A volte c’è la tentazione di pensare che i mali fisici o morali siano dei castighi di Dio, perciò c’è bisogno di fare chiarezza. I filosofi affermano che il male è qualcosa che somiglia all’essenza di bene: il male infatti non ha di per sé un’esistenza propria, se non quello di esistere all’intero di una mancanza.
La mancanza, ad esempio, della pace, della salute, della felicità, della giustizia. E anche la mancanza di Dio.
Quando manca la luce, insomma, si vive nella tenebre. Così la malattia diventa lo stato della persona che vive la mancanza di salute. Come la debolezza diventa tale per chi si vede venire meno le forze. Ma non sempre queste assenze sono necessariamente negative. Ci sono cose che vengono a mancare e che ci sembravano essenziali, ad esempio, ma che in realtà scopriamo che non lo erano.
Ci possono essere infatti mali di varia natura, fisici o morali. Nel primo caso, la mancanza è materiale, e può riguardare uno stato di malattia ma anche di miseria, di violenza subita, ad esempio con una guerra o un cataclisma. Il male è invece morale quando si è distanti dall’ordine, dal giusto comportamento che un essere umano dovrebbe avere di fronte ai fatti della vita.
L’uomo infatti, in questi casi, è l’unico vero responsabile delle sue azioni, e da questa mancanza di rettitudine morale nascono vizi, peccati, perversioni. Tutto ciò può quindi avvenire per un qualcosa insito nella natura umana, come per una catastrofe naturale. Oppure da un abuso della libertà umana, e pensiamo a peccati contro la vita, come l’aborto, l’eutanasia, l’omicidio, che in tali casi vengono giustificati e compiuti scientemente.
Di fronte a tutti questi mali, allora, gli studiosi o i teologi si interrogano. Nel mentre, però, i fedeli si pongono una domanda ben chiara: dov’è Dio di fronte a questi mali? Perché non li impedisce? Può mai esserne lui stesso l’autore? I teologi risponderanno che essendo Dio Perfetto, Assoluto ed Eterno non può di certo essere l’autore del male. Che al contrario nasce nella creatura, imperfetta e finita, che sia l’uomo o la natura.
Tuttavia, il Signore, essendo Onnipotente, può impedire il male. Può impedire ogni male. Se non lo fa è semplicemente perché non è Sua intenzione interferire con le leggi naturali, in maniera, diciamo così, “artificiale”. Sant’Agostino affermava che Dio non permetterebbe mai il male se non fosse per un bene ancora maggiore.
In sostanza, ciò che diceva il grande teologo e padre della Chiesa è che ogni sofferenza, anche la più dolorosa e incomprensibile, è una grande scuola di crescita, sia umana che spirituale. Il problema, per il cristiano, a quel punto, è di sapere sfruttare quella occasione. Di saperne trarre le migliori conseguenze.
Un’altra obiezione che spesso viene però fatta è: siamo sicuri che Dio non punisce? L’Antico Testamento, infatti, talvolta sembra lasciare pensare al contrario. Ci sono molti passi che sembrano dare questa impressione. Tutto questo ha una spiegazione.
In quello che era il pensiero comune dell’epoca, non vi era alcuna distinzione tra ciò che Dio faceva e ciò che invece Dio permetteva solamente che accadesse. C’era quasi un’intenzione implicita e inconscia di esaltare Dio a tal punto da renderlo autore anche del male stesso. Una convinzione falsa che si è compresa, nei secoli, grazie alla grande “pedagogia della Rivelazione”.
La verità, infatti è che il male fisico o morale deriva da nient’altro che dagli errori delle creature limitate. Caso contrario, invece, è quando l’essere umano punisce sé stesso per le proprie mancanze: anche questo è possibile. Pensiamo al fumo, e a chi decide di fumare pur conoscendo i danni che comporta per la propria salute. In quel caso, il male che ne deriva – pensiamo ai tumori o agli enfisemi polmonari causati dal fumo – non sono altro che le conseguenze di quell’atto stesso deliberatamente compiuto.
La stessa cosa vale per il discorso dello squilibrio ambientale, conseguenza delle aggressioni provocate dall’uomo, e dal suo inquinamento. Allora viene in mente il detto: “Dio perdona sempre, l’essere umano a volte, la natura mai”.
Per tutte queste ragioni, è assolutamente fuorviante credere che la malattia sia la conseguenza di un castigo ordito da Dio, magari in relazione a un peccato commesso da una persino o persino da un suo antenato. Il Vangelo stesso smentisce categoricamente questa ipotesi.
Pensiamo a Gv 9,1-2: “Passando, vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva”.
Davanti al cieco dalla nascita, a chi chiedeva a Gesù se avesse peccato lui o i suoi genitori, i Signore rispose che nessuno dei due aveva peccato, ma che al contrario quel male era diventato, miracolosamente, un bene. Quindi, la manifestazione della gloria divina che ha portato fino alla guarigione stessa del cieco.
Per questa, a chi è persuaso del fatto che i mali lanciati contro di lui possano avere effetto, la risposta è assolutamente negativa. Questi possono colpire, al limite, chi ha paura. E non perché hanno una forza in sé, ma perché è la persona stessa a suggestionarsi. Auto-convincendosi, quindi, che il male sia più forte anche di Dio: è questo il vero peccato. Per la semplice ragione che nulla può vincere Dio, e che basta pensare al bene ed avere fede per non essere colpito da niente e nessuno. Dio stesso lo afferma.
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“Che diremo dunque circa queste cose? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Certamente colui che non ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà anche tutte le cose con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica. Chi è colui che li condannerà? Cristo è colui che è morto, e inoltre è anche risuscitato; egli è alla destra di Dio, ed anche intercede per noi. Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà l’afflizione, o la distretta, o la persecuzione, o la fame, o la nudità, o il pericolo, o la spada? Come sta scritto: «Per amor tuo siamo tutto il giorno messi a morte; siamo stati reputati come pecore da macello». Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori in virtù di colui che ci ha amati” (Rm 8, 31-37).
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