Il Sinodo dei Giovani tenuto ad inizio ottobre 2018 ha segnato probabilmente un punto di svolta per la Chiesa sul modo di accrescere ed affrontare il rapporto con le nuove generazioni. A spiegare perché l’evento è stato differente dagli altri ed ha tracciato una nuova strada è stato il Cardinale Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, in una recente intervista concessa a ‘L’Osservatore Romano’ di cui alcuni estratti sono stati riportarti sull’agenzia di stampa ‘Agensir‘.
Innanzitutto il cardinale ha definito il Sinodo: “Una bella esperienza ecclesiale e umana, che ha arricchito tutti, all’interno dei lavori e all’esterno”, quindi ha spiegato come i giovani siano già parte integrante dell’Istituzione Chiesa e che la priorità è quella di renderli partecipi non solo della dottrina ma anche della vita concreta. Come fare ad effettuare questo ulteriore step in avanti? Per Baldisseri la via da seguire è semplice e consiste nel dare ai giovani maggiore spazio all’interno degli organismi decisionali per ascoltare ed approfittare del contributo che possono dare, oltre che nell’accompagnarli nella “Sequela di Gesù”.
Il Sinodo dei Giovani del 2018 è stato anche il primo in cui sono stati introdotti i cambiamenti contenuti nell’apostolica Episcopali communio. A tal proposito il Cardinale spiega che la modifica più importante riguarda la forma del Sinodo stesso che adesso è divenuto un processo composto da tre fasi: preparatoria, assembleare (quella tenutasi in ottobre) e attuativa (cominciata in questi mesi). Ma c’è di più come il maggiore spazio dato ai circoli minori ed il cambiamento del sistema d’elezione degli organismi sinoidali. Tutte le modifiche hanno contribuito a rendere il Sinodo un’esperienza nuova ed al contempo istruttiva che Baldisseri non fatica a definire: “Un forte messaggio di fiducia e di speranza. Fiducia nei giovani, nelle loro capacità, nel loro desiderio di vivere una vita piena e significativa”.
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Luca Scapatello
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