceglie di non credere, la mancanza di pentimento viola il patto implicito tra uomo e dio sul rispetto della legge divina.
Nel libro il sacerdote cita vari passi dell’antico e del nuovo testamento per far si che il lettore comprenda come la contrizione sia un principio base e fondamentale della religione e del patto con Dio sin dagli albori, in uno dei passi sulla contrizione infatti scrive: “E più in particolare la grazia della conversione domanda dall’uomo una triplice risposta. In primo luogo è necessario un cambiamento reale del cuore, uno spirito e un sentimento nuovi. La conversione e la penitenza costituiscono un’opzione fondamentale della persona orientata verso Dio, come pure una rinuncia totale al peccato. In secondo luogo, vediamo già Geremia aspettarsi dal peccatore una confessione pubblica della propria colpa e la promessa di emendamento dinanzi al Signore”.