Marzo è il mese dedicato a San Giuseppe, grazie all’attenzione di un suo grande devoto, papa Pio IX, e poi di Leone XIII.
San Giuseppe, l’uomo su cui Dio ha riposto tutta la sua fiducia, scegliendolo come sposo di Maria e padre terreno di suo Figlio.
Un privilegio che non ha eguali. E alla grandezza di un simile compito corrisponde, pari pari, l’umiltà di San Giuseppe, silenzioso e obbediente a un progetto, umanamente impossibile da comprendere.
Il Sacro Manto di San Giuseppe
Tra le devozioni in suo onore che siamo invitati a fare nostre, per celebrarlo nel corso del mese di marzo, spicca il Sacro Manto, approvato il 22 agosto 1882, dall’arcivescovo di Lanciano, Francesco Maria Petrarca, da recitare per 30 giorni consecutivi, in ricordo dei 30 anni in cui San Giuseppe accompagnò la vita di Gesù.
Si tratta di una bellissima ma altresì impegnativa preghiera, che ci consente di meditare su alcuni dei misteri, privilegi e titoli di San Giuseppe, in riferimento alla sua vita nascosta con Gesù e Maria.
Sono senza numero le grazie che si ottengono ricorrendo a San Giuseppe attraverso questa orazione. Inoltre all’impegno di recitarlo quotidianamente, è sempre bene unire la frequentazione dei Sacramenti, Messa e Confessione, e di promuovere il culto del Santo, affinché anche altri possano scoprirne tutta la sua potenza.
L’antica storia del Sacro Manto
Il Sacro Manto di San Giuseppe s’ispira a una leggenda che si è conservata nel corso dei secoli, attraverso la tradizione orale della Chiesa.
Si racconta che San Giuseppe doveva andare sulle montagne di Hebron, a circa 30 km a sud di Gerusalemme lungo la dorsale montuosa della Giudea, dove teneva un carico di legname che s’era dilatato col passare del tempo, senza però riuscire a raccogliere tutto il denaro necessario per pagarlo. Giuseppe aveva raccolto solo metà del denaro ma non poteva più aspettare.
Allora la Vergine Maria gli disse: “Se per te va bene, lo chiederò ai parenti”. Ma dopo vari tentativi, la risposta era sempre la stessa: non potevano aiutarli, altrimenti lo avrebbero fatto volentieri. A quel punto, Maria propose a Giuseppe di lasciare il suo Manto in pegno, al proprietario del legname.
Fu così che con metà del denaro e con il Manto nuovo che Maria gli aveva regalato nel giorno del loro matrimonio, s’incamminò verso il luogo dove era deposto il legname.
Appena giunse alla presenza del padrone dei tronchi, lo salutò dicendo: “Dio ti benedica, Ismaele”. Ma l’uomo aveva un brutto carattere, era un avaro senza cuore e nella sua casa mai aveva visto la pace, la sua unica passione era il denaro.
Caratteristiche che Giuseppe conosceva bene, sin da quando aveva instaurato la trattativa con lui. Perciò temeva di dirgli che non aveva il denaro sufficiente.
Scelse i tronchi, li separò da una parte e giunto il momento, prima di ripartire per Nazareth, chiamò Ismaele: “Tu sai che ti ho sempre pagato in contanti, dispensami perché ti porto solo la metà del denaro. Abbi pazienza, ti pagherò e come pegno ti lascio il mio Mantello”.
Ismaele, in un primo momento protestò e fu sul punto di rompere il contratto, ma poi accettò e prese in pegno il Manto di matrimonio di San Giuseppe.
I prodigi del Sacro Manto
L’avaro Ismaele da molto tempo soffriva di ulcere agli occhi e nonostante le cure mediche, non era riuscito a recuperare la salute. Aveva oramai perso la speranza di guarire, quando invece si sorprese non poco al mattino seguente, quando vide che i suoi occhi erano tornati sani, come se non avesse mai avuto nulla.
