CHARLIE HA LE ORE CONTATE
Avevamo già raccontato, un paio di mesi fa, la storia del piccolo Charlie, un neonato inglese che, essendo affetto da una malattia rarissima, era destinato a non sopravvivere.
Purtroppo la situazione di Charlie non è mutata, ma soprattutto sembra che il governo inglese si sia accanito nel voler decidere della sua vita, anzi della sua morte, anche contro il parere dei genitori.
L’ultimo aggiornamento sulla vicenda giudiziaria è di ieri pomeriggio, quando, in una manciata di minuti, tre giudici della Corte Suprema hanno confermato l’autorizzazione ai medici perché stacchino il respiratore di Charlie Gard, un bambino di dieci mesi.
Il fatto avverrà al Great Ormond Street Hospital di Londra, l’ospedale pediatrico in cui il bambino è segregato dal momento del ricoverato.
In Inghilterra non conta nulla, in situazioni come queste, la volontà dei genitori di farlo sopravvivere, nonostante tutto, e fino a quando il Signore vorrà; non conta nulla il loro disperato e accorato desiderio di portarlo all’estero, per tentare una cura sperimentale. Charlie deve morire, mentre Chris e Connie, Mamma e Papà, devono accettare la inumana sentenza che si ripete, appello dopo appello.
“Come possono farci questo? Stanno mentendo. Perché non dicono la verità?” –dice Connie in lacrime, ma non serve: sono state tre Corti su tre ad esprimere lo stesso parere, senza pietà, sentenziando che è nell’interesse del piccolo morire!
Questa storia ha dell’inverosimile, nessuno di noi, probabilmente, può concepire che lo Stato decida, in vece dei genitori, sulla sopravivenza di un figlio, ma in Inghilterra e in molti Paesi del mondo questa è già una realtà. La stessa in cui potrebbe presto trovarsi l’Italia, qualora venisse approvata la legge sulla buona morte.
La Corte Suprema inglese ha deciso che proprio oggi, alle ore 17:00, Charlie dovrà smettere di respirare. I genitori hanno quindi solo poche ore per far ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu), sperando che dia l’autorizzazione a bloccare l’eutanasia.
Noi possiamo solo pregare e chiedere che qualcuno abbia a cuore il diritto alla vita del piccolo, nella convinzione che la dignità alla morte -espressione a cui si aggrappano i giudici inglesi- non è difendere la vita, ma ridurla a un atto legislativo.
In sottofondo al video messo in web che cerca di salvare Charlie, c’è la canzone “Don’t take my sunshine away” (Non portarmi via la mia luce del sole”) e termina con un primo piano sul viso del bambino, i cui occhi chiari rivelano la vita, non certo il buio della morte.