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Sopravvive all’aborto ma muore in braccio alla madre

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Un bambino affetto da spina bifida è morto in braccio alla madre dopo essere sopravvissuto per oltre un’ora in seguito alla procedura di interruzione di gravidanza che i genitori avevano concordato con i medici.

Dopo 20 settimane di gravidanza Sofia e Shakeel Khan, coppia residente a Bolton (in Gran Bretagna), hanno scoperto che il loro bambino era affetto da spina bifida, una particolare condizione genetica che causa problemi al sistema nervoso del neonato, portandolo nei casi più gravi alla morte. Per i due genitori è stato un duro colpo, per qualche settimana hanno riflettuto su quale fosse il migliore interesse del loro piccolo, poi hanno deciso che la cosa migliore era ricorrere all’aborto. Il medico, infatti, aveva prospettato loro due alternative: l’interruzione di gravidanza o l’operazione post nascita. Delle due alternative aveva sconsigliato l’operazione, poiché si trattava di un intervento delicato che non assicurava alte percentuali di riuscita.

I genitori decidono in favore dell’aborto, ma il piccolo sopravvive alla procedura

Il procedimento viene fissato allo scadere della 25a settimana di gestazione, nel cordone ombelicale della donna viene iniettato il veleno necessario ad interrompere la gravidanza, ma qualcosa non va come previsto e la mamma percepisce una strana sensazione, come se il bambino stesse scalciando: “Ho sentito il calcio del bambino, ho detto all’ostetrica, ma lei ha detto che era impossibile, le ho chiesto di mettere il monitor per essere sicura, ma lei ha detto che non c’era bisogno”.

Trascorrono 10 ore, il corpo della donna espelle il corpo del bambino e tra lo stupore generale il piccolo comincia a piangere: “La levatrice è rimasta scioccata stava gridando aiuto, è corsa con il bambino nel corridoio. Lo hanno riportato indietro e hanno detto: ‘Cosa vuoi che facciamo?’ e non sapevo cosa volessero dire, lo tenni stretto e lo coccolai e gli dissi quanto lo amavo”. Un’ora dopo il bambino è morto tra le braccia di Sofia, la quale ancora oggi è rimasta segnata da quanto capitato. Sul referto si legge che il bambino è morto per cause naturali e per complicanze dovuta alla particolare malformazione genetica da cui era affetto, ciò che però non viene scritto è che probabilmente il bambino aveva manifestato la propria voglia di rimanere al mondo e che l’operazione avrebbe potuto consentirgli di rimanere in vita e con i genitori per qualche anno almeno.

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Luca Scapatello

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Luca Scapatello

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