Lo Sposalizio della Vergine, cioè il matrimonio casto tra i Santi Sposi Maria e Giuseppe, ricorrenza forse poco conosciuta e meditata.
Ecco come Maria Valtorta (Caserta, 14 marzo 1897 – Viareggio, 12 ottobre 1961), mistica italiana, vide e descrisse questo evento nelle visioni rivelatorie che Gesù le dette e le affidò affinché fossero scritte e divulgate.
Lo Sposalizio della Vergine rivelato a Maria Valtorta
Come è bella Maria nelle sue vesti di sposa, fra le amiche e maestre festanti! Vi è anche, fra queste, Elisabetta. […]
Le compagne la rimirano in tutti i sensi e l’ammirano. Fanno un gaio cinguettio di passerette con le loro domande e le loro frasi di ammirazione. […]
In suo aiuto intervengono le maestre. «Lo sposo sta per giungere. Non è tempo di metter confusione. Lasciatela stare, ché la stancate, e andate a prepararvi».
Lo sciame garrulo si allontana un po’ imbronciato. Maria può godersi in pace le sue maestre, che le dicono parole di lode e benedizione.
Anche Elisabetta si è fatta vicina. […] “…Sii lieta, Maria. Non sei orfana, ché i tuoi sono teco e hai uno sposo che ti è padre e madre, tanto è perfetto…».
«Oh! sì! Questo è vero. Di lui non mi posso certo rammaricare. In men di due mesi è venuto due volte, ed oggi viene per la terza, sfidando piogge e tempo ventoso, per prendere ordini da me… Pensa: ordini! Io che sono una povera donna e di lui tanto più giovane! E non mi ha negato nulla. Anzi neppure attende che io chieda. Pare che un angelo gli dica ciò che io desidero, e me lo dice lui prima che io parli. […] Oh! è buono Giuseppe!».
«Che ha detto del voto? Ancora non mi dicesti nulla».
«Nulla ha opposto. Anzi, saputene le ragioni, ha detto: “Io unirò il mio sacrificio al tuo”».
«È un giovane santo!», dice Anna di Fanuel.
Il «giovane santo» entra in questo punto accompagnato da Zaccaria. È letteralmente splendido. […]
Il Voto di Giuseppe e Maria
Tutto è pronto. Mentre attendono non so che, Giuseppe dice (lo dice appartandosi un poco con Maria): «Ho pensato in questo tempo al tuo voto. Io ti ho detto che lo condivido. Ma più vi penso e più comprendo che non basta il nazareato temporaneo, sebbene rinnovato più volte. Ti ho compresa, Maria. Non ancora merito la parola della Luce. Ma un murmure me ne viene. E questo mi fa leggere il tuo segreto, almeno nelle linee più forti. Sono un povero ignorante, Maria. Sono un povero operaio. Non so di lettere e non ho tesori. Ma ai piedi tuoi metto il mio tesoro. In perpetuo.
La mia castità assoluta, per esser degno di starti accanto, Vergine di Dio, “sorella mia sposa, chiuso giardino, fonte sigillata”, come dice l’Avo nostro(Ct 4,12.), che forse scrisse il Cantico vedendo te… Io sarò il guardiano di questo giardino d’aromi, in cui sono le più preziose frutta e da cui sgorga una polla d’acqua viva con impeto soave: la tua dolcezza, o sposa che col tuo candore mi hai conquiso lo spirito, o tutta bella. Bella più di un’aurora, sole che splendi poiché ti splende il cuore, o tutta amore per il tuo Dio e per il mondo, a cui vuoi dare il Salvatore col tuo sacrificio di donna. Vieni, mia amata», e la prende delicatamente per mano, guidandola verso la porta.
Li seguono tutti gli altri, e fuori si uniscono le compagne festanti e tutte in bianco e con veli.
