Non c’è altra soluzione che educare alla cultura del dialogo e dell’incontro: è quanto afferma ai nostri microfoni il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, commentando gli attentati che stanno sconvolgendo la vita quotidiana di così tante persone. Ascoltiamo il porporato in questa intervista rilasciata a Marie Duhamel:
R. – Au fur et à mesure que les nouvelles sont arrivées …
A mano a mano che arrivano queste notizie, uno si chiede: “Ma perché? L’uomo è forse fatto per la morte?”. Eventi di questo tipo non possono non suscitare queste domande fondamentali sul senso della nostra vita … Credo che in un mondo in cui tutto è precario, anche il nostro rapporto con la morte è cambiato. Una volta si diceva: “Prima o poi si dovrà morire”, ma in fondo non ci credeva nessuno. Adesso, la morte è in agguato ogni giorno: usciamo di casa ma non sappiamo se ci torneremo. E credo che questa sensazione sia estremamente inquietante per la gente …
D. – Di fronte a tale precarietà della vita, quale atteggiamento possiamo assumere?
R. – C’est d’abord l’éducation …
Sta tutto nell’educazione. E’ in famiglia che si deve iniziare a educare i figli a rispettare gli anziani, a studiare la storia. Noi non siamo i primi: siamo parte di una comunità che ha una sua storia che è necessario conoscere e assimilare. Penso anche che sia necessario elaborare una nuova filosofia dell’incontro. Non si potrà essere felici gli uni senza gli altri e ancor meno gli uni contro gli altri …
D. – E con la fiducia in Dio…
R. – En Dieu, oui, parce-que finalement …
Sì, in Dio, perché in definitiva è Lui che guida la storia …
D. – Qual è adesso il pericolo più grande?
R. – Le grand danger c’est que une fois passé la douleur et la révolte, ce soit la haine qui envahisse notre …
Il pericolo maggiore è che una volta passati il dolore e la ribellione, sia l’odio a invadere i cuori, le nostre conversazioni e i nostri atteggiamenti. Dobbiamo aiutarci vicendevolmente ad ascoltare la voce di Gesù che ci dice: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e io vi ristorerò”. Ma il dialogo continua: ci sono state testimonianze di solidarietà veramente commoventi da parte musulmana – penso al principe bin Talal di Giordania – e progredisce anche: abbiamo ripreso gli scambi con l’Università al-Azhar del Cairo. Poi, dobbiamo considerare i sentimenti della maggior parte dei musulmani che condannano queste azioni, questi crimini abominevoli. Credo che si imponga un’urgenza: ed è l’educazione. L’educazione delle giovani generazioni. La persona diversa da me, che pratica un’altra religione, non è un nemico. Siamo tutti creature di Dio, siamo l’umanità; tutti noi abbiamo ricevuto due doni straordinari da Dio: l’intelligenza per comprendere e il cuore per amare. E’ questo il messaggio che deve essere diffuso ed è questo il messaggio che i giovani devono ascoltare e devono vedere che ispira la nostra vita quotidiana.
D. – Adesso più che mai è l’ora del dialogo …
R. – Il n’y a pas d’autre solution : c’est le dialogue ou la confrontation …
Non c’è altra soluzione: o il dialogo o il confronto. Come dico sempre, “siamo condannati al dialogo”.
D. – Lei è ottimista nonostante questa situazione?
R. – Un libre vient de sortir, il rassemble quelques-unes des mes interventions dans le domaine …
E’ in uscita un libro nel quale sono raccolti alcuni miei interventi in ambito interreligioso; il titolo è evocativo: “Credo nell’uomo”. Io so che per l’uomo è sempre possibile cambiare, è sempre possibile la conversione. E credo molto nel potere del cuore. So, grazie alla mia fede, che la morte non è l’ultima parola.
D. – Una parola su quanto sta succedendo in Turchia…
R. – Je ne veux pas m’engager sur le domaine politique …
Non voglio entrare nell’ambito politico, perché non rientra nelle mie competenze. Ma avere intrapreso la strada della repressione rende più difficile per la Turchia essere un ponte tra Oriente e Occidente e un partner nel dialogo interreligioso. Penso, però, che dovremo aspettare l’evolversi degli eventi …
D. – Cosa deve comprendere oggi l’umanità?
R. – Il n’y a pas d’autre philosophie …
Non esiste altra filosofia se non quella di comprendere che siamo tutti parte della stessa umanità, siamo tutti alla ricerca di Dio e dobbiamo rispettarci.
fonte: radiovaticana
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