In un mondo e in un tempo in cui l’emancipazione femminile è ormai una realtà concreta, qual è la più grande libertà che una donna può ancora conquistare?
A questa domanda non banale, una scrittrice al debutto, dalla penna spigliata e brillante, ha cercato di dare una risposta in un libro, rivolto in primo luogo alle donne di oggi.
“Se è vero amore non ha paura di aspettare. Se è vero amore, non ha paura di accogliere la vita”
Amatevi, finché morte non vi separi (Effatà Editrice) è l’opera prima di Anna Porchetti, 50 anni ben portati, tarantina trapiantata a Milano, dove vive con il marito e le tre figlie. Laureata in chimica farmaceutica, Porchetti lavora nell’export di aziende italiane del settore della salute e viaggia molto per lavoro. Alla formazione tecnico-scientifica coniuga una buona cultura umanistica, come emerge sia dal suo libro che dal suo blog annaporchetti.it.
Anna Porchetti viaggia molto per lavoro, conosce le lingue e ama molto lo sport. Al tempo stesso, però, ama molto anche la sua famiglia, tanto è vero che lo scopo fondamentale del suo libro è spiegare perché formare una famiglia è qualcosa che paga sempre.
Argomento scandaloso e politicamente scorretto
L’amore coniugale, scrive l’autrice, è “argomento scandaloso e politicamente scorretto” per definizione, eppure – lascia intendere – è qualcosa che rimane sempre nei desideri profondi di ogni donna. Nel suo libro, Anna Porchetti parla della sua vita e della sua quotidianità familiare e lo fa sempre con irresistibile ironia: in estrema sintesi, potremmo dire che prendere sul serio il matrimonio ma non se stessi sia una sorta di “summa” del suo pensiero. C’è, però, molto di più.
Nella sua apparente leggerezza, Amatevi finché morte non vi separi affronta molti dilemmi irrisolti degli uomini e – soprattutto – delle donne di oggi. Mettendo a proprio agio le sue lettrici, Porchetti le conduce passo dopo passo verso le verità “scomode” (ma belle) sul matrimonio e sul perché convenga viverlo cristianamente.
L’autrice dà consigli alle donne nel discernimento tra gli uomini giusti e quelli sbagliati, poi indica una delle chiavi di volta per la felicità di qualunque matrimonio: evitare tutte le idealizzazioni.
Vivere una relazione coniugale all’insegna del realismo e della consapevolezza dei pregi o difetti del proprio marito non significa certo accontentarsi di una felicità dimezzata: al contrario, significa vivere l’amore con più profondità e maturità. Per dirla in altri termini: “Medioman batte il principe azzurro 10 a 0”.
Altro dilemma: è meglio “un Bimby o un bimbo?”. Di fronte al mito dei comfort tecnologici odierni, Anna Porchetti commenta: “Preferire la comodità renderà meno affaticati ma non più liberi. La libertà è proprio un’altra cosa, qualcosa di più profondo che ha a che fare con la possibilità di scegliere tra il bene e il male, non di recuperare un’ora di relax per un pediluvio”.
I cattolici lo fanno meglio…
C’è un capitolo, tuttavia, che più degli altri desta attenzione: quello sulla sessualità. L’autrice non ha dubbi: “il sesso migliore lo fanno gli sposi cattolici”. E fa a pezzi il mito dell’“emancipazione sessuale” che, separando l’erotismo dall’amore, invece di elevare gli umani, li degrada a livello di “animali nella stagione dell’accoppiamento”.
“Più il sesso è facilmente accessibile, meno vale in sé – scrive Porchetti –. Diventa una cosa ordinaria. Non è più una meravigliosa ed esclusiva conquista per la vita. Se non è più una cosa unica e speciale, se non ha un fine unitivo ma solo ricreativo, allora il sesso perde quella magia che ci fa sentire finalmente una cosa sola nello spirito e nel corpo”.
L’idea di un sesso “senza implicazioni sentimentali, è una colossale balla, è come l’affettato light che dicono non faccia ingrassare, tu ti crei l’aspettativa che sia proprio quello che vuoi ma poi si rivela una schifezza e, quando lo provi, ha un sapore terribile”.
Il vero amore non ha paura di aspettare
L’autrice smaschera i falsi miti sull’emancipazione sessuale e sulla contraccezione, che hanno creato più confusione che altro. “Non saranno le tue abilità erotiche – scrive – a renderti unica agli occhi di un uomo. È l’amore che ti renderà unica e speciale, conserva le cartucce sessuali per dopo la cerimonia”.
Secondo Anna Porchetti, la castità prematrimoniale porta con sé il “valore dell’attesa”, del “donarsi all’altro in modo esclusivo”. Pertanto, “le donne cattoliche sono quelle sessualmente più libere, perché a differenza di tante altre, non hanno paura, dubbi o vergogna a dire di no”.
Di conseguenza: “Se è vero amore non ha paura di aspettare. Se è vero amore, non ha paura di accogliere la vita. […] L’amore fisico con l’uomo che ami è una cosa eccezionale, il segno della vostra comunione spirituale. Dovrebbe somigliare a un Dom Pérignon del ’69, non certo a un brik di Tavernello, da tracannare mentre ti abboffi di cibo spazzatura davanti alla tv”.