Senza i malati l’umanità non sarebbe immagine di Cristo. Le Sue stimmate non si vedrebbero. Noi malati siamo il riflesso della sofferenza di Dio. A pronunciare queste parole è una giovane donna, che soffre di una malattia muscolare che le fa perdere poco a poco l’uso dei muscoli e che può essere molto dolorosa. Lo dice dalla sua sedia a rotelle speciale, con il più bel sorriso che si possa immaginare, un sorriso contagioso e con gli occhi, che molto attenti a tutta la sua platea, sprizzano gioia, una gioia incontenibile: la gioia di Cristo. Si chiama Jeanne Pelat e gira in tutta la Francia a presentare il suo libro testimonianza: Resisti! (Resiste! Ed. Bayard).
Testimoniare il Cristo risorto
Come nell’agonia di Gesù
“Non bisogna cadere nella tentazione del “dolorismo”, cioè di quelli che dicono che il dolore fa bene. No! – previene con decisione Jeanne – Ma il punto invece è che noi malati e sofferenti, e soprattutto malati inguaribili per la scienza, siamo un po’ come Gesù nel Getsemani. Come Lui non vorremmo sempre bere il calice amaro del dolore e neanche forse quello della stessa condizione di malati, ma proprio come Gesù, quando la sofferenza arriva, possiamo ripetere a Dio: se puoi allontana da me questo calice, ma che sia fatta la tua e non la mia volontà. Credetemi, da questo e dall’amore di Dio, giunge una forza e una gioia che non si possono spiegare, ma si possono vivere.”.
Siamo vulnerabili
Sandra Fei
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