Don Fabio Rosini ha la fama di essere un sacerdote severo ma giusto, un uomo dimesso che evita le luci della ribalta per paura che le sue parole vengano male interpretate. Eppure il suo ultimo libro ”Solo l’amore crea” è in cima alle classifiche di vendita da un bel pezzo, il tutto senza bisogno di una propaganda assordante, il che fa pensare che ciò che ha da dire abbia una certa rilevanza.
Per capire chi sia in realtà Padre Rosini bisogna partire dalla sua infanzia e dal suo rapporto con i genitori. Il sacerdote, come tutti i figli, è andato spesso contro gli insegnamenti dei genitori, aveva bisogno di sbagliare, ma crescendo si è reso conto del gran lavoro svolto dai suoi e non c’è giorno che non passi a ringraziarli.
Non è un caso che il suo libro cominci proprio con una dedica a Mamma e Papa, di loro dice: “Papà, ordinario di fisica dell’atmosfera alla Sapienza. Era un uomo limpido, giusto. Mamma, con i suoi difetti, mi ha insegnato la forza della misericordia. E poi mi ha regalato la vocazione al sacerdozio”. La sua vocazione, quindi, è stata ispirata dalla figura della madre ed è proprio da questo punto che inizia la recente intervista concessa ad ‘Avvenire.it’: “Ero un diciassettenne con le asprezze di tanti diciassettenni. Ero arrabbiato. Qualche volta aggressivo. Un giorno passai il limite e umiliai mamma, davanti ad altre persone, con un disprezzo arrogante. Lasciò Roma disperata e si rifugiò in un paesino delle Marche. Passò ore nella cappellina dei frati cappuccini proprio accanto al cimitero”.
In quel momento si rese conto che i conti non tornavano, lui era stato offensivo e cattivo e sua madre in tutta risposta aveva pregato ore ed ore per lui. Sette anni dopo Don Fabio è partito come missionario per la Thailandia e sua madre, orgogliosa, gli disse che sapeva che Dio aveva un progetto per lui.
Il bagaglio di esperienze ha formato un Sacerdote amato da tutti per la semplicità con cui spiega le cose, un uomo determinato e complicato che possiede il dono particolare di riuscire a comprendere l’essenza di ogni persona. Se gli si dovesse chiedere come faccia ad avere una simile capacità , Don Rosini risponderebbe che si tratta di fortuna, la fortuna di avere Gesù Cristo come alleato: “Noi abbiamo potenzialità meravigliose se partiamo da quanto Dio ci vuole bene. Se partiamo da noi stessi siamo una delusione”.
Dio accresce le nostre potenzialità le rende evidenti e funzionali, altrimenti saremmo potenza inespressa, ma come si può stringere un alleanza con Dio? Don Rosini ha la ricetta anche per questo, e dice che la preghiera: “È l’alleanza che facciamo con Dio prima di andare a combattere. E l’alleato insieme al quale combattiamo”.
La preghiera è uno strumento potente, lo si sente dire spesso, eppure molte persone pregano senza riscontrare risultato, dov’è che sbagliano? Il sacerdote risponde a questa domanda con una semplicità disarmante: “Spesso non centriamo il punto: pensiamo che il Cristianesimo sia una somma di regole e invece il Cristianesimo è una relazione. È innamorarsi di qualcuno. È un dialogo. Dio non è norma, è Padre”.
A sentirlo parlare sembrerebbe che per la nostra società c’è una speranza, che il secolarismo non ha distrutto la fibra morale dell’essere umano: “Credo nei giovani. Mi fido dei giovani. Perché sono fragili e poveri. Non hanno più punti di riferimento come nel passato e hanno fame di Gesù Cristo e di misericordia”. Infine a chi obbietta che le nuove generazioni siano superficiali, controbatte dicendo che l’unico problema con i giovani è non concedergli il giusto credito questi sono capaci di cose incredibili.
Il libro di Don Rosini parla di tutto questo: fede, speranza e futuro, il tutto filtrato dagli occhi di un uomo che ha vissuto esperienze decennali come sacerdote in giro per il mondo. Si può dire quindi che alla base del suo successo editoriale ci sia la fiducia, nei giovani in primo luogo ma sopratutto in Dio.