Nonostante Ismaele ignorasse la causa della prodigiosa guarigione, raccontò l’accaduto alla sua sposa, Eva. Questa aveva un temperamento forte e da quando aveva sposato Ismaele, non aveva mai avuto pace, né tranquillità, né amore nel matrimonio. Ma all’improvviso divenne mite, come un agnello.
Cosa era accaduto?
Era la domanda che si poneva Ismaele. Arrivò infine alla conclusione che il merito fosse del Manto di Giuseppe, il falegname di Nazareth. Aveva portato, guarigione, pace e tranquillità nella sua casa. Si rese conto d’un tratto che da quando lo aveva messo sulle spalle, era avvenuto un cambiamento.
Poi accadde, che mentre era a letto Ismaele sentì un forte rumore nella stalla, allora si precipitò a vedere cosa fosse. La sua mucca migliore, la più grossa, si contorceva per un orribile dolore. Con sua moglie si prodigò per migliorare la situazione ma era tutto inutile. Poi pensò al Manto, allora lo prese e lo mise sull’animale che era sdraiato al suolo. Ecco che subito si riprese. La mucca era guarita e si mise a mangiare come se nulla fosse successo.
Disse Ismaele a sua moglie: “Questo Manto è un tesoro, da quando sta con noi, siamo felici e non ci staccheremo da lui per tutto l’oro del mondo. Io perdono il debito e sono disposto a dargli tutto il legno di cui ha bisogno d’ora in poi. Eva aggiunse: “Gli porterò in regalo a suo figlio Gesù un paio di agnelli bianchi e un paio di colombe come la neve, e a Maria olio e miele”.
L’arrivo alla casa di Nazareth
Alcuni giorni dopo, Ismaele ed Eva, giunsero alla porta di casa, del falegname di Nazareth. Dopo essere stati accolti nell’abitazione, il vecchio usuraio e sua moglie Eva, si prostrarono ai piedi di Giuseppe e Maria.
Disse Ismaele: “Mia moglie ed io veniamo per ringraziare per gli immensi doni che abbiamo ricevuto dal cielo da quando mi hai lasciato il mantello in pegno e vorremmo il tuo consenso per tenere il Manto per continuare a proteggere la mia casa, il mio matrimonio, i miei interessi e i miei figli.
Attraverso il tuo manto sono guarito. Ero un usuraio, altero, dispettoso e un uomo senza coraggio; mia moglie era dominata dalla rabbia e ora lei è un angelo di pace. La mia migliore mucca era malata e improvvisamente è guarita.
Non sei un uomo come gli altri, ma un Santo, un Profeta, un angelo nella terra. Ti porto un nuovo Manto dei migliori che si tessono a Sidone; a Maria tua sposa, gli portiamo olio e miele, e a Gesù tuo figlio, mia moglie gli dà un paio di agnelli bianchi e un paio di piccioni più bianchi della neve del Libano. Accetta questi poveri regali, disponi la mia casa, del mio bestiame delle mie foreste, delle mie ricchezze, di tutto ciò che abbiamo ma non chiedermi il mantello”.
La raccomandazione di Maria
Allora Giuseppe gli rispose: “Tieni con te con il mio Manto per il tempo utile. Vi ringrazio per le vostre offerte e i regali. E mentre i due si stavano congedando, Maria disse a loro: “Sappiate, buoni sposi, che Dio ha stabilito di benedire tutte quelle famiglie che si mettono sotto il Manto protettivo del mio Santo sposo. Non vi stupite per i prodigi operati; altri maggiori ne vedrete. Amate Giuseppe, servitelo, mettete il Manto, dividetelo con i vostri figli e sia questa la migliore eredità che lasciate loro nel mondo”.
Gli sposi mantennero fedelmente i consigli di Maria e furono sempre felici, come i loro figli e i figli dei loro figli, per tutte le generazioni.
Tale invito della Vergine, vale sempre, e risuona ancora oggi per ognuno di noi, come consiglio prezioso da mettere in pratica. Tanto più adesso che siamo entrati nel mese di marzo dedicato al grande santo Giuseppe, confidiamo nella sua potente protezione paterna, che mai delude.