Una donna testimonia come è sopravvissuta all’aborto, un’autobiografia che tocca il cuore e non può lasciarci come prima.
“La mia speranza è che, leggendo questo libro, le persone sappiano cos’è l’aborto, cosa provoca e che agiscano come fossero le mani e i piedi di Gesù, diventando di sostegno alle donne”,
Survivor: An abortion survivor’s surprising story of choosing forgiveness and finding redemption. Questo il titolo del libro in uscita il 27 aprile, che riassume una vera filosofia di vita: non si guarisce dal male dell’aborto se non con il perdono di Dio.
A sostegno delle donne
“La mia speranza è che, leggendo questo libro, le persone sappiano cos’è l’aborto, cosa provoca e che agiscano come fossero le mani e i piedi di Gesù, diventando di sostegno alle donne”, ha detto Culwell, intervistata da Pro-Life Weekly, trasmissione dell’emittente televisiva cattolica EWTN.
Claire è nata da una madre di appena 13 anni, incinta di due gemelle. La ragazzina, al colmo della disperazione, aveva fatto ricorso a un aborto per dilatazione ed evacuazione, un metodo diffuso nel secondo trimestre, che si risolve con lo smembramento del feto. Dopo varie settimane, la giovanissima gestante tornò dal medico riferendogli di non sentirsi ancora bene. Fu scoperto che soltanto uno dei due gemelli era stato abortito.
Culwell è stata adottata poco dopo essere sopravvissuta all’aborto ed ha appreso la verità sulla sua nascita quando ormai era studentessa al college. Quando poi ebbe la possibilità di conoscere sua madre biologica, Claire ascoltò attonita l’intera storia e sentì come le mancasse la terra sotto i piedi. Vide però la madre in lacrime ed ebbe un moto di compassione e perdono nei suoi confronti.
Solo Dio può capire
Il fatto di essere sopravvissuta, mentre la sua gemella è morta, è qualcosa per cui ancora non si da pace: “Non lo capirò mai – ha detto nella sua intervista a EWTN –. L’unica persona che può capire è Dio, che ha scritto questa storia per me, l’ha scritta in modo perfetto e di questo mi posso fidare”.
Dopo aver scoperto la sua vera storia, Claire Culwell ha iniziato a interessarsi di tematiche pro-life. Oggi vede di buon occhio, le legislazioni statali che si stanno adoperando per ridurre gli aborti: dal Kentucky, che ha introdotto il divieto di aborto alla recezione del primo battito cardiaco, al Texas, dove Culwell è stata audita durante la discussione per un disegno di legge a tutela dei sopravvissuti all’aborto.
La chiave di tutto è il perdono
Claire ha reso testimonianze nelle scuole e nelle parrocchie e, a poco a poco, ha compreso che “raccontare la storia della vita sarebbe diventata la mia vocazione”. Le sue conferenze hanno suscitato grande favore ed entusiasmo. Una donna che in precedenza aveva abortito, un giorno le ha espresso tutta la sua gratitudine: “Claire, grazie a te, grazie al modo in cui sei riuscita a perdonare, grazie al modo in cui hai raccontato di come Dio ha perdonato te e la tua madre biologica, oggi credo che mio figlio mi perdona e che anche Dio mi perdona”.
Oltre a testimoniare, Claire prega tantissimo per i medici e le donne che praticano l’aborto. La parola chiave delle sue preghiere è sempre la stessa: perdono. “Non odio quei dottori che hanno ucciso la mia gemella: se dovessi conoscerli, direi loro che sono stati perdonati, non solo da me, ma anche da Dio”, confidò in un’intervista al Sussidiario, alcuni anni fa.
L’aborto, disse allora Culwell è “un peccato come nessun altro”, perché “cancella la creazione più preziosa di Dio, la vita”. Tuttavia, aggiunse, Cristo, “creatore della vita” e “sorgente di perdono”, ogni volta “ci perdona”. Quindi, “seguirlo significa perdonare i nostri nemici e vivere una vita riempita dalla fede”.
Luca Marcolivio