Il culto dei morti per conservarne la memoria, è insito nell’animo umano sin dalle sue origini. E in Italia, è stato fatto un importante ritrovamento di una bimba che ha permesso anche una speciale ricerca.
Una bambina sepolta e, a perenne suo ricordo, anche un particolare corredo postole. Il suo nome? È particolare come e il luogo dove è stata ritrovata.
Accompagnare i defunti nell’aldilà
Seppellire ai morti è una delle principali opere di misericordia. Siamo abituati ad andare al cimitero a trovare i nostri cari defunti e a pregare ogni giorno per loro, perché il Signore li accolga in Paradiso. E lo facciamo perché la nostra fede è salda e perché abbiamo avuto un insegnamento tale da comprenderne l’importanza, sia a livello spirituale che umano.
Ma gli uomini primitivi la pensavano allo stesso modo? Forse sì. Una particolare scoperta è stata fatta, da un gruppo di studiosi, in Liguria. Una bambina, di poco meno di 50 giorni di vita, è stata trovata sepolta in una grotta. Sono passati più di 10000 anni, ma la sua tomba è lì. È stata sepolta con un corredo di perline di conchiglie, ciondoli e un artiglio di gufo reale.
È la più antica sepoltura di una neonata presente in Europa. “E’ un ritrovamento unico del suo genere […] Una sepoltura che rappresenta un grande impegno di risorse, mai osservato prima per una neonata, da parte della comunità a cui apparteneva, ossia un gruppo di cacciatori-raccoglitori” – ha raccontato, in un’intervista all’Ansa, Stefano Benazzi, studioso dell’Università di Bologna che, insieme a Fabio Negrino, dell’Università di Genova e Marco Peresani dell’Università di Ferrara, hanno coordinato la ricerca, pubblicata, poi, anche su “Scientific Reports”.
La piccola sepolta 10mila anni fa: come è stata ritrovata
Uno studio, e scavi portati avanti in più step, a partire dal 2017, hanno portato poi alla luce il corpicino, seppur frammentato, di questa neonata, ben interrato e con tanti ornamenti. 60 perline in conchiglie forate forse cucite sul suo abito, quattro ciondoli, ricavati da frammenti di bivalvi, e l’artiglio di gufo reale.
Ornamenti che mostrano il loro esser consumati ma, anche, come fossero stati indossati per lungo tempo dai membri del gruppo e, poi, impiegati per abbellire la veste della piccola.
Tutto questo ci porta a comprendere come, accanto al dolore per la perdita, in questo caso, di una bambina così piccola, ci sia anche la volontà quasi di accompagnarla idealmente per mano verso un aldilà che non si conosce, ma sempre ben vestita come lo era nella vita terrena.
“Il ritrovamento ci permette di indagare un eccezionale rito funerario della prima fase del Mesolitico, un’epoca di cui sono note poche sepolture, e testimonia come tutti i membri della comunità, anche piccole neonate, erano riconosciuti come persone a pieno titolo e godevano in apparenza di un trattamento egualitario” – ha spiegato, sempre all’Ansa, il dottor Benazzi.
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Neve: perché è stata chiamata così
La grotta è una cavità lunga, dalla forma a capanna, e si trova nel comune ligure di Erli, nella val Neva, nell’entroterra di Albenga, in provincia di Savona. Il nome “Neve” le è stato dato dai ricercatori. Lo studio ha visto coinvolte anche delle Università degli Stati Uniti, del Canada e della Germania e attraverso particolari tecniche di analisi, né emerso che la piccola aveva intorno ai 50 giorni di vita quando è morta e che la sua mamma si cibava anche di carne ma avesse subito una serie di stress. Una probabile carenza di cibo potrebbe aver influito sul regolare sviluppo del feto.
Come sia morta la piccola ancora non ci è dato saperlo. Ma gli studi proseguono, anche per capire se, in quella stessa grotta, siano custoditi altri corpi.
Una degna sepoltura per una piccola che, chissà se lo sapeva, avrebbe lasciato il segno anche dopo secoli e secoli.
Fonte: ansa.it
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