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Schiavi dello Smartphone: fuggiamo dalla dipendenza del “sempre connesso”

E’ possibile non essere dipendenti da smartphone e rete?

La risposta, in tempi in cui tutti devono essere connessi, è veramente NO?

Alcuni monaci hanno provato a dare delle regole per di ridurre la dipendenza da quella che è una delle più grandi fonti di distrazione: lo smartphone.

Le tecniche dei monaci

Alcuni monaci medioevali hanno cercato di ridurre, o cercare di indurre i giovani a farlo, le distrazioni mentali da smartphone: dei veri e propri trucchi di concentrazione che possono durare ancora oggi. Ma perché proprio i monaci? Forse per la loro abilità nel concentrarsi durante la contemplazione e il non riuscire a distrarsi nemmeno se cascasse il mondo? Probabilmente si.

La loro tecnica medioevale, di certo, non prevedeva l’affrontare le preoccupazioni che abbiamo noi oggi, le troppe lamentele che siamo costretti a sentire noi oggi…insomma: non è che avessero tanto contatto con il mondo esterno al loro convento. Certo, forse erano curiosi di capire cosa c’era lì fuori, e forse anche per questo si concentravano sempre di più per non cadere in questa tentazione e perdersi, quindi, dalla contemplazione di Dio.

Arrivarono ad una conclusione: per non cadere in tentazione e in false illusioni, tutto stava nel concentrarsi in maniera profonda e non pensare a nulla, se non a Dio. Bisognava lavorare sulla mente: la mente non doveva pensare ad altro mentre cantava e pregava.

Una regola del lontano 420 d.C.

Era la regola di Giovanni Cassiano: niente doveva mettere in crisi una mente contemplativa. Nel 420 d.C., stavano nascendo tante comunità monastiche, c’era un vero e proprio entusiasmo per la vita monastica, ma doveva esserci anche la necessità di stabilire certe regole per vivere in tranquillità e concentrazione. Ai monaci erano richieste poche cose: leggere, pregare, cantare, lodare Dio e lavorare la terra. Non c’era relax, anche la meditazione era un lavoro.

Così facendo, la mente era sempre impegnata in qualcosa e non poteva distrarsi in altro. Il corpo e l’anima raggiungevano il loro obiettivo e non sarebbero caduti in inutili debolezze.

Altro metodo era quello della rinuncia: oltre a rinunciare alle persone care, si rinunciava a tutto quello che poteva essere definito superfluo e non necessario essenzialmente alla vita monastica. Ridurre i propri impegni solo a Dio e alle cose serie e la mente, non sarebbe andata altrove.

Cosa faremo noi oggi?

Oggi, optare per contenere il proprio corpo e la propria anima solo alle cose strettamente necessarie è visto come qualcosa di impossibile: essere sconnessi dal mondo esterno non è semplice. Forse la cosa più giusta sarebbe quella di scegliere quali siano le distrazioni più sane alle quali la nostra mente deve badare…ma è quasi certo, che non tutti riusciremmo a trattenere la nostra mente al di fuori dal mondo.

ROSALIA GIGLIANO

Fonte: indiscreto.org

Rosalia Gigliano

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