Ha suscitato un certo scalpore la risposta ad alcune domande sulla possibilità per le persone transessuali, di vivere la vita sacramentale in tutti i suoi aspetti.
In poche righe telegrafiche, sottoscritte da Papa Francesco, il Dicastero per la Dottrina della Fede ha aperto molte possibilità per le persone transessuali. All’esultanza di chi è direttamente coinvolto è corrisposta la perplessità dei più. Facciamo chiarezza.
Battesimo, padrini e madrine, testimoni di nozze non solo un diritto ma una grande responsabilità.
Chi è la persona transessuale
Una premessa è d’obbligo. In medicina il termine transessualismo non ricorre più. Comunemente si riferisce a una persona con una disforia di genere. Il processo formazione dell’identità di genere: è complesso. È dato dall’armonizzazione di tre dimensioni: biologica, psichica e sociale.
Non si conosce la genesi precisa dell’identità di genere. In linea di massima dovrebbe essere frutto della convergenza di predisposizioni di natura genetica e di imprinting ormonali sul cervello prenatale, da una parte, con un potente influsso derivante dalle esperienze vissute nei primissimi anni di vita, dall’altra (M. P. Faggioni, medico e bioeticista).
Quando il sesso corporeo e l’identità di genere non sono in armonia la persona può vivere un disagio esistenziale più o meno intenso. Alcune scelgono di intraprendere una cura ormonale o ricevere un intervento chirurgico di rettificazione del sesso, per cercare quell’armonia a cui tutti aneliamo.
Le possibilità aperte dal Dicastero
Di sostanziale uguaglianza tra tutte le persone scrive anche il Dicastero per la Dottrina della Fede per dare l’assenso alle persone transessuali a ricevere il Battesimo, a essere Padrini o Madrine di Battesimo, testimoni di matrimonio. Le precisazioni riguardano quesiti specifici su cui è bene fermarsi singolarmente.
Le persone transessuali possono ricevere il Battesimo. Questo sacramento imprime il carattere nella persona, cioè, dona tre effetti: è cancellato il peccato originale, si diventa Figli di Dio e membra della Chiesa. Inoltre il Battesimo dona la grazia santificante. Il primo è indelebile e non dipende dalle disposizioni della persona. La grazia, invece, diventa operante se la persona la lascia operare. È diritto di chiunque accolga il Vangelo di ricevere il Battesimo. Quindi anche le persone transessuali e i bambini delle coppie omoaffettive ne hanno il diritto, e, implicitamente si assumono tutti i doveri che comporta una tale dignità. Il dovere di accogliere il dono della fede, di alimentarlo con la preghiera, la vita sacramentale, con l’ascolto della Parola di Dio, la testimonianza, le opere di carità, vivere conformemente agli insegnamenti del Signore e di quanto sotto Sua ispirazione dispone la Madre Chiesa. Ogni Battezzato è chiamato a scoprire la sua vocazione, lavorativa, sociale, relazionale. Un battezzato che per varie ragioni non si sente chiamato al matrimonio sacramento o non è nelle condizioni di poterlo ricevere è chiamato a vivere la continenza, sì perché l’esercizio della sessualità avviene nell’ambito della relazione matrimoniale. Dunque anche alle persone transessuali, come a chiunque è chiesta questa coerenza di fede.
Figli adottivi e responsabilità di accompagnare
Stesso discorso se a ricevere il battesimo è il figlio adottivo della coppia omoaffettiva. Diritto del bambino essere battezzato, è dovere di chi lo presenta assumersi l’onore e l’onere di educarlo alla fede.
Stessa uguaglianza è affermata nel riconoscere per le persone transessuali il diritto di poter essere padrini o madrine se non c’è: “pericolo di scandalo, di indebite legittimazioni o di un disorientamento in ambito educativo della comunità ecclesiale”.
Padrino o madrina non è semplicemente la persona che è accanto al battezzando o cresimando il giorno della celebrazione. È un ruolo così delicato e impegnativo, che richiede una maturità, un equilibrio e un’audacia tali per cui chiunque prima di accettare ci pensa su mille volte. In effetti, il padrino o la madrina sono chiamati ad avere una maturità di fede e di vita tale da potersi assumere la responsabilità di fronte a Dio e alla comunità di accompagnare un’altra persona nella vita. La persona umana non è divisibile a compartimenti stagni.
Siamo un composto di corpo, mente e anima. Quindi chi si prende la responsabilità di aiutare a crescere afferma di sapersi e potersi prendere cura di tutta la persona corpo, anima e mente.
Come tutti anche la persona transessuale se ha questo equilibrio e lo desidera può assumersi la responsabilità. E se convive? Si applica la regola che vale per tutti. Può fare da padrino/madrina se semplicemente convive, in continenza con un’altra persona.
Ancora più semplice è la motivazione per cui possono anche fare da testimoni di nozze. Secondo la normativa canonica vigente chiunque può svolgere questo ruolo indipendentemente dall’adesione di fede.