Continua la violenza ai danni dei cristiani in Africa: al termine della messa di lunedì mattina un gruppo armato ha sparato sulla folla di fedeli che faceva ritorno a casa uccidendo 2 sacerdoti ed almeno 15 fedeli. L’attacco terroristico si è verificato, secondo quanto riferito dal sito ‘Il Sismografo’, all’esterno di una chiesa nel villaggio di Mbalom, nello stato centrale di Benue, in Nigeria. I fedeli erano attesi da un commando armato che, non appena li ha visti uscire, ha fatto fuoco sulla folla uccidendo tra gli altri i sacerdoti Joseph Gor e Felix Tyolaha.
La tragedia è stata confermata da padre Joseph Morapuu e dalla diocesi di Makurdi, la quale, in una nota ufficiale ha espresso le proprie condoglianze per le famiglie delle vittime ed ha denunciato l’instabilità della regione a causa dei dissidi tra i fulani, popolazione nomade di pastori, ed i coltivatori. L’azione terroristica, dunque, non sarebbe dovuta a ragioni religiose, ma a ragioni economiche e politiche.
Le tensioni tra pastori nomadi e coltivatori
Le tensioni tra i vari membri della popolazione di Mbalom sono legate alla continua espansione dei terreni coltivati. Per rispondere all’esigenza di esportazione dei prodotti terrieri, infatti, in questi anni gli spazi riservati alle coltivazioni sono cresciuti a dismisura andando ad intaccare territori che prima erano di esclusiva pertinenza dei pastori al fine di pascolare il gregge. La sottrazione di spazio al pascolo ha causato non pochi problemi a questi ultimi che si sono ritrovati con uno spazio insufficiente al benessere della mandria. Stando a quanto affermato dalla diocesi di Makurdi, quindi, il fondamentalismo religioso, che in Nigeria è rappresentato dai membri del Boko Haram, non sarebbe parte di questa violenza, poiché in zona simili fenomeni sono rari.
Luca Scapatello