Quella di Stefano Visintin è una forte testimonianza di fede: da fisico nucleare qual era, ha poi abbracciato la vita religiosa, divenendo Abate e trovando la risposta ai suoi quesiti.
La testimonianza di Stefano Visintin, oggi Abate del monastero di Praglia, nella campagna Padovana, ci offre un grandissimo insegnamento. Da affermato fisico nucleare qual era, Stefano ci insegna che la scienza non può rispondere a tutti i nostri quesiti. Al di sopra di tutto, c’è solo la trascendenza e gran parte delle risposte che cerchiamo, le troviamo nella fede. “Non è stato facile – afferma Stefano – ma è stata sicuramente la scelta giusta”.
Stefano Visintin, 61 anni, ha passato gran parte della sua vita a rincorrere particelle, laboratori, spettri e tutto ciò che riguarda la fisica nucleare. Poi, con una forte spinta che veniva dal suo cuore, ha cambiato radicalmente meta. Come riporta il Corriere della Sera, “da ciò che si vede, a ciò che non si vede; da Einstein a San Benedetto“. C’è una riflessione che particolarmente colpisce della scelta di Stefano, oggi Abate del monastero benedettino. L’ex fisico nucleare, nell’ambito dell’intervista al Correre, ha affermato che più si armava di strumenti tecnici e più i dubbi aumentavano. “Ho capito cioè che sopra certe quote c’è solo la trascendenza e così a un certo punto ho detto no, non posso continuare su questa strada”. Qui, l’Abate ha deciso di abbracciare la vita monastica.
Con l’arrivo della pandemia da Coronavirus, i monaci del monastero hanno avuto la possibilità di vivere un “momento di grazia”. Nell’accogliere il costante invito di Papa Francesco, che più volte ci ha invitato a non sprecare il tempo prezioso che il lockdown ci offriva, i monaci hanno utilizzato il tempo di chiusura per riflettere, studiare e approfondire diverse tematiche, “come fosse stato un lungo periodo di esercizi spirituali”. La pandemia, ci ricorda l’Abate, ha messo in luce la nostra fragilità e la nostra arroganza.
Sostiene infatti l’Abate Stefano che la pandemia sta dimostrando tutta la debolezza della condizione umana. Forse, attraverso tutto ciò, Dio vuole dirci qualcosa, “forse ci ha voluto dire di essere più spirituali” e più umili. L’arroganza dell’uomo è infatti il rinnovamento di quel peccato originale, che è sempre lo stesso: “l’uomo che vuole farsi Dio“.
Fabio Amicosante
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