Giuseppe, discendente della Tribù di Davide
Vanno per cortili e portici, fra la folla che osserva, sino ad un punto che non è il Tempio, ma pare quasi una sala data al culto, perché vi sono lampade e rotoli di pergamena come nelle sinagoghe. Gli sposi vanno fin contro ad un alto leggio, quasi una cattedra, e attendono. Gli altri si mettono dietro a loro in bell’ordine. Altri sacerdoti e curiosi si assiepano in fondo.
Entra solenne il Sommo Sacerdote. Brusio fra i curiosi: «È lui che sposa?».
«Sì, perché è di casta regale e sacerdotale. Fiore di Davide e Aronne la sposa, e vergine del Tempio. Lo sposo è della tribù di Davide».
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Il Pontefice mette la destra della sposa in quella dello sposo e li benedice solennemente: «Il Dio d’Abramo, Isacco e Giacobbe sia con voi. Egli vi unisca e si adempia in voi la sua benedizione, dandovi la sua pace e numerosa posterità con lunga vita e morte beata nel seno di Abramo». E poi si ritira, solenne come è entrato.
La promessa è scambiata. Maria è sposa a Giuseppe.
Tutti escono e, sempre in bell’ordine, vanno in una sala, dove viene steso il contratto di nozze, in cui si dice che Maria, figlia-erede di Gioacchino di Davide e Anna di Aronne, porta in dote allo sposo la sua casa e annessi beni e il suo personale corredo e ogni altro bene, che ha dal padre ereditato.
Tutto è compiuto.
Cosa Gesù rivela a Maria Valtorta sul matrimonio di Maria e Giuseppe
[…]Dice Gesù:
«Che dice(Sp 7,22-27) il libro della Sapienza cantando le lodi di essa? “Nella sapienza è infatti lo spirito d’intelligenza, santo, unico, molteplice, sottile”. E continua enumerandone le doti, terminando il periodo con le parole:”…che tutto può, tutto prevede, che comprende tutti gli spiriti, intelligente, puro, sottile. La sapienza penetra con la sua purezza, è vapore della virtù di Dio… per questo nulla in lei vi è d’impuro… immagine della bontà di Dio. Pur essendo unica può tutto, immutabile come è rinnovella ogni cosa, si comunica alle anime sante e forma gli amici di Dio e i profeti”
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Tu hai visto come Giuseppe, non per cultura umana ma per istruzione soprannaturale, sappia leggere nel libro sigillato della Vergine intemerata, e come rasenti le profetiche verità col suo “vedere” un mistero soprumano là dove gli altri vedevano unicamente una grande virtù. Impregnato di questa sapienza, che è vapore della virtù di Dio e certa emanazione dell’Onnipotente, si dirige con spirito sicuro nel mare di questo mistero di grazia che è Maria, si intona con Lei con spirituali contatti in cui, più che le labbra, sono i due spiriti che si parlano nel sacro silenzio delle anime, dove ode voci unicamente Dio e le percepiscono coloro che a Dio sono grati, perché servi a Lui fedeli e di Lui pieni. […]
“Sposa a Dio” era scritto in quel libro mistico dalle pagine immacolate… E quando il sospetto, nell’ora della prova, gli fischiò il suo tormento, egli, come uomo e come servo di Dio, soffrì, come nessuno, per il sospettato sacrilegio. […]
Vi pare non sia fra i corredentori? In verità vi dico che egli ne fu il primo e che grande è perciò agli occhi di Dio. Grande per il sacrificio, la pazienza, la costanza e la fede. Quale fede più grande di questa, che credette senza aver visto i miracoli del Messia?
Sia lode al mio padre putativo, esempio a voi di ciò che in voi più manca: purezza, fedeltà e perfetto amore. […] istruito dalla Sapienza a saper comprendere i misteri della Grazia ed eletto a tutelare la Salvezza del mondo contro le insidie di ogni nemico».
(Tratto da “L’Evangelo come mi è stato rivelato” di Maria Valtorta)
Elisa Pallotta