Cosa sta aggravando la situazione? E quali le misure prese per far fronte a un problema che sta mettendo in ginocchio tantissimi e colpisce anche i sacerdoti che ne stanno risentendo parecchio?
Siamo abituati a pensare sui sacerdoti qualcosa che non corrisponde alla realtà.
Ovvero che siano “direttamente stipendiati” dal Vaticano. Ma la situazione è ben diversa da come noi la immaginiamo. Cerchiamo di capire il perché.
.La Chiesa e le offerte dei fedeli: un binomio imprescindibile poiché queste sono il suo sostentamento, anche per le attività delle singole parrocchie.
Sono in molti a dire che “la Chiesa è un luogo ricco”, dove le sue tante proprietà potrebbero anche sfamare interi popoli. Ma siamo davvero sicuri che sia così? Davvero pensiamo che un sacerdote guadagni così tanto? Ebbene: la realtà è tutt’altra. Anche “i i servi di Dio” stanno attraversando e vivendo sulla loro pelle la crisi economica che, specialmente dopo le chiusure dovute alla pandemia, sta attanagliando il mondo intero.
La credenza popolare ci ha portato sempre a pensare che il sacerdote, il Vescovo, il Papa stesso fossero stipendiati dallo Stato del Vaticano. Ma, se così fosse, su cosa si mantengono le casse dello Stato della Chiesa, se non sulle offerte? E se la crisi economica attanaglia i fedeli, anche le offerte si riducono e, di conseguenza, anche i sacerdoti vedono notevolmente ridurre il loro “stipendio”.
In questi ultimi anni, i fondi dell’8 per mille, a causa della crisi economica legata alla pandemia, sono notevolmente calati. E ad accendere un faro su questa questione è stato l’Arcivescovo di Bologna, il Cardinale Zuppi, in un convegno: “Un vescovo guadagna 1.400 euro” – descrive, aggiungendo, poi, una battuta – “A Roma da vicario guadagnavo di più”.
Una Chiesa in rosso, tenendo presente che, se calano le offerte dell’8 per mille, garantire lo stipendio ai sacerdoti sarebbe davvero complicato. Dall’analisi fatta da Giacomo Varone, responsabile del Servizio diocesano “Sovvenire” per la promozione del sostegno economico alla chiesa, “negli ultimi 30 anni le offerte più che dimezzate […] con una lieve risalita nel 2020 (+12%) sfiorando i 200.000 euro”.
Ma l’8 per mille è solo il sostentamento per i sacerdoti? Nello specifico, esso è la quota di imposta sui redditi soggetti IRPEF, che lo Stato italiano distribuisce, in base alle scelte effettuate nelle dichiarazioni dei redditi, fra sé stesso e le confessioni religiose – attualmente sono dodici – che hanno stipulato un’intesa.
La somma che riceve la Chiesa Cattolica “deve essere impiegata per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo”, come spiega l’art. 48 della L. 222/1985.
È il clero, per il suo sostentamento, a beneficiare della maggior parte di questi fondi. Si può ben capire, quindi, come il cerchio si chiude: se c’è una vera e propria crisi delle offerte donate dai fedeli, ne consegue che anche i sacerdoti e il clero tutto vedono ridursi lo stipendio.
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Tantissimi sono i sacerdoti, fra quelli Diocesani, quelli in pensione e quelli in missione all’estero, che vivono di questo sostentamento. Ma la domanda nasce spontanea: quanto guadagna un sacerdote?
Una media di circa 1100 euro al mese, con i quali loro stessi devono provvedere al vestiario, alla benzina per l’auto (se ce l’hanno), al vitto e all’alloggio (se non hanno la fortuna e la possibilità di vivere in canonica), più a varie spese. Nei recenti consigli della CEI, al 2019, la remunerazione dei sacerdoti è stata aumentata per la prima volta dopo dieci anni, e di appena 20 euro al mese.
Questo ci fa capire come la situazione non sia davvero delle migliori. “Magari la gente pensa che siamo pagati dal Vaticano e se vado a comprare un paramento con i miei soldi c’è chi si stupisce, ma non ve lo passano? Ma noi non viviamo fuori dal mondo, siamo persone normali. Talvolta devi stare attento per arrivare alla fine del mese, magari devi rinviare una visita medica, ma lo stesso accade a tanti parrocchiani e questo ci avvicina” – aveva raccontato, qualche tempo fa, in un’intervista al Corriere della Sera, don Dino Pirri, parroco marchigiano di Grottammare.
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Anche Papa Francesco ha dato una “stretta” all’economia vaticana. E dall’aprile di quest’anno, le buste paga di Vescovi e Cardinali sono state ridotte del 10%, proprio per arginare i conti in rosso che la Santa Sede ha.
Insomma: se da un lato, a causa della crisi post pandemia, sono le famiglie a tagliare le spese per ritornare con i conti, possiamo dire che la Chiesa non se la passa meglio. Anzi: i sacerdoti, molto spesso, come dicevamo, non riescono ad arrivare alla fine del mese.
Poche offerte, ne consegue poco stipendio e poco denaro anche nelle casse delle parrocchie per tutte le loro attività. Una situazione non semplice.
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