La settimana Santa appena trascorsa è stato il momento in cui tutti i fedeli hanno ricordato gli ultimi giorni di Gesù Cristo, la sua passione, la sua sofferenza ed il suo sacrificio. Attraverso il ricordo di quei momenti si celebra il messaggio contenuto nel gesto del figlio di Dio, si porta avanti il mistero della fede e si rende omaggio ad esso permettendo a Gesù di rivivere nei fedeli e nella sua Chiesa.
Gesù, in quanto primo martire della Chiesa Cattolica, ha ispirato numerosi santi a battersi per la propria fede e a morire per quello in cui credono, sono numerosissimi i casi in cui, nella storia e nella quotidianità, i cristiani vittime di persecuzione sacrificano la propria vita pur di non piegarsi alle ingiustizie dei regnanti e del resto della società per portare avanti il messaggio di pace e amore che Gesù e la Chiesa hanno tramandato.
Consapevoli di questa missione e di questo sacrificio, i redattori di ‘Zenit’ hanno voluto condividere un pensiero riguardante tutti quei missionari che sono morti in opere caritatevoli in zone in cui le pestilenze mettevano a rischio la loro salute. Il loro pensiero va, quindi, ai collaboratori e religiosi di ‘Fatebenefratelli’ che dal 2014 ad oggi si sono impegnati a curare e assistere i malati di virus ebola in Liberia e Sierra Leone fino agli ultimi istanti di vita e che per fare questo hanno subito un contagio morendo a loro volta.
Questa riflessione serve a spiegare come per essere dei martiri cristiani non c’è bisogno che si subiscano torture e che si venga giustiziati, ma basta offrire la propria carità a chi ne ha bisogno anche in contesti che potrebbero causare la nostra morte. L’opera di questi missionari dev’essere fonte d’ispirazione per tutti i cristiani che per lavoro o per vocazione si trovano di fronte a persone sofferenti, affinché non si tirino indietro davanti alle difficoltà ed al pericolo pur di continuare ad aiutare chi ne ha bisogno.
Solo con questo spirito si può pensare di tramandare il mistero della Passione di Cristo, solo in questo modo la sua opera continuerà a vivere nei cristiani e nella chiesa, permettendo a chi ne è testimone di avere una vita “Sovrabbondante” che si trasforma in seme di vocazione all’assistenza agli ultimi.
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