I non cristiani (ebrei, musulmani, induisti, buddisti, ecc.) che vivono con serietà e impegno la loro personale spiritualità, possono avvicinarsi a Dio oppure sono vittime di un inganno? La domanda non è banale, né oziosa.
È sempre più facile, infatti, anche nel nostro paese, fare conoscenza con adepti di altre tradizioni religiose. Molti di loro, in precedenza, erano cattolici o atei. Un lettore del sito Amici Domenicani ha sottoposto il suo dilemma a padre Angelo.
Con riferimento all’esperienza riferitagli da una sua conoscente recatasi in India, il lettore scrive: “So che dedica molto tempo alla meditazione e alla recita di mantra o qualcosa di simile alle nostre preghiere. Mi ha raccontato di ciò che ha provato immergendosi nel fiume sacro e, nelle sue parole, ho notato grandissima partecipazione emotiva. Non solo. Ho avuto l’impressione che lei effettivamente abbia vissuto un’esperienza profondissima in quell’occasione e che, in qualche modo, sia stata un’esperienza ‘spirituale’”.
Da qui una serie di interrogativi: “Posto che la fede cristiana è la via che conduce a Dio, Verità e Vita, come devono intendersi tutte queste altre esperienze ‘spirituali’? Sono solo condizionamenti psicologici? Si tratta di inganni? Oppure, sempre riconoscendo l’unicità della nostra fede, si può pensare che uomini e donne di buona volontà alla ricerca di Dio possano, per vie diverse, imperfette, fare comunque esperienza del divino?”.
Nella sua risposta, padre Angelo premette: “Il desiderio di conoscere Dio in ogni tempo e luogo si è manifestato in alcune persone in maniera più intensa che in altre. Qualcuno ha detto che rimarrà sempre viva la vena mistica quanto quella poetica o filosofica. Sempre e ovunque ci sono stati poeti, filosofi. Sempre e ovunque ci saranno anche dei mistici, persone che hanno vissuto una particolare esperienza di immersione in Dio”.
È certo che nell’uomo c’è “un naturale desiderio di Dio” e che Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (1Tm 2,4). Quindi “non si può escludere a priori che alcune persone che non conoscono Gesù Cristo possano avere profonde esperienze di Dio. Noi sappiamo con certezza che la grazia non è legata ai Sacramenti. E con altrettanta certezza sappiamo che Dio vuole salvi e cioè santi tutti gli uomini”, spiega Padre Angelo.
Nella Redemptoris missio, San Giovanni Paolo II ha scritto: “Dio chiama a sé tutte le genti in Cristo, volendo loro comunicare la pienezza della sua rivelazione e del suo amore; né manca di rendersi presente in tanti modi non solo ai singoli individui, ma anche ai popoli mediante le loro ricchezze spirituali, di cui le religioni sono precipua ed essenziale espressione, pur contenendo «lacune, insufficienze ed errori»” (RM 55).
Padre Angelo cita poi un documento del Concilio Vaticano II: “la Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni.
Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini” (Nostra aetate, 2).
Pertanto, pure essendo la grazia “donata nella Chiesa in maniera ordinaria e sovrabbondante a motivo della fede cristiana che è divinamente ispirata e a motivo dei Sacramenti, senza dubbio Dio dona grazie particolari di santificazione anche a coloro che non appartengono materialmente alla Chiesa e senza loro colpa non conoscono Cristo come unico Salvatore dell’uomo”.
La conclusione è che “vi possono essere reali esperienze spirituali e mistiche anche nei non cristiani. Tali esperienze sono sempre dono di Gesù Cristo, anche se essi non lo sanno o non lo riconoscono”. È però necessario compiere un “discernimento” per scoprire se tali “esperienze mistiche e spirituali” vengano “dall’Alto oppure dal basso”, cioè da Dio o da satana. Oppure se sono “frutto di illusione o fragilità psichica o anche di mescolanza di questi due ultimi fattori, così è necessario affermarlo anche per tutti coloro che sono soggetti di tali esperienze fuori del cristianesimo”, conclude il domenicano. [L.M.]
Fonte: Amici Domenicani
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