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Come si fa a ragionare bene?

Come si fa a ragionare bene?

La bocca della verità

Una delle cose più importanti, ma forse anche una delle cose più trascurate oggi, è senza dubbio questa: l’arte di ragionare bene, di avere un pensiero logico, coerente, lineare e fondato sulla verità.

Nel XXI secolo si vive molto, si parla troppo, ma si pensa poco, o almeno si ragiona poco. E il sofisma pare essere il ragionamento prevalente e a volto l’unico accettato dal potere, dai media e dalla massa acefala dei contemporanei. Ma allora, si finirà inevitabilmente per vivere male, poiché la vita segue il pensiero, come il frutto deriva dal seme.

Aggiungiamoci gli abnormi condizionamenti dell’epoca attuale e la frittata è fatta! Qualche spirito libero ha notato sarcasticamente ciò: “Un tempo non era permesso a nessuno di pensare liberamente. Ora sarebbe permesso, ma nessuno ne è più capace. Ora la gente vuole pensare ciò che si suppone debba pensare. E questo lo considera libertà” (Oswald Spengler, citato a p. 17). Una cosa simile la notava Heidegger, quando scriveva che si pensa poco proprio ciò che è massimamente pensabile.

Il pensiero quindi è stato sommerso: dall’emotività, dall’irrazionalismo come stile di vita, dal mobilismo di cui parlava Romano Amerio, dal sentimentalismo fugace e ammorbante, dalla tecnica che ci dà l’illusione di pensare al posto nostro…

Quindi, proprio per liberare il pensiero dalle pastoie che lo soffocano e ridare dignità ad una vita secondo coscienza, mons. Antonio Livi, già rettore di Filosofia al Laterano, ha dato alle stampe un’opera che sarà apprezzata nei decenni a venire come una pietra miliare (cf. A. Livi, Le leggi del pensiero. Introduzione alla filosofia della logica, Casa editrice Leonardo da Vinci, Roma, 2016, pagine 248, euro 22).

L’Autore fa un ottimo tour sulla questione della logica, dalla logica del linguaggio, attraverso la storia della della gnoseologia filosofica (Aristotele, san Tommaso, Cartesio, Malebranche, Pascal, i contemporanei), sino alla filosofia della logica o “meta-logica” (per il significato del termine, vedi p. 40 ss.).

Livi partendo dalle “tre forme della conoscenza ordinaria (esperienza, inferenza, fede in una testimonianza)” (p. 7) giunge alla costituzione della sua “teoria sulla funzione epistemica del senso comune” (p. 11). Non è sua intenzione rivoluzionare le assisi su cui si fonda il pensiero filosofico classico per accertare la verità che è, anche per lui dietro all’Angelico, “adaequatio rei et intellectus”.

Scrive infatti, contro lo scetticismo ormai dominante, che “la verità [e quindi la sua previa possibilità] è un valore fondamentale anzitutto nell’ordine noetico, perché essa costituisce l’obiettivo essenziale della conoscenza, ma è un valore primario anche nell’ordine pedagogico, epistemologico, ontologico e religioso” (p. 21, corsivo mio).

Vengono i mente i filosofi e i ‘teologi’ del pensiero debole, laico o ecclesiastico, i quali concordemente sostengono, che il cammino verso la verità sia più importante del conseguimento della verità. Che Gesù sia via e vita lo tollerano, ma che sia anche La Verità no, questo è arroganza metafisica!

Il vero filo-sofo, quale Livi mirabilmente è, vuol invece conoscere la verità, ed essere certo di procedere nel modo migliore per attingerla. Questa è la vera filosofia che ci insegnano le sue pagine: non il razionalismo libresco di chi fa sfoggio di citazioni per non dire nulla (o quasi), e neppure il dubbio sistematico prevalente oggi perfino nelle scienze esatte, che dubita di ogni legge (fisica e metafisica), senza dubitare un micro-secondo sulla fondatezza del dubbio stesso, e sulla presunta “approssimazione necessaria” quale orizzonte insuperabile del sapere dopo Kuhn.

Il Nostro, per filosofia della logica, intende “una riflessione sistematica sul pensiero umano, sia intuitivo che discorsivo, condotta con l’intenzione di stabilire quale sia la natura del pensiero e quali siano le leggi che ne regolano i procedimenti” (p. 35). Un approccio metafisico alla realtà, che proprio per questo non rifiuta la materia, la materialità delle leggi naturali e la riflessioni sullo stesso contenuto del pensiero, ovvero “il risultato dell’atto cognitivo” (p. 42). “Interessa (…) valutare il discorso dal punto di vista più importante per il pensiero, che è quello della verità, per cui il problema centrale della filosofia della logica è di individuare quale fondamento veritativo possano esibire, di volta in volta gli asserti” (p. 45).

Infondo, l’Autore ama così tanto la verità (fine di tutto), che ha un amore quasi pari per il nobile mezzo che ci è dato per trovarla, il pensiero. La logica aletica che Livi da mezzo secolo porta avanti come un profeta solitario, e contro incomprensioni e censure, vuole ridare tutta la sua importanza alla verità, rinobilitando per il fatto stesso il suo strumento ad hoc: il pensiero umano e le sue costruzioni.

Non è il caso di entrare nel dettaglio di discorsi più grandi di noi. D’altronde il libro in questione presenta un esaustivo Glossario logico-epistemico, di oltre 50 pagine fitte (cf. pp. 175-230) e una bibliografia ragionata su tutti i temi trattati (alle pagine 231-243). Chi volesse approfondire, ha inoltre a disposizione un libretto che riassume, discute e analizza le tesi dell’Autore (cf. Fabrizio Renzi et alii, La logica della verità, Leonardo da Vinci, Roma 2017).

Vogliamo però citare i 5 punti fermi che Livi stabilisce come “evidenze originarie che costituiscono quel sapere epistemico di fondo che risulta incontrovertibile in quanto è di fatto il presupposto di ogni latro sapere epistemicamente valido” (p. 102).

Questi dogmi della ragione, come li chiamo io per sottolinearne la perentorietà e la validità universale (nello spazio e nel tempo) sono: 1) l’esistenza della realtà; 2) l’esistenza di me stesso come parte cosciente della realtà stessa; 3) l’esistenza dell’alterità umana: non siamo soli ad essere coscienti (di essere); 4) l’esistenza della libertà e di una legge morale per gli esseri dotati di intelletto e di libera volontà; 5) l’esistenza di una Causa Prima della realtà, che coincide con il fine ultimo della realtà stessa.

Se non abbiamo tradito il pensiero forte di Livi e lo abbiamo ben interpretato, allora abbiamo eliminato in nuce tutte le ragioni possibili di depressione e ogni perdita del senso della realtà: ci sentiamo sicuri di vivere in un ordine pre-stabilito, che è bellezza, armonia, creatività, saggezza infinita, gusto e sapore ineffabile per la gioia di esserci.

Fabrizio Cannone

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