Il pane che si tiene a tavola alla cena della Viglia di Natale ha un mistero che pochi conoscono, e il fatto straordinario che stiamo per raccontare, lo dimostra.
Avete mai provato a conservare il pane che sta a tavola la notte della Vigilia di Natale? Se si avrete assistito a qualcosa di straordinario. Da non credere vero? Invece si. Ma per capire occorre fare un passo indietro…
Il pane nel cristianesimo è importante. Ci sono tradizioni poco note e molto suggestive.
Betlemme significa “Casa del pane”. Perché si chiama così? Gli abitanti di questa piccola borgata di periferia erano prevalentemente agricoltori e allevatori. In particolare proliferavano i campi di grano e di orzo. Per questo, probabilmente, il villaggio è stato chiamato Bet-lehem, cioè, casa del pane.
Il significato del pane nel cristianesimo
Il pane in sé nel cristianesimo è ricco di simbolismo. Il chicco di grano una volta seminato, resta sottoterra per un certo tempo. Sembra morto, ma non è così poi germina e diventa spiga. Dunque è simbolo di rinascita. Ecco perché Gesù paragona sé stesso a un chicco di grano che per fare frutto deve morire. Ma c’è ancora di più.
Al cristiano non sfugge il legame tra il nome del luogo dove è nato Gesù e la materia che egli ha scelto per continuare ad essere presente in mezzo a noi: il pane eucaristico.
Gesù si è voluto porre nelle specie del pane che costa poco e si trova ovunque, affinché in ogni luogo si possa trovarlo e riceverlo. Del resto la stessa comunione si chiama pane celeste, perché siccome il pane terreno conserva la vita del corpo, così la comunione conserva la vita dell’anima.
Il pane è così importante che anche nell’osservare un digiuno rigido è ammesso nutrirsi con pane e acqua. È noto anche che è simbolo di riconciliazione e di comunione tra le persone come espressione della comunione con Dio e con i santi. Vedi il “pane di sant’Antonio” o il “pane di Santa Chiara”, solo per fare alcuni esempi. Ma c’è un mistero affascinante legato al pane e la notte di Natale.
Il pane della notte di Natale
C’è una credenza antica ma nota solo a pochi secondo la quale il pane che sta sulla tavola alla cena della Vigilia di Natale non marcirà mai. Sarà vero?
Un parroco del napoletano lo ha sperimentato. Era il 2013, anni di una feroce crisi economica. Molti lavoratori si sono trovati disoccupati dalla mattina alla sera. Oltre che frustrati, c’erano oggettive difficoltà a “portare il pane a casa”.
Una sua parrocchiana gli racconta che sua madre conservava un pezzetto di pane risalente all’ultima cena della Vigilia di Natale in cui il suo papà ha partecipato che, dunque, aveva più di cinquant’anni. Il motivo è che il pane che sta a tavola la notte di Natale non ammuffisce.
Egli pensò di far portare in processione all’offertorio, cinque panini e chiedere al Signore di non far mancare la Sua provvidenza al mondo intero, e in particolare alle famiglie della comunità parrocchiale a lui affidate. E così ha fatto.
Non colpisce solo che a poco a poco effettivamente le cose siano molto migliorate. Certo non sono diventate famiglie ricchissime, ma è tornato la serenità economica che avevano perso. I “padri di famiglia” si sono rialzati, hanno trovato lavori onesti e dignitosi. Ma ciò che stupisce ancora oggi è che quei panini sono integri, senza alcun segno di corruzione.
Il parroco in questione, Don Vincenzo ritiene che ciò significhi due cose. Primo che il Signore da continui segni della Sua presenza viva in mezzo a noi. Secondo, che Egli opera sempre con la sua provvidenza.
Due segni rilevanti
Pertanto custodisce gelosamente questi panini e da quella notte ogni anno nella Messa della notte di Natale li porta in processione per ricordare a tutti i fedeli che il Signore provvede a tutti noi.
La mamma della parrocchiana che ha ricordato al parroco questa tradizione, l’aveva imparata dal suo papà, uomo di grande fede e morto per le conseguenze della prigionia durante la Seconda guerra mondiale.
Come detto, conservava un pezzettino di pane dell’ultimo Natale vissuto insieme poi da quando si era sposata ogni anno metteva una fetta di pane al centro della tavola del cenone e lo conservava per tutto l’anno.
Il Natale successivo lo sostituiva con la fetta nuova per ricordare ai figli che Dio si prende cura di noi e di anno in anno le tradizioni di Natale non sono qualcosa di statico e ripetitivo, ma sono espressione del Mistero di Dio che rinnova le nostre vite. Impariamo dalla sapienza popolare!