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Opinioni e Approfondimenti

Il massacro di Srebrenica ci ricorda che il male si sconfigge con il Signore

Sono passati venticinque anni dal tragico massacro avvenuto a Srebrenica. Un genocidio di cui ancora oggi si stenta a capirne le ragioni.

Finché non comprendiamo che il male opera in questo mondo affondando i suoi artigli di morte, e che per questo non dobbiamo mai lasciargli spazio. La preghiera cambia il mondo e sconfigge l’azione del maligno. Non si possono comprendere altrimenti drammi terribili come quello accaduto nella cittadina bosniaca, dove i soldati della repubblica serba di Bosnia massacrarono più di ottomila uomini e donna, anziani e giovani, musulmani, per la maggior parte civili.

La violenza incomprensibile del massacro di Srebrenica

Un eccidio che non aveva motivazioni strategiche o logiche, se non quello di essere conseguenza della logica di morte che troppo spesso fa presa nelle popolazioni e nei governi, quando si distanziano dall’amore di Dio. Si uccise infatti al di fuori di ogni regola militare, solamente alimentati dall’odio verso un’altra etnia, nazionalità o fede. Perché il conflitto in Bosnia era già terminato, e i nazionalisti serbi non avevano più alcune richiesta da avanzare.

Solo l’odio per i soldati uccisi in quei tre lunghi anni, tra il ’92 e il ’95. Che si sommava all’odio ancestrale che nasceva nei secoli passati e diventava movente di una ragione politica mortifera. Il giornalista Ivica Ðikic, già autore della serie “Novine” in onda su Netflix, ha provato a ricostruire gli avvenimenti che hanno avuto luogo a Srebrenica, nel luglio 1995.

Il cimitero con il monumento che ricorda le vittime di Srebrenica – sourceweb

Un eccidio senza scrupoli né alcuna ragione logica

Quando il colonnello Ljubisa Beara iniziò, nel giorno del suo compleanno, ricevette dal generale Ratko Mladic l’ordine di trucidare ottomila persone nascondendo i loro corpi nel minore tempo possibile. Una decisione improvvisa, senza pensarci o pianificare nulla. Bisognava solo mettere in piedi in poco tempo una terribile macchina da guerra che uccidesse senza scrupoli. Si trattava solo di rispondere agli ordini, magari cercando di guadagnarne onori per la propria carriera.

Il libro di Dikic fa uso del linguaggio della letteratura per comprendere il male indicibile che ha alimentato le scelte di quel commando militare. Perché non è facile comprendere cosa si celi dietro la mente di un uomo nel momento in cui sceglie di compiere gesta così orribili. E infatti, ammette il giornalista al quotidiano Avvenire, non è riuscito a trovare una risposta.

L’incomprensibilità del male che si esprime nelle guerre

“Sì. Ho fallito. Non sono riuscito a spiegare perché l’esercito serbo ha fucilato ottomila prigionieri nel giro di quattro o cinque giorni”, afferma. “Non sono riuscito a decifrare quale sia stata la ragione per cui il colonnello Beara in quattro o cinque giorni abbia diretto a sangue freddo un crimine di tali proporzioni. Mi consola però il fatto che il compito della letteratura non sia quello di fornire risposte esatte ma solo quello di provare a cercare queste risposte con i mezzi che ha a disposizione”.

Il colonnello Beara, si racconta, in quei giorni è instancabile, inplacabile, come se fosse drogato, o in preda a uno spirito di morte. Animato dalla mano indomita del maligno. Quante persone purtroppo, ancora oggi, vivono in questa condizione, sopraffatti dal male? Di fronte alla fame, alla povertà, alla violenza, alle guerre, al mercimonio che passa sopra alla vita umana, all’aborto, all’eutanasia di giovani e anziani, quanti uomini e donne ancora oggi si lasciano completamente dominare dal “principe di questo mondo” (Gv 12, 31)?

La battaglia dei cristiani contro il potere del maligno

Infatti, “la nostra battaglia non è contro creature fatte di carne e di sangue, ma contro i dominatori e i principi di questo mondo di tenebre” (Ef 6,12). Ma i cristiani sanno perfettamente di non essere sotto la maligna dittatura di Satana, ma sotto il governo del Signore.

Satana infatti ha tentato il Signore perché voleva mettere alla prova la sua divinità. Ma Gesù lo ha lasciato fare per insegnarci come vincere il male. Vale a dire, con la Sua Parola, ascoltandola e mettendola in pratica ogni giorno nella nostra vita. Pregando affinché fatti questo genere non avvengano più.

Per questo obbedendo al Padre non lasceremo mai vincere il male. Nelle nostre singole vite, e nel mondo, dove ancora oggi vediamo l’influsso negativo delle tenebre, nelle guerre e nella violenza disumana di cui facciamo ricordo, affinché non accada mai più. Il massacro di Srebrenica ci ricorda che il male è di questo mondo, ma che lo si sconfigge affidandoci ogni giorno al Signore. “Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi” (Gc 4,7).

Giovanni Bernardi

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