In solitudine, come un qualunque altro “lavoratore”, Papa Francesco torna alla propria dimora, dopo aver celebrato; dopo aver compiuto il suo dovere di servo di Dio.
Il filmato che vedete qui sotto esprime tutta l’umanità del Pontefice e anche la sua estrema vicinanza a chiunque passi tutto il giorno ad operarsi, per compiere ciò che gli è stato richiesto dall’Altissimo e che, sicuramente, migliorerà la vita di qualcuno, azione dopo azione, parola dopo parola.
Beh, se qualcuno ritiene che “fare il Papa” sia semplice, poiché, in quanto tale, il Pontefice non deve dar conto a nessuno del suo operato, non si stanca o usufruisce di agi superflui, rifletta, per un attimo, su quanto debba essere oneroso mostrare, in ogni attimo della propria esistenza e a tutto il mondo, il volto della chiesa festante, per il Cristo risorto, o dolorante, per il Cristo che accompagna i fratelli provati dalle sofferenze, senza tener conto, anzi mettendo costantemente da parte la propria fragilità umana, da cui nessuno (nemmeno il Papa) può prescindere.
Papa Francesco si avvia verso “casa”, quasi trascinando con se la stola che, precedentemente, aveva al collo. Sembra proprio assumere l’aria di qualcuno che è soddisfatto di aver dato il proprio contributo alla società, ma, nel contempo, è anche stremato, perché questo gli ha richiesto molte energie. Ed è anche solo e chissà se a casa lo aspetterà qualcuno, per abbracciarlo, per ringraziarlo di esserci speso fino allo sfinimento, per offrirgli un piatto ristoratore.
In questa immagine, ci rivediamo un po’ tutti, quando ci rendiamo consapevoli che la lotta per affermare la Verità di Cristo è ancora dura, che forse abbiamo vinto una piccola battaglia quotidiana, ma che la guerra sarà ancora tanto, tanto lunga. Ed è bene tornare per un po’ alla nostra dimora, per rifocillarci ed adoperarci, poi, ancora.
Antonella Sanicanti
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