La notizia è rimbalzata sui media ma è partita dal quotidiano La Repubblica. Tutti gli aspetti della vicenda fanno molto pensare: ripercorriamola.
Il corpo oggi dà fastidio ai cantori delle ideologie alla moda impegnati a cercare di convincerci che sia una prigione, riabilitando antiche concezioni pagane imperniate sul dualismo anima-corpo. Non si può immaginare cosa significhi non riconoscersi nel proprio corpo. Ma alla persona protagonista della vicenda è accaduto qualcosa di estremamente raro.
Sta per completare l’insieme dei trattamenti per cambiare sesso da donna a uomo, quando scopre di essere incinta.
La storia raccontata dai social
L’identità di genere è un processo delicato, è come una catena composta da diversi elementi, genetici, corporei e psichici. A volte questo sviluppo non è armonico, in alcuni casi la persona non si riconosce nel proprio corpo. Ha un corpo maschile ma si sente donna o viceversa. È proprio quello che è accaduto alla persona di cui tanti media stanno parlando e scrivendo in questi giorni. I dettagli giustamente non sono stati rivelati, ma è possibile ricostruire la storia.
La persona protagonista di questa vicenda è nata geneticamente, e fisicamente donna. Non si riconosceva in questo corpo. Il disagio è stato tale da indurla a iniziare l’iter per la rettifica del sesso. Procedimento iniziato e arrivato quasi al completamento. Praticamente stava effettuando il trattamento ormonale, per cui il corpo stava iniziando a cambiare, per esempio sviluppando una maggiore peluria, le erano stati asportati i seni, insomma era giunto il momento in cui avrebbe dovuto ricevere l’asportazione dell’utero.
Negli ultimi accertamenti prima dell’isterectomia è evidente ai medici una sorpresa che scientificamente è nota come possibilità, ma di fatto così rara che ben pochi medici l’hanno vista. Sebbene fosse quasi diventato uomo, da come si evince dai racconti, nei mesi precedenti aveva avuto un rapporto sessuale completo con un uomo, e da ben cinque mesi porta in grembo una nuova vita. E ora?
Le domande che la vicenda suscita
La legge italiana non consente l’aborto dopo il terzo mese di gravidanza; quindi, da un punto di vista legale la nuova vita è salva, ma tante cose restano da capire.
La madre biologica ora deve interrompere i trattamenti ormonali di rettifica del sesso. Quali saranno le conseguenze per la sua salute? Il piccolo che per cinque mesi è cresciuto con quegli ormoni in circolo avrà conseguenze negative? Sembra che non dovrebbe subire danni irreversibili o che la sua vita possa essere minacciata. Ma ci saranno delle conseguenze? Una volta nato chi se ne occuperà? E soprattutto come?
Poi senza voler entrare nel merito della coscienza personale, che è un luogo sacro dove nessuno ha il diritto di entrare, può essere legittimo domandare se la donna che ha chiesto l’intervento di rettifica del sesso sia stata accompagnata a una scelta consapevole e libera o incoraggiata frettolosamente? Non si tratta, ribadiamo a scanso di equivoci, di giudicare la persona concreta, che al più è vittima di ideologie come il gender che illudono i più fragili proponendo loro false soluzioni e vie d’uscita che altro non sono che ingressi per nuove prigioni ancora più restrittive.
Per un cristiano l’uomo è un’anima incarnata, un corpo animato, una unità psico-fisica. ideologie come quella del gender – che papa Francesco è tornato pochi giorni fa definire «pericolosissima» perché «cancella le differenze» – creano strani cortocircuiti. Basti pensare allo speaker televisivo che nell’annunciare questa notizia ha parlato di un «ragazzo incinto». Un tipico tic in “neolingua”, avrebbe detto Orwell, che riflette il tentativo di modificare la realtà attraverso l’invenzione di parole e aggettivi inesistenti. Il tutto al servizio di un’ideologia che cerca di convincerci che il corpo sia essenzialmente un vestito da indossare o dismettere.
Non fa riflettere che una persona, la quale non si riconosce come donna, abbia rapporti proprio come tutte le donne? E ora che la natura l’ha abilitata ad essere madre come vivrà questa esperienza dal punto di vista psicologico? Chi entrerà in campo per proteggere e tutelare il nascituro?
Ognuno è libero di fare quello che vuole, certo. Ma tutti siamo responsabili dei nostri fratelli e sorelle. Quanto si è verificato ci scuote abbastanza al punto da farci interrogare sulla responsabilità che abbiamo di aiutare le persone, ciascuno con la sua competenza, a prendere delle decisioni serie, mature e consapevoli? Perché in tutta questa storia sono troppo gli elementi che fanno pensare!