C’è un male nascosto che oggi affligge soprattutto i ragazzi e di cui talvolta non se ne immaginerebbe l’esistenza. Un’inquietudine che segna nel profondo l’umanità, impedendole di raggiungere la felicità. Anzi, facendola scappare da essa.
Un male di cui sempre più ragazzi sono inconsapevolmente colpiti e che rischia di minare l’intera esistenza impedendo di vedere la vita con gli occhi pieni di meraviglia per quanto il Signore ha donato ad ognuno.
Si chiama “cherofobia” ed è letteralmente la “paura della felicità”. Tutte le persone che ne soffrono si impegnano in ogni modo per evitare le situazioni che possono portare gioia. Per queste persone, infatti, la felicità diventa non solo una sorta di utopia, ma anche qualcosa che si accompagna indissolubilmente a un evento negativo che dovrebbe compensarla. Una specie insomma di preludio di un male che sicuramente dovrà accadere.
Ci sono anche persone che identificano la felicità con il peccato, sbagliando completamente strada. Sono infatti due ambiti che non solo non coincidono, ma che spesso sono proprio in aperta contraddizione tra loro.
Come spiegò San Giovanni Paolo II in occasione della XV Giornata Mondiale della Gioventù, nel 2000, ai tanti ragazzi accorsi al grande evento, in realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare”.
“È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna”, furono le mirabili parole del Papa polacco.
L’Onu, nel suo World Happiness Report ha fornito un quadro su quella che è la felicità percepita nella popolazione globale. Le ricerche parlano di un lieve aumento rispetto al 2021, che tiene conto della fine della pandemia ma anche dell’inizio della guerra. Tutto ciò in sostanza non ha determinato grandi cambiamenti, si vive sull’onda di un’incertezza cronica a cui il mondo sottopone l’umanità.
Tra i vari Paesi l’Italia si colloca in una posizione intermedia della classifica, da cui emerge tuttavia che purtroppo i più che soffrono sono i giovani, alle prese con le prime difficoltà della propria esistenza e delle difficili risposte che spesso fanno fatica ad offrire. Tra questi ce ne sono alcuni che purtroppo, per varie ragioni dovute talvolta anche alla stessa educazione, considerano la felicità come qualcosa di inevitabilmente associato a momenti goderecci e peccaminosi, e per questo automaticamente da evitare.
Chi soffre di questa problematica non riesce infatti a concepire la gioia come qualcosa di legato a un evento sano e genuino, e di conseguenza gli risulta molto difficile vivere un qualsiasi momento di serenità. Subito infatti fanno capolino ansia e malinconia. La semplice sensazione di felicità diventa così qualcosa da rifuggire in maniera irrazionale e a una dimensione sostanzialmente intima e profonda.
La cherofobia è perciò una patologia che tuttavia al momento non è inserita nel DSM, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, ma di cui sempre più ragazzi soffrono, e che può essere superata con l’aiuto di esperti del settore, che permettono che non si trasformi in una depressione cronica. Spesso chi ne è colpito come conseguenza diretta riduce la socialità e il rapporto con il prossimo, e impedisce di vedere come anche un momento semplice di condivisione possa generare grande gioia.
Attraverso l’amore per sé stessi, per il prossimo e infine per Dio passa la felicità più profonda e vera. Tutto molto lontano dal vivere una vita condizionata dalla paura di dovere affrontare sempre e comunque qualcosa di negativo, con un approccio che limita fortemente le esistenze quotidiane. Dal vivere cioè una vita che ripone ogni sua fiducia nella Grazia che solo il Signore dona ai suoi Figli, il Vivente, colui che è venuto a salvare ogni essere umano annunciandogli la vita piena, di cui pregustarne l’essenza già in questa terra.
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