Una bella testimonianza di fede quella che viene da monsignor Bruno Forte, arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto.
Il teologo ha infatti affermato che, in questo tempo segnato dal coronavirus, farà da solo la processione del Cristo morto al Venerdì Santo. Quest’anno infatti tutte le “forme tradizionali” di devozione sono state cancellate, in quanto prevedono la presenza di pubblico, e impraticabili per via dei rischi derivati dalla pandemia attualmente in corso.
La decisione di fare la processione da solo
Le celebrazioni saranno possibili solo in forma privata, e ad esempio la tradizionale processione del Venerdì santo, che in città come Chieti attira ogni anno un gran numero di fedeli e turisti, non verrà realizzata.
Così l’arcivescovo Forte ha pensato giustamente che una soluzione c’è, ovvero quella di scendere in strada per farla da solo. Una risposta che evita ogni tipo di assembramenti, come anche l’arcivescovo ha sottolineato e richiesto, e allo stesso tempo dona un segnale di vicinanza e partecipazione al popolo.
Un segnale importante di fede e unità
Un messaggio civile e morale, di una Chiesa che non si ritira in sacrestia di fronte al pericolo e allo stesso tempo di una comunità che sta unita e che reagisce. Consapevoli di una speranza che è nutrita da una certezza: l’amore senza fine di Gesù Cristo che si è offerto sulla croce per la salvezza di tutti noi, e che culmina nella Resurrezione.
In una lunga e bella intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, monsignor Forte ha infatti spiegato la decisione affermando che “nell’impossibilità di viverla nella maniera consueta, ad evitare ogni assembramento di persone, ho fatto una scelta, che sta avendo consenso”. “Farò la processione del Cristo morto, da solo, portando personalmente un antico Crocifisso dal Seminario Regionale, dove celebrerò la liturgia della Passione con i Seminaristi e senza concorso di popolo, fino al sagrato della Cattedrale, dove benedirò città e diocesi”.
L’evento trasmesso su tv locali e social
L’evento verrà trasmesso da una tv locale ma anche via web. In questo modo sarà possibile seguirlo, connettendosi ai canali della diocesi. “Unendoci insieme nell’invocazione al Dio crocifisso perché liberi il mondo dal flagello che ci sta colpendo”, è l’invito.
Monsignor Forte, oltre ad essere arcivescovo è un noto teologo, autore di molti approfonditi libri di teologia, capaci di rischiarare la luce della fede in Gesù. Nell’intervista ha spiegato che anche se “nell’opinione di tanti Pasqua è diventata una festa piuttosto mondana, occasione per evadere dall’ordinario”, per i cristiani resta “un passaggio attraverso il dolore e la prova verso una nuova vita, una nuova libertà“.
La chiamata a vivere la Pasqua fino in fondo
Che cioè “non solo non esclude, ma abbraccia e trasfigura la sofferenza umana, la fragilità, la solitudine”. Di cui “ne è testimonianza l’immagine di Cristo, coronato di spine, che regna dal trono della Croce, dove muore abbandonato, per essere poi resuscitato dal Padre al terzo giorno”.
Per questo l’arcivescovo ha invitato a vivere pienamente la sofferenza di Gesù Cristo, a farci carico con Lui della croce, e non soltanto a pensare a questo momento così importante per la nostra fede come a un’occasione di svago e di vacanza a basso costo. Perché il costo che ha pagato Nostro Signore è molto alto, per questo dobbiamo onorarlo fino in fondo.
L’augurio sulla vita dopo il coronavirus
Per quanto ci aspetta dopo, Forte ha affermato che “per tanti la clausura forzata nelle case e le sequenze delle innumerevoli bare portate verso cimiteri, dove potessero trovare ancora posto, sono esperienze che non si dimenticheranno. L’importante è che esse ci facciano pensare, aiutandoci a superare la smania di un certo consumismo edonistico, che aveva contagiato un po’ tutti, nonostante le difficoltà della vita di tanti”.
Oggi infatti i cristiani sono duramente chiamati a vivere in casa, senza Eucarestia. “Per molti credenti non è stato facile accettare l’idea di essere privati per un certo tempo del conforto della preghiera liturgica e del pane di vita dell’eucaristia. Anche tanti sacerdoti hanno faticato a celebrare la Messa senza concorso di popolo. Le Chiese, però, non sono sbarrate…”, ha ricordato il monsignore.
Il tempo della preghiera e delle relazioni dirette
“Lo sono state alcune inizialmente e a farle chiudere è stato un equivoco, presto risolto dall’intervento di Papa Francesco. In tempi difficili come questo, la porta della Chiesa aperta, anche se non vi entrasse nessuno, ricorda a tutti che il Signore è lì, nel tabernacolo dove la Sua presenza ci conforta e ci sostiene, sempre pronto ad accogliere la preghiera e il grido di tutti”.
Oltre a ciò, oggi “è il tempo di valorizzare non solo il telefono e i nuovi “media”, ma anche la quotidianità delle relazioni dirette, che in questa involontaria clausura possono essere riscoperte: quella fra coniugi, fra genitori e figli, fra fratelli e sorelle, quella con gli anziani… È il tempo di pregare di più, di leggere di più, di meditare di più, per crescere in interiorità e profondità. Voglia Dio che possa essere così per tanti!”.
La preghiera per la liberazione dalla pandemia
Per questo monsignor Forte ha anche scritto una preghiera per la liberazione dal male della pandemia, già tradotta in molte lingue. Che riproponiamo:
“Signore Gesù, Salvatore del mondo, speranza che non ci deluderà mai, abbi pietà di noi e liberaci da ogni male! Ti preghiamo di vincere il flagello di questo virus, che si va diffondendo, di guarire gli infermi, di preservare i sani, di sostenere chi opera per la salute di tutti. Mostraci il Tuo Volto di misericordia e salvaci nel Tuo grande amore. Te lo chiediamo per intercessione di Maria, Madre Tua e nostra, che con fedeltà ci accompagna. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen”.
Giovanni Bernardi
Segui tutte le nostre News anche attraverso il nuovo servizio di Google News, CLICCA QUI